Dalla grandezza degli imperi alla crisi nera: il commento sulla fase critica dell'Europa.
Una vergine eterea giocava sulla spiaggia di Tiro in Fenicia con le sue amiche. D’improvviso un toro bianco dal pelo lucente la rapisce, i soliti trucchi di Zeus. La porta a Creta le fa procreare due figli tra cui Minosse, che divenne re, quello del labirinto del Minotauro. Ed è proprio in un labirinto mortale, che la non più vergine – è al secondo mandato – Von der Leyen e la sua Europa dopo migliaia di anni di distanza dal mito sembrano essersi cacciati.
Da un lato il pretendente riottoso Trump gli intima riarmi e ribaltamenti della bilancia commerciale, dall’altra un toro russo, bianco, come la bandiera imperiale, e lucido per spietata strategia la vuole insidiare, non tanto per depredarla – non ha abbastanza uomini e mezzi -, ma per fecondarla con il suo seme culturale, come già voleva lo Zar Ivan il Terribile nella sua terza Roma.
Europa nella cultura ellenistica era la metafora dell’incontro tra Oriente, la fanciulla fenicia, e l’Occidente di cultura prima greca e poi romana. L’impero prima Macedone e poi Augusto sono all’insegna di questo incontro. L’Europa continentale è di fatto romana e successivamente cristiana. Poi a partire dall’avvento ugrofinnico vichingo a Nord e islamico a Sud il mondo conosciuto entra in crisi, tra due forze combattive e laceranti fino a Lepanto, che ha segnato la fine delle alleanze cristiane e l’inizio degli egoismi nazionalistici fino alle tragedie del Novecento. Oggi la nuova, rispetto ai millenni, alleanza occidentale, la NATO, ha ripreso, esclusivamente, la visione artica, dalla Groenlandia al Baltico, individuando il nemico orientale in una Russia che al tempo degli Zar era un caposaldo occidentale, con matrimoni ed intrecci nelle grandi famiglie europee.
Quanto all’Europa del mito, oggi produce politicamente e culturalmente solo una linea da Nord del mondo, dimenticando totalmente, Gaza docet, il parallelo Sud, quello mediterraneo del 35°, che da Lampedusa taglia il Mediterraneo e l’Africa, l’unica vera frontiera di sviluppo demografico sostenibile. Europa, rapita dal suo mondo originario e da quello adottivo, dal suo ancoraggio mediterraneo di scambi e incontri, piange, persa in un labirinto di ignoranza e materialismo, senza ancora un Teseo e un filo di Arianna che riannodino la Storia spezzata.