Omicron 5, ecco perché contagia chi è già guarito dal Covid - QdS

Omicron 5, ecco perché contagia chi è già guarito dal Covid

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Omicron 5, ecco perché contagia chi è già guarito dal Covid

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mercoledì 06 Luglio 2022

Elevata trasmissibilità e mutazione della proteina spike elude l'immunità. Ecco perché chi è guarito da un'altra variante può ammalarsi di nuovo anche dopo un mese.

Le reinfezioni con Omicron 5 sono possibili. L’alta trasmissibilità dell’ultima variante di Sars-Cov-2 (che si avvicina a quella di malattie altamente trasmissibili come Morbillo e Varicella) sta portando un gran numero di persone a reinfettarsi dopo aver già contratto la variante Delta (o altre varianti) nei mesi scorsi.

L’allarme lanciato dall’infettivologo Roberto Cauda

L’allarme era stato lanciato nei giorni scorsi dall’infettivologo del Policlinico Gemelli di Roma Roberto Cauda, che al Messaggero aveva dichiarato: «Chi è stato contagiato un mese fa, quasi certamente con una differente sottovariante ora rischia di nuovo l’infezione». «Abbiamo sempre considerato l’estate un porto franco, ma la tregua del virus era frutto di casualità. Nell’estate 2020 abbiamo avuto l’effetto del lungo lockdown. E già ad agosto cominciarono i focolai. Nel 2021 c’era un altro elemento: le persone si erano vaccinate da poco, la protezione era più forte anche dell’infezione».

La causa delle reinfezioni con Omicron 5

Omicron 5 provoca più reinfezioni rispetto alle varianti precedenti, a causa delle mutazioni nella proteina spike che lo aiutano a eludere l’immunità. Secondo l’Office for National Statistics (ONS), durante l’ultima ondata di Omicron 5 nel Regno Unito, le reinfezione Covid-19 erano 16 volte più probabili rispetto alla precedente ondata Delta. Tuttavia, questo ancora non ci dice per quanto tempo la maggior parte delle persone può aspettarsi di reinfettarsi.

Possibile reinfettarsi già dopo 20 giorni

Seppure le reinfezioni sono più probabili – secondo quanto calcolato dallo stesso ONS – tra i 90 e i 650 giorni dopo essersi già infettati (con una media di 343 giorni, o quasi un anno), vi è un altro studio danese che ha dimostrato come una reinfezione sia possibile anche entro i 90 giorni. Morten Rasmussen dello Statens Serum Institute di Copenaghen e i suoi colleghi sono riusciti a trovare 47 persone infette da entrambe le varianti, con intervalli da 20 a 60 giorni. «Sembra essere raro», ha rassicurato comunque Rasmussen.

Improbabile reinfettarsi con la stessa variante

Ciò che sembra certo è comunque il fatto che è improbabile riammalarsi con la stessa variante. I casi di reinfezioni studiati finora dimostrano, infatti, che le reinfezioni riguardano tutte una variante diversa da quella precedente. Dunque, chi è stato positivo alla variante Delta potrebbe reinfettarsi con Omicron e così via.

Gli studi suggeriscono comunque che le reinfezioni sono meno gravi della prima. Uno studio condotto in Qatar, ad esempio, ha scoperto che le seconde infezioni erano collegate a una probabilità inferiore del 90% di portare al ricovero o alla morte rispetto alle prime. 

I virus bucano l’immunità

La possibilità di reinfettarti è possibile, ma soprattutto nei pazienti fragili e gli immunodepressi – spiegava Carmelo Iacobello, direttore del dipartimento Malattie infettive del Cannizzaro di Catania, al QdS – . La variante è così fortemente modificata che riesce a “bucare” sia l’immunità dei vaccini che quella naturale. “Le reinfezioni, comunque, – ha proseguito Iacobello –  non sono molto frequenti, ma sono possibili soprattutto nei soggetti più deboli che devono nuovamente adottare comportamenti idonei, come quello di indossare sempre la mascherina nei luoghi al chiuso”.

Malattia grave solo nei non vaccinati

Sul nodo delle reinfezioni è intervenuto anche il direttore del dipartimento Malattie infettive del Garibaldi Nesima di Catania, prof. Bruno Cacopardo: “Ci si reinfetta perché il virus è mutato radicalmente nella sequenza riconosciuta dagli anticorpi neutralizzanti, ma chi si ammala nuovamente in genere presenta sintomi di minore intensità”.

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