Messina Denaro, Maria Falcone su audio choc "Ho provato disgusto" - QdS

Messina Denaro, Maria Falcone su audio choc “Ho provato disgusto”

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Messina Denaro, Maria Falcone su audio choc “Ho provato disgusto”

Redazione  |
lunedì 06 Febbraio 2023

La sorella del magistrato non pensa che Messina Denaro collaborerà: "Resterà fedele alla sua identità fino alla fine"

“Ho provato un profondo disgusto. Ovviamente per me non è nulla di nuovo: so bene di che razza di criminale sanguinario parliamo, ma non nascondo che il tono carico di violenza che ha usato mi ha creato molto disagio. Superato il fastidio, però, ho fatto una considerazione: il re ora è finalmente nudo. Mi spiego: per settimane Messina Denaro, su diversi media, è stato raccontato come un latin lover di provincia e non come l’assassino stragista che è. Ho letto pure che in molti sono corsi a comprare giacconi simili a quelli che indossava il giorno dell’arresto, quasi a ritenerlo un personaggio da emulare. Ecco, spero che quest’audio così orribile serva a togliere dubbi a chi ne ha e a riportare tutti alla realtà”. Lo afferma Maria Falcone, sorella di Giovanni, il magistrato assassinato da Cosa nostra 30 anni fa, commentando in un’intervista al ‘Corriere della Sera’, gli audio choc di Matteo Messina Denaro riferiti al ricordo della strage di Capaci.

La sorella del magistrato: “Non penso che Messina Denaro collaborerà”

Maria Falcone non pensa che Messina Denaro collaborerà: “Penso che sia così profondamente permeato dalla subcultura mafiosa che non farà mai questo passo. Un po’ come Riina e Provenzano, che sono stati poi i suoi alleati e i suoi modelli. Messina Denaro resterà fedele alla sua identità fino alla fine. Poi basta sentirlo parlare per rendersi conto che nessun ravvedimento è possibile”.

“Battaglia culturale unica strada per vincere definitivamente questa guerra”

La sorella del magistrato ricorda che “tempo fa un mafioso intercettato invitava una amica a non mandare la figlia alle cerimonie. Questa per me è un’ulteriore prova dell’importanza del lavoro che tante associazioni antimafia fanno, specie con i giovani. La battaglia culturale è l’unica strada per vincere definitivamente questa guerra. E la mafia lo sa. Per questo non dobbiamo fermarci. I magistrati e le forze dell’ordine fanno la loro parte. Noi dobbiamo fare la nostra”.

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