Bilancio, Comune in ginocchio Pre-dissesto sempre più vicino - QdS

Bilancio, Comune in ginocchio Pre-dissesto sempre più vicino

Gaspare Ingargiola

Bilancio, Comune in ginocchio Pre-dissesto sempre più vicino

giovedì 29 Luglio 2021

La Giunta Orlando ha approvato la delibera per avviare la procedura di riequilibrio finanziario pluriennale. Una mossa per scongiurare il crac e il conseguente commissariamento

PALERMO – Il pre-dissesto del Comune di Palermo è sempre più vicino. La Giunta Orlando ha approvato la delibera per avviare la “procedura di riequilibrio finanziario pluriennale” dato che “i profili di significativa criticità che investono il Comune configurano profili di squilibrio strutturale del bilancio idonei a provocare il dissesto finanziario”. Un’ancora di salvezza con cui l’Amministrazione spera di scongiurare il dissesto e il conseguente commissariamento.

Dopo l’approvazione in Giunta la parola passa ora al Consiglio comunale ma non sarà una passeggiata. Le relazioni del Ragioniere Generale hanno messo nero su bianco un ammanco di un’ottantina di milioni per chiudere il bilancio di previsione 2021: “oltre agli obblighi di accantonamento al Fondo Rischi Legali intervenuti nel 2021 – si legge nella delibera -, che comportano un’ipotesi di squilibrio non strutturale pari a 73,1 milioni, i decrescenti tassi di riscossione delle entrate proprie restituiscono obblighi di accantonamento al Fcde (Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità) che precipitano il bilancio dell’Ente in una condizione di insanabile precarietà e strutturale squilibrio, rispetto ai quali, a legislazione vigente, non essendo possibile rinvenire alcuna misura correttiva di riequilibrio, deve affermarsi che l’Ente versa in una situazione in cui non sussistono risorse proprie sufficienti, e correlativamente i presupposti di legge, per approvare in equilibrio il bilancio di previsione 2021/2023”.

Considerando che il bilancio di previsione andava approvato, in teoria, entro il 31 luglio, il Consiglio ha tempo fino a sabato per approvare il pre-dissesto e guadagnare qualche mese di tempo. Come noto da anni, il problema più angosciante per le casse di Palazzo delle Aquile è l’evasione fiscale: tutto sommato, infatti, “l’Ente ha sempre fatto fronte, con risorse proprie, al pagamento dei debiti fuori bilancio, e tale fenomeno, per quanto continui ad assumere profili di criticità, negli ultimi anni si è significativamente ridotto”; “non ha mai chiuso un rendiconto di gestione registrando un disavanzo di amministrazione”; e, “soprattutto nel corso del 2020, ha già proceduto ad una rigorosa revisione della spesa, che ha riguardato anche una riduzione strutturale dei corrispettivi delle società partecipate per un importo annuale pari a 13,6 milioni”.

Tuttavia, oltre agli 80 milioni di cui sopra, ha già dovuto predisporre un piano di rientro dall’abnorme Fcde, pari a 307,8 milioni, con rate da 20,5 milioni all’anno per i prossimi quindici anni. Ed è proprio “ai cresciuti obblighi di accantonamento al Fcde” che si può imputare, secondo la Giunta, la “condizione di insanabile precarietà e strutturale squilibrio” dei conti di piazza Pretoria. Qui, infatti, ha origine il circolo vizioso che ha messo nei guai non solo il capoluogo siciliano ma, stando all’Anci, 360 su 390 Comuni siciliani che non riescono a chiudere i bilanci: per tutti i crediti di dubbia esigibilità, a partire per l’appunto dalle tasse che probabilmente non saranno riscosse o recuperate, i Comuni devono accantonare per legge un fondo per coprire le eventuali perdite.

Peccato che, per riuscirci, dovendo mettere da parte più di trecento milioni di euro, l’Amministrazione del capoluogo abbia fatto ricorso a continue anticipazioni di tesoreria generando nuovi interessi da pagare. Una situazione di cui il sindaco Leoluca Orlando, in qualità di presidente dell’Anci Sicilia, si è già lamentato con il governo nazionale: “I Comuni siciliani – ha detto -, in conseguenza dell’abbandono della finanza derivata e dell’impossibilità di usufruire del sistema di compensazione, dettato dai livelli essenziali di prestazione, previsti dal federalismo fiscale e, ciò che è ancora più grave, del cattivo funzionamento del servizio di riscossione che faceva capo alla Regione Siciliana, si ritrovano ad incassare l’1,8 % dei crediti esigibili.

È necessario, quindi, un intervento normativo, che alleggerisca i vincoli nell’applicazione delle regole legate al Fcde, al Fondo di garanzia per i debiti commerciali e al nuovo Canone Unico Patrimoniale che ci permetta di fare una cessione del credito allo Stato e ci dia la possibilità di approvare i bilanci di previsione entro i termini di legge, permettendoci di amministrare garantendo i servizi ai nostri cittadini”.

Proprio in questi giorni la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, con una lettera inviata a Orlando, avrebbe accolto la richiesta di convocare una Conferenza Stato-Città e autonomie locali ad hoc sulla situazione finanziaria dei Comuni dell’isola e sulla richiesta dell’Anci Sicilia di trasferire la gestione da Riscossione Sicilia all’Agenzia delle Entrate. Anche i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil si sono mossi con una lettera-appello al Consiglio comunale, approvando l’intervento di Lamorgese e chiedendo un “Salva-Palermo” sulla scia del recente “Salva-Napoli”.

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