L'Ong chiede azione per un dramma che si consuma spesso nell'indifferenza generale e sotto lo sguardo di una politica "assente, impotente o addirittura ostile".
Navi di carta nelle fontane di Roma: è la manifestazione pacifica di Sos Mediterranee per invitare autorità e cittadini a non girarsi dall’altra parte di fronte alla necessità di soccorrere le migliaia di migranti che attraversano il Mediterraneo.
Il tema migratorio, che in estate si sposta sempre più al centro del dibattito pubblico (specialmente con le elezioni europee in arrivo), continua a essere oggetto di discussione. Questa volta, però, le Ong “colpite” dai più recenti decreti del Governo in temi di migranti rispondono con un gesto simbolico e attirano così l’attenzione di chi attraversa le strade e i monumenti romani.
Sos Mediterranee, le navi di carta nelle fontane di Roma
Questa mattina all’alba sono comparse in alcune importanti fontane di Roma e nel Tevere delle barche di carta formato gigante: l’azione, compiuta dagli attivisti di SOS Mediterranee Italia, mira a sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto accade ogni giorno nel Mediterraneo centrale, “sotto gli occhi di una politica spesso assente, impotente o addirittura ostile”, si legge in un comunicato dell’Ong.
La petizione
L’iniziativa di Sos Mediterranee sostiene la petizione – firmata da oltre 10.000 persone – chiamata “Io non sto a guardare”, che mira a chiedere un cambio di rotta sulle politiche di soccorso in mare.
“È arrivato il momento che l’Europa si assuma la responsabilità di affrontare la questione della rotta migratoria più letale del mondo, dove ogni anno muoiono migliaia di persone innocenti. Criminalizzare e ostacolare chi cerca di salvare vite è inaccettabile e offensivo”, si legge nel testo.
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“Sos Mediterranee chiede lo stop alla criminalizzazione delle Ong del soccorso in mare, il rispetto del diritto marittimo internazionale e delle convenzioni umanitarie nel Mediterraneo centrale e l’allocazione dei fondi destinati alla gestione dei flussi migratori a supporto dell’attività di ricerca e soccorso in mare”, dichiara una delle attiviste dell’Ong.
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