Nucleare verde invece di carbone e petrolio - QdS

Nucleare verde invece di carbone e petrolio

Carlo Alberto Tregua

Nucleare verde invece di carbone e petrolio

giovedì 18 Novembre 2021

Investire nella transizione

Finalmente stiamo ritornando con i piedi a terra in materia di energia. Dopo lo sciagurato referendum del 1987, con il quale si scrisse il De profundis all’energia nucleare, comincia ad emergere di nuovo la possibilità di aggiungere all’elenco delle fonti rinnovabili anche il nucleare verde.

Vogliamo ricordare, ancora una volta, il danno all’economia che fece quel referendum che obbligò il governo dell’epoca a chiudere le centrali, anche quelle in costruzione, e spendere montagne di danaro per questo funerale.
Ma nello stesso tempo, le nazioni che circondano l’Italia, cioè Francia e Svizzera, hanno mantenuto in vita le loro centrali nucleari, che hanno consentito a quelle economie di risparmiare sui costi energetici.
Tanta gente affetta da ideologismi e non da ideali, fece un danno al Paese che è ancora difficile da calcolare, ma fu certamente rilevante.
Il passato è passato, guardiamo avanti. E davanti a noi c’è l’esigenza di decarbonizzare l’ambiente, cioé di diminuire il consumo di fonti energetiche fossili.

La COP 26, appena conclusasi a Glasgow, ha fissato due principi in ordine alla sostituzione dei materiali fossili con quelli naturali, ma non le date del percorso. Ciò è accaduto soprattutto per il diniego di India, Cina e Stati Uniti, i tre Paesi a maggior consumo di carbone per la produzione di energia.

Se ne capiscono le ragioni e cioè la loro necessità di aumentare fortemente lo sviluppo (India e Cina) e di mantenere quello attuale (Stati Uniti).
Il risultato di questo mancato impegno è che, probabilmente, alla scadenza del 2050, l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura in più 1,5 gradi non potrà essere raggiunto, con le conseguenze elencate in tutti i mass media.

Tuttavia, dopo il Protocollo di Kyoto nel 1997 e l’Accordo di Parigi del 2015, questo appena concluso ha fatto dei passi avanti sul piano generale. Ciò non toglie che ogni Paese può progredire per conto proprio e cercare di sostituire l’energia proveniente da fonti fossili con quella da fonti rinnovabili.
Non bisogna nascondere, però, che tale sostituzione ha un costo notevole perché il carbone costa poco rispetto all’energia ottenuta dagli elementi naturali.

Più volte abbiamo indicato nell’anidride carbonica (CO2), che in atto appesta l’atmosfera, una fonte di energia formidabile. Perché non viene utilizzata come materia prima? Per la semplice ragione che la ricerca non è riuscita ancora a trovare un processo di utilizzazione – per il quale occorre energia – con un costo inferiore a quello dell’energia prodotta. In altri termini, ancora vi è uno sbilanciamento fra energia necessaria per produrre quella pulita, utilizzando la CO2.

Però, molti Paesi sono sulla strada buona e quindi non è escluso che nel volgere di qualche decennio si possa completare l’economia circolare, per cui l’anidride carbonica possa diventare una preziosa materia prima anziché gas tossico.

Nelle more che questo avvenga, sono alle porte nuovi processi per utilizzare l’atomo in modo sicuro e non inquinante. Così l’energia nucleare, verde, potrà essere un elemento di sviluppo più rapido ed aiutare soprattutto i Paesi sottosviluppati che hanno bisogno proprio di questo mezzo per sollevarsi.

L’umanità viaggia verso gli otto miliardi di abitanti, anche se ancora siamo distanti di qualche centinaio di milioni di esseri umani.
Questo è un vero problema, ma ve ne è un secondo e cioè quello che si chiama fenomeno di urbanizzazione, vale a dire la concentrazione in spazi limitati di milioni di persone. Per esempio, la città di Chongqing in Cina, conta circa trentadue milioni di abitanti, più della metà degli italiani (compresi gli immigrati). La città di Nuova Delhi conta circa ventidue milioni di abitanti. E così via.

L’urbanizzazione arreca gravi danni all’ambiente perché aumenta in modo considerevole la cementificazione, non solo per gli immobili che svettano sempre più in alto – come per esempio il Burj Khalifa, edificato a Dubai, di 829,80 metri – ma anche per tutte le opere di corredo.
Quanto precede ha bisogno sempre più di energia, ma anche di una scelta precisa: diminuire quella fossile ed aumentare quella rinnovabile.

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