L'ex governatore della Regione Siciliana si scaglia contro l'ex premier e critica la misura del Reddito di Cittadinanza.
Il ministro per la Protezione civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci, si scaglia contro il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte.
L’ex governatore della Regione Siciliana, intervenuto alla festa per i dieci anni di Fratelli d’Italia, ha definito l’ex premier “un borghese piccolo piccolo: è stato prescelto a fare il capo del Governo proprio perché serviva un moderato, borghese, rassicurante, ed è stato individuato nella migliore espressione che potesse offrire il M5S”.
Musumeci: “Fare l’agitatore è parte teatrante”
“Fare il Masaniello e l’agitatore – ha aggiunto Musumeci – è una parte teatrante che non può reggere a lungo, una mistificazione portata avanti sulla pelle di milioni di italiani che obiettivamente soffrono e vivono la povertà”.
“Dobbiamo non solo denunciare la mistificazione ma indicare gli strumenti perché la destra non appaia come il partito nemico della povertà: essere poveri non è una vergogna. Il tema serio – ha detto – è come ci poniamo di fronte al presupposto sul quale è nato il Reddito di Cittadinanza“.
“Noi riteniamo che l’intervento dello Stato a sostegno delle famiglie in oggettive e irrevocabili condizioni di disagio debba essere necessario, lo Stato ha il dovere di sostenere i nuclei familiari che vivono in condizioni di irrevocabile disagio. Noi siamo per sostenere chi non può lavorare“.
“Giovani non possono essere mendicanti dello Stato”
“C’è poi un’altra fascia di italiani abile al lavoro. Un giovane abile e in età lavorativa – ha proseguito Musumeci – non può essere condannato a restare per tutta la vita un mendicante nei confronti dello Stato, a un ragazzo al quale non insegniamo a lavorare abbiamo negato il diritto al futuro”.
“Lo Stato deve preparare il giovane al mondo del lavoro: serve abilità professionale. La sfida è formare giovani, riattivare un meccanismo di politiche attive al lavoro, evitare di creare nuovo precariato, smettendo di demonizzare il lavoro manuale”.
“La povertà deve essere sconfitta sul terreno dell’inserimento nel mondo del lavoro e per farlo serve avere un’abilità professionale, con un nuovo sistema educativo e formativo: la scuola deve tornare a parlare con la fabbrica e l’impresa”, ha concluso.