Approvato in Consiglio comunale il Piano tariffario con un aumento di oltre due milioni di euro. Gli onesti pagheranno sempre di più, ma due cittadini su tre non risultano in regola
MESSINA – Il tributo, secondo le promesse, doveva essere ridotto del 30%, ma nel 2021 i messinesi pagheranno una Tari più cara, tra le più alte d’Italia. Non ci saranno agevolazioni per le fasce più deboli, seppur in presenza di uno sconto per chi conferisce nelle isole ecologiche. Il Consiglio comunale non è riuscito a fare di meglio per alleggerire l’impatto che la tassa avrà soprattutto su chi è in una situazione di disagio economico.
Il Piano tariffario approvato in Aula passa da 46 milioni e trecentomila euro del 2019 a circa 48 milioni e mezzo. Nella delibera si legge che “l’incremento di due milioni e 112 mila euro “verrebbe coperto senza necessità di variare le tariffe in vigore dal 2019, grazie all’incremento della platea dei contribuenti”. Allo stesso tempo però viene evidenziato che “per coprire l’aumento del costo delle agevolazioni causate dall’aumento della parte variabile del tributo, diviene opportuno deliberare un aumento almeno dell’1%”.
Le voci che più incidono sull’andamento finanziario di MessinaServizi sono quelle per il personale e dello smaltimento dei rifiuti, che avviene in regime di convenzione con la Sicula Trasporti, gestore della discarica di Lentini. Nel piano finanziario del 2019, per i costi del personale era prevista una riduzione nel triennio: dai 25 milioni e 108 mila euro del 2019 ai 22 milioni 937 mila del 2021. Il costo del conferimento e smaltimento in discarica è rimasto uguale tra il 2019 e il 2020, all’incirca dieci milioni e mezzo. Questo nonostante il fatto che con l’aumento della differenziata porta a porta (31,20% al 31 luglio, secondo MessinaServizi, contro il 23,22% del 2019) la spazzatura da conferire in discarica dovrebbe essere diminuita, così come i viaggi verso Lentini. C’è però un alto tasso di evasione e quattro milioni di fondo per crediti di dubbia esigibilità (prescrizione o solleciti e cartelle esattoriali ignorati).
“L’unica soluzione per far fronte ai costi e alle spese di gestione – sostiene Pippo Fusco, consigliere comunale M5s – è la lotta all’evasione, con il recupero delle tasse non pagate, dato che due cittadini su tre non risultano in regola, senza considerare quelli nemmeno censiti. La gente continua a pagare sempre di più (in media 419 euro a famiglia) e si chiede che fine abbia fatto il progetto ‘utenti fantasma’”.
Critiche sono arrivate anche da Cambiamo Messina dal basso. “Ciò che colpisce – hanno sottolineato – è che, nonostante un dichiarato aumento della raccolta differenziata e un aumento del personale (da 508 a 588 unità) i costi di smaltimento in discarica sono aumentati e i costi del personale sono rimasti quasi simili. Non vorremmo che tutto ciò sia dovuto al fatto che una parte di ciò che viene raccolto in maniera differenziata in realtà finisce in discarica e che i costi del personale sono lievitati per via della previsione del premio di risultato, pagato impropriamente in Tari dai cittadini ma non versato ai lavoratori. Se quei soldi non sono stati spesi andavano restituiti ai cittadini”.
I consiglieri del Pd, con il sostegno di 5 stelle e pezzi del centrodestra, hanno fatto approvare un correttivo che prevede un abbattimento della tariffa del 35% per gli utenti che conferiscono nelle Isole ecologiche. Non è passato in Aula, invece, l’emendamento proposto sempre da Pd e pentastellati per stanziare ottocentomila euro, da destinare a sgravi tariffari per le famiglie indigenti. L’emendamento sarebbe stato respinto perché non si sarebbe arrivati in tempo a rimodulare il Piano economico e finanziario della Tari, in scadenza alla mezzanotte di mercoledì.
Il gruppo consiliare del Pd (Antonella Russo, Felice Calabrò, Gaetano Gennaro e Alessandro Russo) crede, tuttavia, che si sarebbe potuto fare di più e meglio. “Una tale motivazione – sottolineano – logica dal punto di vista amministrativo, non regge sotto il profilo politico. Non è giustificabile, infatti, l’operato dell’Amministrazione che con una scelta ben precisa ha deciso a priori di non prevedere degli sgravi per le fasce più deboli”.