Zelensky ha dichiarato che se l’Ucraina entrasse nella NATO lui si dimetterebbe. Fin qua è stato aiutato politicamente e finanziariamente, oltre che con forniture militari, dai Paesi europei ancor più che dagli USA. Ma a lui interessa la NATO, l’alleanza difensiva, a volte, Atlantica. Perché l’UE è una potenza, o meglio lo era, politica ed economica, ma con troppi vincoli burocratici, legalitari e democratici. Vedi separazione dei poteri, trasparenza, diritti civili, autonomia della magistratura e tanti altri.
E a Zelensky, che ha eliminato dai ruoli via via tutti gli oppositori, nelle Forze Armate come nelle forze politiche, e anche in parte della magistratura, avere di questi problemi non serve. A lui interessano armi ed eserciti. Siamo in un conflitto e la sua, nonostante non sia un militare ma un ex comico, è esclusivamente una visione militare delle cose. Vuole la NATO al confine con la Russia.
Ma la sua è una conduzione particolare o da sempre c’è una faida, quindi una dimensione culturale e sociale, tra ucraini e russi? È storia la mobilitazione di 80.000 ucraini nella divisione SS Galizia che combatté i sovietici e i partigiani ucraini passati con l’Armata rossa, o i 7 battaglioni della Schutzmannschaft orientale, utilizzati in funzioni di polizia e rappresaglia, e di forze armate dei campi di concentramento, non solo contro gli ebrei ucraini ma contro i prigionieri russi. Quindi l’antagonismo, dopo secoli di impero russo, e l’annessione, sotto forma di repubblica sovietica, è assolutamente prevalente tra ucraini e russi, e queste fatti della storia, come Babij Yar o Katyn, non si dimenticano e ritornano come un reflusso gastrico, tra popoli, narrazioni, massacri reciproci.
Questo antagonismo si nutre di uso della forza e di armi, per cui a Zelensky e all’attuale regime ucraino di sospensione democratica, causa conflitto, non può interessare una imbelle e senza esercito Unione Europea, ma la NATO a trazione americana. Da cui lo scambio già iniziato con l’amministrazione Trump sulle terre rare ucraine, vera materia strategica del conflitto.
Se gli Usa forniranno i Patriot a lungo raggio Zelensky concederà il prezzo pattuito, oltre che drammaticamente la sua testa. Solo che questa opzione – come è chiaro a tutti gli addetti ai lavori – non produce un negoziato con i russi che a nessun costo vogliono i Patriot americani al loro confine. La trattativa di scambi, geopolitici e commerciali è solo iniziata ma a nessuno interessa la pace in quanto tale, ma un risultato quantificabile, in termini politici, militari ed economici. È il duro gioco della guerra, e quando il gioco si fa duro, centinaia di migliaia di morti, milioni di sfollati, i duri cominciano a giocare. Può il comico Zelensky ritenersi un duro? O sarà solo il capro espiatorio tra Trump e Putin?

