Non c’è fallimento imparando dagli errori - QdS

Non c’è fallimento imparando dagli errori

Carlo Alberto Tregua

Non c’è fallimento imparando dagli errori

venerdì 14 Maggio 2021

Una strada piena di curve e ostacoli insegna l’arte di vivere. Traducendo, bisogna augurarsi di incontrare nella propria vita poche difficoltà, anche se esse arrivano quando meno ce lo aspettiamo ed anche di dimensioni rilevanti.
L’importante è adottare la cosiddetta “regola del cassetto”. Significa che quando arriva qualche evento contrario bisogna allungare i palmi delle mani, come se fossero un cassetto, bloccare all’esterno la difficoltà pervenuta che poi in un momento successivo si comincia ad esaminare, ritirando il palmo della mano e mettendola all’ordine del giorno. Con questo metodo si evita l’ingorgo e l’affastellamento di fatti ed eventi che ci possono confondere.
Vista la regola, ci sono ovviamente le eccezioni determinate dall’urgenza, dalla gravità e da altre circostanze che inducono a valutare la difficoltà che ci arriva sulla testa con una tempistica diversa.
è sempre una questione di metodo e di ordine mentale, necessari per capire come fare senza farsi sommergere.

Ovviamente strada facendo, commettiamo errori di ogni tipo, piccoli e grandi. Ma essi non devono condurci al fallimento, piuttosto alla loro comprensione, in modo da evitarli successivamente.
Il vecchio detto recita “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”. Il senso è chiaro perché solo chi non usa il proprio intelletto (quando ce l’ha) ricade negli stessi errori che ha già compiuto.
Inoltre, l’errore che ci ha causato qualche danno non deve essere considerato come un’afflizione, bensì una opportunità di crescita, che appunto arriva se si ribalta e si fa diventare una meta da raggiungere.
Chi si comporta in questa maniera non è una persona speciale perché deve ricordare la vecchia frase: “Le persone normali lasciano il segno, le persone speciali lasciano un sogno”.

Siccome siamo tutte persone normali, se operiamo bene, con criterio, con obiettività e con serenità riusciamo a trovare le soluzioni alle difficoltà che capitano e con esse la forza di proseguire su una continua strada di crescita morale e culturale.
Ovviamente dobbiamo essere disponibili ad accettare gli errori e a cambiare i comportamenti che li hanno generati, in modo da non commetterli più.
Fanno molto male quei dirigenti, pubblici e privati che rimproverano, talvolta anche aspramente, i loro collaboratori quando questi commettono degli errori, anziché discutere con loro le cause di tali errori, in modo da evitarli successivamente.
Nella vita, inoltre, bisogna avere anche entusiasmo ed essere positivi in quanto conseguenza della consapevolezza che essa è relativamente breve e che va vissuta il più intensamente possibile. Ma l’entusiasmo non si compra al mercato. Però lo possiamo produrre al nostro interno, solo se lo vogliamo.
In primo luogo, non bisogna avere paura e neanche paura della paura, anche se essa è necessaria per diventare coraggiosi.
In secondo luogo, occorre che ogni cosa sia al suo posto e, d’altro canto, vi sia un posto per ogni cosa.

Dunque, non c’è mai fallimento quando si impara dagli errori. Purtroppo però, il comportamento della gente è opposto perché non solo non impara dagli errori, ma si affligge quando il fallimento la colpisce.
Ribadiamo che ognuno di noi ha le risorse mentali per far fronte a quello che può capitare, però si deve addestrare e deve avere una grande forza di volontà per acquisire tutti gli strumenti mentali occorrenti.
In questo quadro, occorre avere memoria del passato, non solo di quello personale ma della stessa umanità. Come fare? Risposta semplice: leggere, leggere, leggere perché i libri sono “Testimoni del passato” come affermava Jorge Luis Borges (1899-1986).

È d’altra parte vero che la storia non insegna perché la persona umana è per sua natura fallace e tende a ripetere gli errori che altri hanno già compiuto.
Qualcuno ritiene che vi sia sempre bisogno del nuovo, qualche altro del vecchio. La verità sta in mezzo perché ciò che è stato può servirci sempre a guardare avanti, purché vi sia ottimismo.

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