Pagare le tasse deve convenire - QdS

Pagare le tasse deve convenire

Carlo Alberto Tregua

Pagare le tasse deve convenire

sabato 30 Ottobre 2021

Effettuare controlli al cento per cento sui conti bancari

Nel momento in cui sta per essere varata la Legge di bilancio 2022, tutte le parti che compongono l’attuale maggioranza che regge il Governo Draghi tirano il lenzuolo dal proprio lato per coprire l’area dei rispettivi elettori. Cosicché, tale lenzuolo rischia di strapparsi.

Per fortuna il presidente Draghi tira dritto su una strada di equilibrio indispensabile fra entrate e uscite, con la conseguenza di mettere all’angolo gli sprovveduti partners, i quali chiedono decisioni su versanti opposti. Da un canto aumentare le spese assistenzialistiche, anziché quelle per investimento, che aumentano le uscite; dall’altro diminuire le entrate tagliando imposte, tasse e contributi.

Anche a chi fa ragionamenti elementari, balza subito evidente che è impossibile per qualunque Governo, contemporaneamente diminuire le entrate e aumentare le uscite.
Ma c’è qualcuno che reclama una maggiore lotta all’evasione – stimata da più parti in oltre cento miliardi l’anno – come se la questione non fosse all’ordine del giono dal dopoguerra a oggi.

Il rimedio di una lotta all’evasione, che deve essere parallela e contemporanea a quella alla corruzione, esiste: deve solo essere espressa una volontà politica necessaria a mettere in atto i meccanismi di reperimento dell’evasione di imposte e contributi.
I rimedi sono almeno due, ma ve ne sono tanti altri e più volte li abbiamo riportati su queste colonne perché repetita iuvant. Non giova ai peggiori sordi che sono quelli che non vogliono sentire.

Il primo rimedio riguarda il controllo al cento per cento sui circa quarantacinque milioni di conti bancari e di conti titoli dei residenti e dei domiciliati in Italia. Non più, quindi, controlli a campione, che danno un’alta probabilità agli evasori di non essere scoperti, ma controlli a tappeto.

Incrociando i dati rilevati con le dichiarazioni dei redditi dei titolari dei conti, emergerebbe immediatamente l’evasione.

Il secondo rimedio riguardante la corruzione, è quello di inserire gli ufficiali della Guardia di Finanza – che sono molto preparati e ligi al proprio dovere – in tutte le stazioni appaltanti. Essi garantirebbero la legalità delle assegnazioni e quasi nessuno si azzarderebbe a corrompere.

Le Direzioni investigative antimafia (Dia) – di cui si è celebrato il trentesimo anno dalla propria istituzione, voluta fortemente da Giovanni Falcone – hanno dato notevoli risultati nella lotta alla criminalità organizzata. Si tratta di una sorta di Fbi che indaga trasversalmente su qualunque fatto o evento che si verifichi nel nostro Paese, collegato a fatti o eventi che si verificano a livello internazionale. Cosicché le confische sono state numerosissime e le batoste ai criminali altrettanto.

Probabilmente i tre rimedi indicati – controlli a tappeto, presenza degli ufficiali della GdF negli appalti e attività delle Dia – potrebbero sortire risultati importanti, ancora maggiori di quelli che sono arrivati in questi anni.
Perché questo coordinamento non si fa ancora? Probabilmente perché vi sono partiti che tutelano – volontariamente o involontariamente – evasori, corrotti e mafiosi.

La questione è proprio quella che vi sottoponiamo e cioè che i partiti e i loro rappresentanti – per fortuna non è la maggioranza – proteggono alcune parti dei loro elettori, che appunto sono corrotti, evasori e criminali, per averne il consenso, ovvero i voti.

Quello che scriviamo dovrebbe essere riportato a livello nazionale da radio, televisioni, quotidiani e siti; mentre sulla materia, con grande rammarico, siamo fra i pochi a evidenziare quanto precede.
La lotta a evasori, corrotti e criminali deve essere condotta alla radice, cioé a monte, perché è inefficace procedere a valle quando i fatti sono già accaduti.

Infine, vogliamo ricordare che – seppur non sia bello pagare imposte e contributi – deve esserci un meccanismo che faccia convenire essere bravi contribuenti e cioè deve essere talmente elevato il rischio di essere “beccati”, per cui non conviene diventare evasori, ma rimanere buoni contribuenti, ai quali, però, lo Stato dovrebbe rilasciare la relativa patente di buona condotta, da esibire quando si chiedono servizi pubblici come sanità ed altri.

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