Messina, criticità del Centro unico di prenotazione - QdS

Messina, criticità del Centro unico di prenotazione

Messina, criticità del Centro unico di prenotazione

giovedì 27 Febbraio 2020

Gli utenti hanno segnalato numerosi disservizi e chiesto un intervento alle istituzioni competenti. L’Azienda sanitaria provinciale punta il dito contro il passaggio di consegne nella gestione

MESSINA – Dai gruppi politici ai sindacati, dalle associazioni dei consumatori a Cittadinanzattiva è un coro di proteste per i disservizi provocati all’utenza dal pessimo funzionamento del Cup.

I malumori non si sono placati neppure dopo l’intervento del direttore generale dell’Asp di Messina Paolo La Paglia, che ha precisato come il Centro unico di prenotazione provinciale sia gestito “da società autonome che nulla hanno a che vedere con l’Azienda sanitaria”.

“In questo momento – ha sottolineato il manager – sta avvenendo il passaggio dalla vecchia gestione alla nuova ditta vincitrice dell’appalto, una procedura gestita tecnicamente dal Policlinico. Questo non esime certamente l’Asp, insieme al Papardo, all’Ircss Bonino Pulejo e al Policlinico, dal prendere i provvedimenti del caso già inoltrati a chi di dovere per i disservizi patiti dai cittadini”.

Una situazione però paradossale, secondo chi protesta, in cui si demanda la responsabilità a dei privati che comunque svolgono un servizio, affidato tramite appalto, da un Ente pubblico che ha il potere di controllo nei confronti di chi non rispetta i termini di un contratto stipulato. “I vertici dell’Asp – hanno affermato i rappresentanti di Confconsumatori e Konsumer – nulla hanno fatto finora per trovare soluzioni a una disfunzione che si trascina ormai da tempo e non ammette alcuna giustificazione, né di carattere tecnico né amministrativo”.

La gestione tecnica, viene ribadito, è del Policlinico, ma lo stesso direttore generale Giuseppe La Ganga, alcuni giorni fa, si è unito al coro di proteste per la situazione che si è venuta a creare e sulla quale, sembra, non essere riuscito a incidere malgrado i solleciti. Ma le conseguenze del complicato passaggio di consegne tra l’azienda che ha gestito il servizio, la Radio call service, e la cooperativa Asso, aggiudicataria del nuovo bando, coinvolgono non soltanto gli utenti che devono accedere alle prestazioni mediche, ma anche i lavoratori che dovrebbero passare al nuovo gestore. E l’origine di tutto è forse questo mancato accordo sui dipendenti.

I deputati regionali del M5s Antonio De Luca, che è anche componente della Commissione Salute di palazzo dei Normanni, e Valentina Zafarana, hanno chiesto al presidente della VI Commissione dell’Ars un’audizione per fare luce sul mancato funzionamento del servizio e sui disagi per l’utenza, ma anche sul rispetto della clausola sociale nel passaggio di consegne tra le due aziende. “La vicenda – ha detto Antonio De Luca – rischia di diventare esplosiva, sia per i pazienti, costretti a lunghe attese al telefono, sia per i lavoratori, il cui destino è incerto. Sembrerebbe che la cooperativa che si è aggiudicata il bando non stia rispettando la clausola sociale a tutela dei lavoratori. Inoltre, pare anche che agli operatori che passeranno alle dipendenze della nuova azienda potrebbe non essere applicato il contratto del settore telecomunicazioni ma di altro tipo, con notevoli ripercussioni in busta paga e sul piano delle tutele previdenziali”.

Una presa di posizione dura è arrivata anche da Cittadinanzattiva e dal segretario del sindacato dei pensionati della Cgil, Gaetano Santagati, che ha chiesto un incontro con il direttore generale dell’Asp per “verificare le possibili iniziative da adottare per superare le situazioni di grave disagio”. Per Santagati, le criticità non riguardano solo il Cup ma anche gli sportelli, come quello per la sostituzione del medico di famiglia, dove si è costretti a estenuanti file. Per i rappresentanti sindacali il protrarsi nel tempo di tali situazioni non può trovare più alcuna giustificazione e richiede quindi interventi immediati. Chiesto un servizio certo, continuativo, facile e raggiungibile, che tenga conto delle persone con età superiore a sessant’anni, non sempre autonome e autosufficienti, che a Messina rappresentano oltre il 25 per cento della popolazione.

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