Non sono curioso, ma sono curioso - QdS

Non sono curioso, ma sono curioso

Carlo Alberto Tregua

Non sono curioso, ma sono curioso

venerdì 13 Gennaio 2023

Normalmente la gente è curiosa nel senso che le piace sapere i fatti degli altri.
Celebre è la commedia di Carlo Goldoni “Le baruffe chiozzotte”, in cui il chiacchiericcio dei cortili serviva per mettere a nudo i comportamenti più o meno edificanti di tutti gli abitanti. Cosicché, nessuno sapeva niente, ma tutti sapevano tutto.

Spesso tale tipo di curiosità diventa morbosa, perché pochi sono capaci di farsi i fatti propri, mentre amano farsi quelli degli altri. è una sorta di fuga da sé stessi in quanto si esce dal proprio ambito, spesso incapaci di autocomprendersi, per interessarsi alle vicende altrui. Non si tratta di un gioco, ma di una constatazione reale di ciò che avviene normalmente.
Poi, vi è l’occuparsi degli altri in modo professionale, cioè quando entra in gioco lo spionaggio di ogni tipo: politico, religioso, bellico, tecnologico e così via. Vi sono fiumi di romanzi, ma anche di scritti, sulle vicende di famose spie che hanno sovvertito anche le sorti delle guerre.

È difficile occuparsi dei fatti propri, autoanalizzarsi, cercare di capire sempre di più come vanno e come funzionano le vicende, perché l’introspezione non è automatica, ma frutto di riflessione e del convincimento che prima di tutto bisogna sapere chi si è. “Conosci te stesso”, usava dire Socrate, perché nessuno può cercare di conoscere gli altri se prima non ha consapevolezza di chi è, da dove proviene e dove vuole andare.

Ecco un aspetto che va sottolineato: molta gente, non solo i giovani ventenni, ma anche i meno giovani quarantenni o cinquantenni, spesso non sanno cosa vorranno fare da grandi. E così si trovano sul bordo della pensione avendo sprecato decenni in balia degli eventi piuttosto che di una propria determinazione e di un proprio convincimento su quale strada percorrere.

Questa è una ragione di profonda riflessione: fin dalla scelta della maturità, un ragazzo o ragazza dovrebbe cominciare a pensare cosa vuole fare da grande. Una volta maturato/a, deve valutare questa sua opinione in modo tale da imboccare la strada della laurea quinquennale che dia sbocco nel mondo del lavoro, ove sono richiesti i competenti.

Ora valutiamo il significato opposto del termine curioso e cioè la voglia di sapere. In questo ambito è famoso il giochetto che si insegna ai più piccoli, che è quello dei “Sette perché”. Consiste nel domandare alla bambina o al bambino il perché di una certa cosa, di un certo avvenimento e dopo aver ricevuto la risposta, formulare di nuovo la domanda “Perché?” e così via fino ad arrivare a sette. Anche se difficilmente ci si arriva. È un modo per insegnare ai piccoli a ragionare e a cercare la “verità”.

Intendiamoci, la verità assoluta non esiste; esiste la verità che noi riusciamo a raggiungere. L’importante è che essa venga perseguita con ordine e metodo e soprattutto che si approdi a fonti diverse e possibilmente opposte, in modo da avere un bilanciamento delle informazioni con le quali si tenta di precisare fatti e circostanze in modo obiettivo e completo.
Il processo descritto dovrebbe essere il patrimonio di tutti coloro che fanno informazione, non solo i giornalisti. Però dobbiamo rilevare che, purtroppo, non sono molti quelli che seguono queste fondamentali regole deontologiche.

Dunque, non sono curioso nel senso che non mi interessano i fatti degli altri, ma sono curioso perché voglio sapere quello che accade, quali siano le ragioni e quali le prospettive.
Non solo, ma cerco di conoscere che cosa sia accaduto mille, centomila o un milione di anni fa; per cui mi posso fare un’idea su ciò che potrà accadere fra un tempo altrettanto lungo. E poi, sono curioso di capire se la nostra vita finisca con la cessazione del corpo o prosegua “nell’altra vita”, in base al convincimento che mi deriva dall’estesa e numerosa lettura di fonti (centinaia di libri) e/o dall’ascolto di lezioni dei Maestri di vita, che ne sanno più di noi.

Essere curiosi però non deve debordare nell’invadenza dei fatti altrui né nello straparlare volendo dare notizie clamorose a tutti i costi quando non ve n’è necessità. Insomma, moderazione, buonsenso ed equilibrio, che dovrebbero essere caratteristiche di ogni essere umano pensante e consapevole della realtà in cui vive.

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