Si chiude la trilogia iniziata con "Persona" e "Noi, loro e gli altri"
Marracash è tornato con il nuovo album “È finita la pace”, settimo disco registrato in studio, pubblicato senza alcun preavviso e senza la necessità di fare annunci che anticipassero l’uscita. Nel momento in cui c’è la convinzione di aver fatto qualcosa di buono non c’è bisogno di pubblicità perché ciò che conta davvero è la musica. In questo disco estremamente personale il rapper nato in Sicilia e cresciuto in Barona chiude una trilogia iniziata con Persona, album che ha rappresentato un punto di svolta rispetto al passato, un momento storico in cui Marracash per la prima volta ha messo in dubbio tutte le convinzioni in cui aveva creduto fino a quel momento. Un conflitto interno che poi si allarga al sociale con “Noi, loro e gli altri” e che trova una degna conclusione con quest’ultimo album estremamente personale in cui non compaiono featuring.
La consapevolezza è la vittoria di oggi
In questo ultimo lavoro vengono tracciati dei sentimenti intimi e personali. Ascoltando la prima traccia “Power Slap” si capisce subito che l’intenzione è ancora una volta quella di fare un rap spinto e diretto. La continuità con l’album “Noi, loro e gli altri” la troviamo già dalle prime parole: “Mi sono ripreso, sono pronto”, la stessa frase con cui Marracash chiudeva l’album precedente con la traccia “Cliffhanger“. La bolla che compare nella copertina del nuovo album è la stessa in cui il rapper vuole farci immergere con la sua musica per distaccarci e riflettere su un mondo reale fatto di ipocrisie, guerre ed eventi catastrofici che fanno parte di una società in cui la libertà è apparente e soggetta alla severa valutazione dei social che ci fanno perdere la consapevolezza di noi stessi e ci conducono a compiere azioni solo per compiacere gli altri.
In un contesto così controverso è proprio il ritrovamento di quella consapevolezza l’elemento che oggi può ancora salvarci, quel ritrovamento di sé che avviene solo grazie alla capacità e al coraggio di analizzare noi stessi in un contesto in cui “siamo sempre più vicini al crash” e in cui “si allarga la forbice e non si chiuderà senza qualche collo da torcere”. I testi del brano sono ricchi di contenuti, tanto che non basta un primo ascolto per capire davvero la ricchezza di elementi presenti nel disco. Sono testi che meritano comprensione e una seria attenzione, elementi difficili da trovare in un periodo storico in cui la soglia dell’attenzione è ai minimi storici. Eppure Marracash è riuscito ancora una volta a vincere questa sfida, attirando la nostra attenzione con un rap che spazia anche sul pop e che punta tutto su un concetto: “Scommetto che quello che sto provando io lo provi anche tu”.
Un tour storico negli stadi
Il nuovo album arriva in un contesto in cui Marracash sarà il primo rapper a fare un tour negli stadi italiani, un traguardo di estremo valore se consideriamo che fino a qualche anno fa il genere faceva fatica ad essere passato nelle radio italiane. Buona parte di questo merito va a tutti gli apripista del genere come Fabri Fibra e lo stesso Marracash, che nel tempo sono riusciti a trasformare la loro musica in culto per gli ascoltatori, tanto che nessuno ha potuto più fare a meno di notare la grandezza del successo raggiunto in questi anni.
Adesso l’asticella si alza ulteriormente e Marracash lo sa bene. Per un grande tour serviva anche un grande album e in questo senso l’obiettivo è stato pienamente centrato. Il rapper insieme all’uscita del nuovo disco ha anche annunciato di aver aperto una seconda data per San Siro.
“E alla fine è un Happy End”
La volontà di essere sé stessi, trasformando le proprie fragilità in musica, che poi diventa strumento di terapia anche per gli ascoltatori, che nella traccia “Factotum” si intravedono in un’epoca all’insegna della precarietà in cui “la vita è produci, consuma, crepa, chiunque di noi prima o poi l’accetta” tra “lavori umili” e “contratti subdoli”.
Alla sensazione di precarietà da parte della società moderna si aggiunge quel senso di solitudine presente nella traccia “Soli“, dedicata a coloro che non si addomesticano e quel senso di solitudine se lo portano dietro nel traffico, nei club e soprattutto nel web. Non a caso la traccia successiva è dedicata all’intelligenza artificiale dal titolo “Mi sono innamorato di un AI”, brano in cui questo tema viene trattato in modo estremamente originale, ma anche qui si conclude tutto con una importante consapevolezza: “Sono ancora troppo umano, ormai lo so”.
Per essere compreso l’album necessita un ascolto di tutte le 13 tracce in cui Marracash ci fa immergere nella sua bolla per poi aiutarci a tornare alla quotidianità con quel senso di consapevolezza che tutti noi dovremmo avere di noi stessi. A quanto pare Marra è riuscito in questo: “C’è una nuova pace, la consapevolezza, Fabio e Marracash e alla fine è un Happy End“. Adesso tocca a noi.
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