Messina, strutture per dare aiuto ai giovani in difficoltà - QdS

Messina, strutture per dare aiuto ai giovani in difficoltà

Lina Bruno

Messina, strutture per dare aiuto ai giovani in difficoltà

martedì 13 Ottobre 2020

Riflettori puntati sui ragazzi in carico agli uffici di Servizio sociale della Giustizia minorile. Sul territorio non esistono luoghi per supportare chi si trova affetto da disturbi psichici

MESSINA – I ragazzi in carico agli Uffici di Servizio sociale della Giustizia minorile sono in aumento in Sicilia e c’è un trend in crescita che viene evidenziato anche a Messina. Sono minori ma anche giovani adulti che hanno commesso dei reati (furti, rapine, spaccio di sostanze stupefacenti, lesioni personali) e devono essere inseriti in un percorso rieducativo così come previsto dal nostro sistema giudiziario.

Non sempre però il territorio ha risposte adeguate a tutte le situazioni, così mentre abbiamo sparsi per la provincia di Messina tredici tra comunità alloggio per minori (legge 22/86) e gruppi appartamento per giovani fino a 24 anni (328/2000) (sei nella città capoluogo), non c’è nessuna struttura per chi ha disturbi psichiatrici.

Una carenza di attenzione al problema si registra anche a livello regionale, tanto che il Centro Giustizia minorile della Regione Sicilia ha stilato a febbraio un documento che ha sottoposto a tulle le Amministrazioni comunali, ai Tribunali, alle Procure, ai Garanti per l’infanzia. Nel protocollo si sollecita un impegno ad attrezzare i territori di comunità, le cosiddette Cta, in grado di affrontare, con percorsi riabilitativi personalizzati, il disagio psichico di minori entrati nel circuito giudiziario.

“Ho sottoscritto il documento – dice Angelo Fabio Costantino, garante per l’infanzia del Comune di Messina – chiedendo un’integrazione insieme alla Procura minorile, per i ragazzi non soltanto del circuito penale ma anche civile. Mi piacerebbe che Messina aderisse come Comune a questa iniziativa”.

Quali sarebbero le ricadute? “L’obiettivo da raggiungere – spiega – è quello di fondare una comunità per minori con disagio psichico a Messina o comunque nel distretto della sua Corte d’Appello. I nostri ragazzi che commettono reati purtroppo o non riescono a trovare posto nelle Cta in Regione, una nel catanese l’altra nel siracusano, perché sature e quindi non possono essere curati oppure quando il posto c’è devono allontanarsi dal proprio territorio e dalla propria famiglia. Nel corso dei lavori della VII Commissione consiliare si è deciso di fare un documento, un atto di indirizzo per l’Amministrazione comunale, con la richiesta di adesione a questo protocollo e di partecipazione al tavolo interistituzionale che si dovrebbe svolgere nei prossimi mesi a Palermo. La città e i ragazzi hanno bisogno di questa struttura specializzata per essere meglio sostenuti e curati, vicino al loro luogo di residenza ed avere nuove occasioni di crescita”.

In Sicilia oltre le due Cta ci sono, secondo l’elenco suddiviso per Regioni aggiornato a luglio 2020 del ministero della Giustizia, quattro comunità alloggio per minori con disabilità o disagio psichico, due a Licata (Agrigento), una a Termini Imerese (Palermo) e una a Sommatino (Caltanissetta). Ma sono le Cta che dovrebbero avere le professionalità idonee a curare e riabilitare.

“I servizi e le strutture sociosanitarie – spiega Dino Bramanti, presidente della VII Commissione consiliare – si trovano spesso a non avere risposte in tema di emergenza psichiatrica in età evolutiva. Questo a causa di varie lacune del sistema quali la carenza di strutture socio-educative destinate ad adolescenti di età compresa tra i 16 e i 21 anni o la necessità di un intervento sanitario per un inquadramento diagnostico precoce e di un progetto terapeutico da effettuarsi presso strutture sanitarie (Centri diurni e Comunità terapeutiche) o socio-educative assenti sul territorio. Tutto ciò rende, di fatto, difficile l’applicazione di misure penali diverse dalla detenzione, previste dal Processo penale minorile, per quei minori in carico ai Servizi della Giustizia minorile in cui la presenza di una problematica psicopatologica si associa ala commissione di un reato, con la conseguenza di dover ricorrere a strutture non idonee o dislocate in altre regioni”.

È per questo, secondo Bramanti, che la VII Commissione ha deciso di puntare i riflettori su questo tema per troppo tempo taciuto.

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