Migrazioni, diritti e accoglienza migranti: un 2023 disastroso - QdS

Migranti, il Mediterraneo sempre più “sporco di sangue”: difficoltà e prospettive per il 2024

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Migranti, il Mediterraneo sempre più “sporco di sangue”: difficoltà e prospettive per il 2024

Marianna Strano  |
lunedì 25 Dicembre 2023

Sul fronte dell'accoglienza e della gestione degli arrivi il 2023 è stato un anno difficile. La Sicilia sarà il "banco di prova" dei nuovi accordi, ma nel frattempo si piangono ancora morti.

Con il 2023 va via un anno doloroso e complesso sul fronte delle migrazioni: migliaia di vittime senza nome, corpi dispersi spesso a poche miglia dalle coste della Sicilia, scontri politici a ogni livello e guerre e povertà che non fanno altro che alimentare gli spostamenti forzati. E il protagonista di questa tragedia apparentemente senza fine è lui: il Mediterraneo. Culla della civiltà in passato, frontiera di morte e terreno di scontro oggi.

Qualsiasi stima delle vittime sarebbe sempre a ribasso. Il recente rapporto “Il Diritto d’asilo. Report 2023. Liberi di scegliere se migrare o restare?” di Fondazione Migrantes parla di oltre 2.300 tra morti e dispersi (gennaio-agosto 2023) solo nel Mediterraneo. E una delle rotte più pericolose è proprio quella che dalle coste nordafricane porta a Malta e alla Sicilia, dove uomini, donne e bambini devono vedersela non solo con le intemperie del mare ma anche con scafisti e trafficanti senza scrupoli pronti a lucrare sulla pelle altrui.

Le prospettive del 2024, purtroppo, non sono delle migliori. L’anno si chiude con il sogno di superare i limiti del Trattato di Dublino ed elaborare una nuova strategia di accoglienza a livello europeo. La presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola ha definito “storico” l’accordo raggiunto lo scorso 20 dicembre sulla gestione del fenomeno, ma il sentimento di scetticismo continua a invadere gli animi di chi ha visto troppa gente morire e troppe istituzioni contrastare le attività di soccorso. La Sicilia sarà senza ombra di dubbio il “banco di prova” del nuovo accordo e vivrà – nel bene e nel male – le trasformazioni dei prossimi mesi, ammesso che ce ne siano, da protagonista.

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Migrazioni, un anno di tragedie: come è andato il 2023

Il report 2023 sul “Diritto d’asilo” rivela una significativa verità sulle migrazioni: oggi “114 milioni di persone (un abitante della Terra su 71 e, in cifra assoluta, sei milioni in più rispetto alla fine del 2022) non sono state libere di scegliere se restare” nel proprio Paese d’origine. I loro sono addii forzati, pericolosi, spesso anche fatali. All’origine della loro fuga disperata ci sono spesso guerre e conflitti (i casi di Ucraina e Israele sono solo i più noti), ma non meno carenza di cibo e acqua e povertà estrema.

Il rapporto di Fondazione Migrantes parla di oltre 144mila persone sbarcate in Italia (principalmente a Lampedusa e altri punti d’approdo di Sicilia e Calabria) dopo l’attraversamento del Mediterraneo nel 2023 (fino a ottobre), con un +69% rispetto al 2022. Guinea e Costa d’Avorio sono i Paesi da cui arrivano più migranti, anche se le partenze continuano ad avvenire principalmente dalla Libia e dalla Tunisia (le partenze da quest’ultimo Paese hanno subìto un notevole incremento, al centro degli studi internazionali).

Se da una parte aumentano le partenze, dall’altra subiscono un tragico incremento anche le morti in mare. “Nel complesso è possibile stimare che, dall’inizio del nuovo secolo, in quasi 23 anni abbiano perso la vita sulla frontiera liquida del Mediterraneo oltre 47mila fra migranti e rifugiati”, si legge nel report “Diritto d’asilo”. Il 2023 è stato l’ennesimo anno di stragi: quella di Cutro e quella di Lampedusa dello scorso mese (con vittima una bimba di appena 2 anni) sono solo quelle che hanno risvegliato di più le coscienze. Ma ce ne sono tante altre che confermano come – a 10 anni dal disastroso naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013 – non è cambiato niente sul fronte dell’azione per porre fine alla mattanza, non con la repressione ma con l’organizzazione.

In Sicilia migranti e accoglienza al centro del dibattito

Chi arriva dall’Africa spesso non ha lo stesso trattamento di chi arriva – per esempio – dall’Ucraina. Uno dei perché di questa situazione è facile da intuire: non esiste un sistema di corridoi umanitari per il primo gruppo, per il secondo – seppur con dei limiti – sì. Gli arrivi illegali sono la norma nel Mediterraneo: una “frontiera liquida” che si rivela sempre più terreno fertile per la criminalità organizzata anche transnazionale. L’Operazione Landayà – partita da Catania – ha assestato un duro colpo ai trafficanti che spesso scelgono la Sicilia come base operativa.

Ma non ha di certo risolto il problema. Così come in un 2023 “denso” sul fronte migrazioni non si sono risolti i contrasti tra le Ong – il cui obiettivo primario rimane salvare vite – e gli Stati (Italia e Malta in primis, per l’area mediterranea), che spesso faticano a trovare un equilibrio tra la sicurezza nazionale e il rispetto dei diritti umani fondamentali.

