Quindici soggetti al centro delle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia etnea: ecco i dettagli sul business illegale sulla pelle dei migranti.
Nella mattinata sono scattate misure cautelari di custodia cautelare in carcere per 15 soggetti di nazionalità egiziana, indagati nell’ambito dell’operazione “El Rais” contro l’immigrazione clandestina.
Lo ha disposto il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania, su richiesta della Procura della Repubblica Etnea – Direzione Distrettuale Antimafia.
I reati contestati, per i quali gli indagati – ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna – allo stato sono ritenuti gravemente indiziati, sono il delitto di associazione per delinquere finalizzata al traffico di migranti e plurimi delitti di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con l’aggravante della transnazionalità.
Operazione “El Rais” a Catania, 15 arrestati
Gli arresti sono il risultato di una vasta operazione investigativa coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dal Servizio Centrale Operativo (SCO) e dalla Squadra Mobile di Siracusa, in stretta sinergia con l’Agenzia Europea EUROPOL, nonché con la collaborazione di Eurojust e del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia e dell’H.T.S.M. di Interpol.
L’indagine – che ha visto l’impiego di numerosi agenti specializzati e si è sviluppata attraverso il coordinamento con autorità internazionali – ha fatto luce su una rodata e articolata organizzazione criminale che operava tra l’Egitto, la Turchia, la Grecia, con ramificazioni sul territorio nazionale, che gestiva gli sbarchi di migranti clandestini, verificatisi negli ultimi tre anni sulle coste siciliane e calabresi, lungo la rotta del Mediterraneo Orientale.
Le accuse e i nomi
In particolare, tra gli arrestati dell’operazione El Rais, vi è il soggetto che sarebbe il capo dell’organizzazione, il cittadino egiziano dimorante in Turchia, Assad Ali Gomaa Khodir, detto Abu Sufyen – che, nel panorama internazionale, sulla base delle indagini in corso – sarebbe uno dei principali player di questo sistema di trasbordo di migranti dall’Asia minore all’Europa.
Proprio nella città di Istanbul il predetto si era stabilito per eludere un mandato di arresto emesso dal suo paese di origine, l’Egitto, per la medesima tipologia di reati (per i quali era stato condannato a 10 anni di carcere), e per continuare a guidare l’organizzazione criminale oggetto di indagine.
Le indagini, iniziate nel maggio 2022, avevano preso avvio successivamente all’arresto di tre soggetti stranieri, giunti clandestinamente al Porto Commerciale di Augusta (SR), perché ritenuti essere gli “skipper” di un’imbarcazione a vela con a bordo decine e decine di migranti clandestini provenienti dalla Turchia.
I viaggi clandestini
Per effetto delle successive complesse indagini effettuate nell’ambito dell’operazione El Rais è stata ricostruita, a livello di gravità indiziaria, la struttura di un’organizzazione che si era dotata di un sofisticato, stabile e ramificato sistema di gestione della immigrazione clandestina dominante sulla rotta del Mediterraneo orientale, che prevedeva il reclutamento di skipper professionisti (per la quasi totalità provenienti dall’Egitto), la gestione logistica dei migranti provenienti prevalentemente dal Medio Oriente e dall’Asia (siriani, afghani, palestinesi), la loro provvisoria sistemazione su suolo turco (in attesa della partenza) e il loro successivo “trasporto” verso le coste italiane a bordo di imbarcazioni a vela appositamente reperite.
Si trattava infatti quasi esclusivamente di barche a vela di circa 12/15 metri – che al massimo avrebbero potuto trasportare circa 20/25 persone – in discrete condizioni di utilizzo (seppur prive di qualsiasi strumento di salvataggio) nelle quali venivano stipate un numero di migranti anche 7/8 volte maggiore.
Il viaggio, che iniziava dalle aree costiere delle città turche di Bodrum, Izmir e Marmaris, poteva durare anche una settimana e vedeva la presenza a bordo di decine e decine di persone (molto spesso più di un centinaio) tra cui donne e bambini, stipate sull’imbarcazione ben oltre i limiti di capienza, tanto da rendere ancora più pericolosa la navigazione. I migranti, per poter prendere parte alla traversata, pagavano all’organizzazione ingenti somme di denaro, circa 10.000 dollari a persona.
L’indagine ha permesso di ricondurre all’associazione 18 eventi migratori, dal 2021 alla fine del 2023, che hanno visto l’arrivo di migliaia e migliaia di migranti lungo le coste siciliane e calabresi. Si è avuto contezza nel corso dell’indagine di come l’organizzazione criminale avesse gestito altri sbarchi avvenuti nello stesso periodo di tempo sulle coste greche, in almeno un caso, come verificato a livello di gravità indiziaria, con l’esito tragico del naufragio dell’imbarcazione.
Gli arresti e i fermi, 7 quelli effettuati quasi simultaneamente in Turchia, Oman, Albania, Germania e Italia, hanno portato anche alla cattura di alcuni stretti collaboratori del capo del sodalizio, i quali, oltre ad essersi occupati in prima persona della conduzione delle imbarcazioni giunte in Italia hanno poi continuato a collaborare l’organizzazione gestendo il reclutamento di ulteriori skipper da utilizzare per le successive traversate illegali.
Nonostante la tempestiva segnalazione alle competenti autorità estere ulteriori indagati dell’operazione El Rais dimoranti in territorio Extra-Ue, sono, al momento sfuggiti all’esecuzione dell’ordinanza del Gip. Sul conto di costoro le indagini proseguono con il massimo impegno. Si stima, sulla base degli indizi raccolti, che l’organizzazione finalizzata al traffico di migranti sulla cosiddetta Rotta del Mediterraneo Orientale oggetto di indagine abbia favorito l’ingresso clandestino in Italia di almeno 3.000 persone a partire dal 2021 a oggi, con introiti stimati, per il sodalizio criminale, di almeno 30 milioni di dollari.
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