La questione è al centro di un’intensa attività del Consiglio comunale. Tra una riunione e l’altra Sala delle Lapidi cerca una soluzione alla drammatica emergenza sepolture
PALERMO – “Il quadro emerso sulla gestione dei cimiteri è desolante”. Il presidente del Consiglio comunale Salvatore Orlando ha sintetizzato così la matassa burocratica in cui è rimasto ingarbugliato il sistema cimiteriale del capoluogo. Dopo l’ammissione di responsabilità da parte del sindaco Leoluca Orlando, Sala delle Lapidi sta dedicando una seduta dietro l’altra alla ricerca di una soluzione all’emergenza sepolture e le relazioni dei tecnici comunali hanno contribuito a delineare uno scenario di ritardi, progetti al rallentatore e ostacoli burocratici. E ancora una volta sono volati gli stracci fra l’assessore ai Lavori Pubblici Maria Prestigiacomo e una parte dell’Aula.
Nel corso di una delle sedute in questione, il Rup del nuovo forno crematorio Michelangelo Calderone ha spiegato che il progetto definitivo dovrebbe essere pronto questa settimana. Restano tuttavia gli interrogativi sul blackout di quattro anni fra il progetto preliminare, pronto fin dal 2015, e il bando di gara per la progettazione definitiva ed esecutiva e la direzione dei lavori, predisposto soltanto ad agosto 2019. Su questo ritardo il presidente Totò Orlando ha chiesto al sindaco una Commissione ispettiva e una relazione scritta.
Poi, “l’inchiesta” del Consiglio ha puntato il mirino sul forno esistente, vecchio di trent’anni, soggetto a continui guasti e inattivo ormai da fine marzo 2020. Sul tema sono intervenuti Francesco Savarino, Rup del progetto di manutenzione da appena tre settimane (è stato nominato il 30 dicembre), e il presidente della Reset Antonio Perniciaro Spatrisano. “Per il forno esistente – ha spiegato Savarino – l’assessore D’Agostino (ormai ex, nda) aveva organizzato un progetto di manutenzione straordinaria in collaborazione con l’Università. Adesso però, sempre che questo progetto sia stato completato, dovrebbe essere aggiornato. La spesa dovrebbe aggirarsi sui 280 mila euro. Su questo fronte dobbiamo ripartire da zero. Per quattro mesi abbiamo lavorato anche alla soluzione di un forno mobile, che da un lato poteva costituire un’ottima soluzione temporanea ma dall’altro aveva emissioni troppo inquinanti, superiori ai limiti di legge vigenti in Sicilia, e quindi alla fine abbiamo rinunciato”. Secondo Perniciaro, invece, esiste “un preventivo di 150 mila euro per la riparazione con una ditta locale” che sarebbe in grado di reperire i pezzi di ricambio originali con dodici mesi di garanzia.
L’acquisto del forno mobile, invece, è saltato anche per ragioni di costi, come ha spiegato il capo di gabinetto del sindaco Sergio Pollicita: “Sarebbe costato 150 mila euro trasporto e collocazione inclusi più il costo degli impianti elettrici e gas, mentre non ci sarebbe stato bisogno di una fognatura perché autospurgante. Uno dei decreti di emergenza per la pandemia prevedeva un tetto massimo di 175 mila euro per l’acquisizione di forniture tramite trattativa privata secca ma in sede di conversione del decreto legge il limite è stato abbassato a 75 mila euro e l’acquisto non è stato più possibile. Potevamo optare per un noleggio per qualche mese ma per quella cifra non sarebbe stato conveniente”.
I forni crematori avrebbero poi bisogno di un impianto fognario specifico per i rifiuti speciali: peccato che al Cimitero dei Rotoli la fognatura manchi del tutto. Gabriella Minaudo è il Rup del progetto di realizzazione del sistema fognario ai Rotoli da giugno 2017, “quando l’opera è stata inserita nell’elenco annuale del Piano triennale (quello cioè con le opere immediatamente cantierabili, nda). Quando ho ricevuto l’incarico però non c’era il tempo per eseguire l’intero progetto perché bisognava individuare il contraente entro la fine dell’anno, eseguire le indagini geognostiche, procedere con la progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva e con l’acquisizione dei pareri tecnici e infine indire la gara e aggiudicarla”.
In parole povere, inserire l’opera nell’elenco annuale nel 2017, secondo Minaudo, “è stato un errore perché c’era soltanto uno studio di fattibilità” e alla fine “il finanziamento si è perso. Negli anni successivi non abbiamo più avuto alcun finanziamento e di conseguenza non siamo più stati in grado di procedere. Inoltre, questo progetto è stato avviato tramite una procedura interna all’amministrazione, se non fosse che mancano alcune professionalità perché l’organico comunale, e non è un mistero per nessuno, è ridotto al lumicino. Occorrerebbe affidare l’incarico all’esterno, ma senza fondi non possiamo procedere. L’opera costa 500mila euro”.
Alla domanda del presidente Orlando su “come sia possibile che non siano stati trovati 500 mila euro a fronte di un bilancio comunale di un miliardo e mezzo”, l’architetto ha rivelato di “aver richiesto il finanziamento più di una volta, sia all’assessore al ramo sia all’assessorato al Bilancio”.
A oggi “il progetto è ancora fermo allo studio di fattibilità e siccome dobbiamo affidare l’incarico a un professionista esterno, finché non ci sono i fondi non possiamo fare la gara per la progettazione”.
E per il nuovo cimitero di Ciaculli si prevedono “tempi lunghissimi”
PALERMO – Anche il nuovo cimitero di Ciaculli potrebbe avere “tempi lunghissimi”, per usare le parole del presidente del Consiglio Salvatore Orlando. L’architetto comunale Giovanni Sarta ha fatto il punto sul progetto definitivo sottolineando le difficoltà tecniche e ambientali: “I calcoli strutturali sono completi e gli elaborati architettonici sono completi al 90% mentre mancano gli elaborati sugli impianti elettrici ed idrici. Anche la relazione geologica è stata completata e siamo a buon punto con quella idraulica”.
Le scelte di progettazione tuttavia “sono state condizionate da alcuni fattori. Intanto l’area è sottoposta a vincolo paesaggistico per la presenza di un corso d’acqua e rientra nel parco agricolo di Ciaculli. La dimensione dell’area cimiteriale è abbastanza ridotta, si tratta di 63 mila metri quadrati, poco più di sei ettari. E una parte di quest’area non è utilizzabile per l’impianto cimiteriale perché dista meno di duecento metri dal confine con il Comune di Villabate. La presenza della sorgente della Favara, che è ancora attiva, ci ha dissuaso dall’utilizzare sistemi di sepoltura a inumazione per evitare dispersioni che possano contaminare le falde acquifere, considerando anche la natura del sottosuolo”.
Ma che impatto avrà il nuovo cimitero sull’emergenza sepolture, una volta realizzato? Considerate le difficoltà tecniche causate dalla falda acquifera, dal vicino confine e dai vincoli ambientali, “abbiamo optato per un sistema di impianti di tumulazione” che si estenderanno “per 26 mila metri quadrati più un piccolo campo di inumazione di 6 mila metri quadrati, una sala autoptica, una cappella, gli uffici, un edificio per due forni crematori e la camera mortuaria. Il cimitero vero e proprio si estenderà per poco più di 37 mila metri quadrati per un totale di 25.402 loculi individuali più 2.900 loculi all’interno di 468 cappelle, 27.439 ossari e circa 1.800 posti nel campo di inumazione: poco meno di sessantamila sepolture inclusi gli ossari”.