Invocano tregua, nessuno la vuole
Tutti invocano la Pace, ma pochi capiscono che non è alimentando la guerra che essa si ottiene. Quanto precede è talmente banale che solo gli ottusi non lo capiscono o non lo vogliono capire.
Uno di questi è il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, il quale ha obbedito come un cagnolino alle indicazioni del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e ha esclamato con voce tonante: “Vinceremo la guerra e cacceremo i russi dal nostro territorio”.
Pura stoltezza, perché la Pace non potrà mai essere ottenuta con questa premessa, mentre questo comportamento favorisce chi invoca la guerra, cioé i costruttori di armi, i produttori di energia e i finanziatori di questo assurdo conflitto. Intendiamoci, ferma ed esecrabile condanna nei confronti di Putin perché ha invaso quel territorio, ma ciò non impedisce di restare con i piedi a terra e cercare di individuare quale possa essere la possibile Pace, che potrebbe anche non essere giusta.
Il dato più terrificante di questa situazione è lo stato di enorme difficoltà in cui si trova il popolo ucraino, metà del quale non vive più, non ha reti elettriche e idriche, non ha fognature funzionanti, non lavora e non ha una vita normale. Al riguardo, da alcune fonti purtroppo non verificabile, perviene la richiesta a Zelensky di indire un referendum, per sapere se il popolo ucraino vuole continuare la guerra o la vuole far cessare a qualunque costo. Sembra che costui sia atterrito da tale ipotesi, perché intuisce che il referendum lo metterebbe nell’angolo, per cui sarebbe costretto a scappare, in quanto quel popolo non accetta più di vedere morire i propri figli inutilmente. Ma vi è un’altra questione che sta intervenendo in questa assurda guerra e cioé che la debolezza di Sleepy Joe sta portando a un forte rallentamento delle forniture di armi e danaro e quindi sostanzialmente di quell’inizio di processo che fa capire allo stesso Zelensky come gli Usa lo stiano abbandonando.
Peraltro, dobbiamo annotare che la neocandidata democratica alla presidenza degli Usa, Kamala Harris, ancora non si è pronunziata sulla guerra russo-ucraina, mentre l’ha fatto il candidato repubblicano, Donald Trump.
Quest’ultimo ha detto con grande chiarezza che se sarà eletto il prossimo 5 novembre, chiuderà quella guerra in un giorno. E come potrebbe chiuderla in un giorno se non avendo un rapporto diretto con Putin per stabilire quale parte del territorio conquistato rimanga alla Russia e quale altro all’Ucraina?
Quindi, per un verso o per l’altro, la situazione si può ritenere ormai cristallizzata e i territori restituiti possono essere solo una minima parte.
Per ragioni di equità non possiamo non notare una forte differenza di valutazione dell’Occidente riguardo a una questione analoga e cioé quando molti cittadini israeliani hanno invaso le alture del Golan, cioé un territorio che non apparteneva a Israele, debordando di fatto i propri confini.
Nessuno ha parlato di questa occupazione abusiva, anzi hanno quasi giustificato Israele per questa invasione. Non si capisce la posizione inversa dell’Occidente per la stessa situazione accaduta in Ucraina.
In questo quadro, l’Unione europea ha avuto enormi danni dall’essersi accodata agli Stati Uniti, a cominciare dall’inflazione del venti per cento in tre anni dovuta in parte al Covid, ma soprattutto alla crisi energetica.
Infatti, quando la Russia ha chiuso i rubinetti del petrolio, l’Italia è stata costretta a comprarlo in Algeria a un prezzo triplicato. Non solo, ma le sanzioni hanno tagliato una parte dei rapporti economici fra Europa e Russia, ove invece l’arretratezza avrebbe consentito di sviluppare un business notevole.
A ogni modo, cosa fatta capo ha, però far perdurare questo stato di guerra è un comportamento irresponsabile. Essa non va più alimentata con le armi, mentre, giustamente, il popolo ucraino va sostenuto finanziariamente, nonché con viveri e altri mezzi necessari di sussistenza.
Attendiamo che la candidata democratica Harris ci dica la sua posizione in ordine alla guerra in oggetto, per avere un quadro completo della situazione.