Alla vigilia del 2024, il dibattito politico è sempre più acceso. E, a livello regionale, i “Comuni di frontiera” siciliani (con Pozzallo e Lampedusa in prima fila) chiedono sostegno a 360° a tutela dei migranti, non solo dal Governo Meloni e dall’Ue ma anche dall’Ars. Le misure intraprese nell’ambito della Finanziaria 2024, quindi, avranno un ruolo di rilievo nell’orientare il dibattito sul fenomeno migratorio in Sicilia e avranno anche il potere di cambiare finalmente le cose in meglio.

In fondo – come confermano i dati RETESAI (Sistema di Accoglienza e Inclusione) – la Sicilia continua ad avere il maggior numero di posti SAI (6.859 ad agosto 2023) e a portare quasi esclusivamente sulle sue “spalle” il peso di dover assistere a decine di tragedie ed emergenze. Oltre alla gestione di quelli che ormai sono stati ribattezzati i “ghetti” di migranti, spesso in condizioni di disagio e protagonisti di episodi di violenza.

Le politiche sui migranti in Italia

Sul fronte della gestione dei migranti, la maggiore novità del 2023 in Italia è stato il Decreto Cutro. Il contenuto in breve: gestione dei flussi di lavoratori stranieri, rinnovo dei permessi di soggiorno, limitazione della protezione speciale, pene più severe per gli scafisti e potenziamento della rete di centri di permanenza per il rimpatrio.

Il Decreto in questione è stata la risposta del Governo Meloni a una strage avvenuta nel territorio da cui prende il nome. Repressione dei “business” criminali e limitazione degli arrivi per ridurre le morti. Purtroppo, a distanza di mesi, la stessa premier ha ammesso di essere ancora lontana dagli obiettivi per il 2023 sul fronte migrazioni. E continua a montare la rabbia delle Ong ostacolate dai Decreti Sicurezza. Nel report di Fondazione Migrantes si legge: “In Italia dall’inizio del 2023 le legislazioni d’urgenza hanno avuto ricadute negative sulle rotte di ingresso sia via mare che via terra: continua la ‘persecuzione amministrativa‘ delle navi delle ONG che comunque si occupano di una percentuale residuale degli sbarchi”.

“Le legislazioni d’urgenza si sono succedute a velocità vertiginose provando ogni volta a limitare i diritti dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei minori soli, anche in palese contrasto con la nostra Costituzione o con la normativa europea e le convenzioni internazionali”, si legge ancora nel report.

L’anno 2023 si conclude con ulteriori dibattiti sulla gestione delle migrazioni. Da un lato c’è l’accordo – apparentemente sospeso – con l’Albania per “svuotare” Lampedusa e collaborare sui soccorsi in mare; dall’altro il nuovo patto con l’Ue. E su entrambi, lo scontro tra maggioranza e opposizione alimenta il dibattito nazionale e la preoccupazione internazionale. C’è, infine, il Piano Mattei, un progetto che promette di “rivoluzionare” lo status dell’Africa e dei suoi abitanti, con conseguenze positive a lungo termine sulle ondate migratorie.

Ue, Dublino e le prospettive per il 2024

Il 2024 si apre lasciando alle spalle un anno di distruzione, dibattiti infuocati e fallimenti. C’è però la prospettiva di una nuova strategia comunitaria che – si spera – potrebbe cambiare le sorti delle terre d’accoglienza e – prima di tutto – dei migranti che cercano una nuova vita affrontando i pericoli del Mediterraneo.

Lo scorso 20 dicembre 2023 il Consiglio Europeo e il Parlamento Europeo hanno raggiunto un accordo per rinnovare la legislazione dell’UE in materia di asilo e migrazione. Queste alcune delle novità:

  • Solidarietà obbligatoria per i Paesi sotto pressione migratoria. Gli Stati Ue potranno scegliere se esprimere tale solidarietà con l’accoglienza di migranti o il versamento di contributi a sostegno delle “frontiere” (20mila euro per ogni mancato ricollocamento);
  • Regolamento comunitario sulle crisi e le cause di forza maggiore;
  • Screening pre-ingresso per migranti irregolari, secondo un meccanismo che varierà da Stato in Stato;
  • Eurodac: si prevede l’implementazione del database comunitario per le impronte digitali dei richiedenti asilo dai 6 anni in poi con l’aggiunta di dati biometrici;
  • Procedura comune in tutta l’Ue per la concessione e la revoca della protezione internazionale.

Non cambia, di fatto, il meccanismo secondo cui i migranti devono chiedere asilo nel Paese Ue d’approdo. Un elemento base del famigerato Accordo di Dublino, quindi, rimane. Questo sembra essere uno degli elementi più critici del nuovo accordo Ue sulla gestione delle migrazioni, ma non l’unico. Assieme alla preoccupazione delle conseguenze della discrezionalità di azione lasciata ai Paesi soggetti a pressione migratoria, soprattutto in un periodo in cui la tendenza alla chiusura è in sensibile aumento.

Le critiche avanzano, così come lo scetticismo degli “addetti ai lavori”. Gli Stati Ue gridano “vittoria”, ma il tema migranti appare destinato a “infuocare” gli animi anche nel 2024. Il tutto mentre la gente continua a morire in mare.

Foto di repertorio da Imagoeconomica

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