Palermo, i pozzi avvelenati della campagna elettorale - QdS

Palermo, i pozzi avvelenati della campagna elettorale

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Palermo, i pozzi avvelenati della campagna elettorale

Giovanni Pizzo  |
mercoledì 08 Giugno 2022

Di programmi o progetti, o quantomeno di idee si era parlato poco fin dall’inizio. Il problema della politica palermitana è esclusivamente legato alle appartenenze

La campagna elettorale di Palermo è stata ormai totalmente condizionata dal binomio mafia si mafia no. Di programmi o progetti, o quantomeno di idee si era parlato poco fin dall’inizio. Il problema della politica palermitana è esclusivamente legato alle appartenenze.

A Palermo si chiede “a cu appartieni?”, come se le persone fossero cose o DNA ideologici. Se ci sono servizi, se c’è un bilancio, non diciamo vero ma nemmeno così farlocco, se c’è un piano regolatore o ti devi rivolgere agli amici sembra che non interessi a nessuno di coloro che si occupano, tra politici e giornalisti, delle elezioni amministrative. Il dibattito si era incentrato all’inizio solo su chi sta con chi, e successivamente se il grado o la patente di moralità a punti era idoneo.

L’arresto a pochi giorni dal voto di un candidato al consiglio per voto di scambio politico mafioso, è la classica ciliegina sulla torta per dire che Palermo non è cambiata per niente. Le cose che resistono a Palermo sono solo due: il traffico e la mafia. Il dibattito sulla mafiosità è stato serrato, quasi esclusivamente rivolto nei confronti di una parte politica.

Mafiosi i padrini politici, mafiosi i parenti dei candidati, mafiosi oggi i candidati, a quanto sembra dall’urgente provvedimento di arresto quasi in flagranza di reato. C’era il profumo nell’aria, più fragranza che flagranza forse. Di fatto i pozzi della politica palermitana sono ormai avvelenati. La copertina di un settimanale nazionale ha già espresso la sentenza, e riteniamo che ciò che è successo per le amministrative possa essere ribaltato quasi sicuramente sulle prossime regionali. In un gioco in cui la posta non sarà l’amministrazione ma la delegittimazione.

Cui prodest tutto questo? Sicuramente ai problemi della nostra terra che potranno dormire tranquilli ed indisturbati. I rifiuti siciliani tra poco passeranno al pleistocene, perché lo sanno tutti che i termovalorizzatori sono mafiosi, per questo c’è ne sono tanti in Olanda e Danimarca popoli vikinghi e quindi costituiti da pirati.

Che a Palermo ci sia la mafia anche se più povera e con meno addetti dei tempi d’oro dei Riina e dei Graviano non è certamente novità. Che sia scomparsa nel periodo di alcune amministrazioni lo dimostrerà il processo sull’urbanistica palermitana. La mafia è oggi in grado di condizionare in maniera determinante le elezioni?

Se fosse cosi il reddito di cittadinanza non è servito a nulla per quanto riguarda le condizioni di libertà dei cittadini.

Quello che ormai ha perso è la politica. In un quadro di questo genere, con accuse e delegittimazioni costanti e superficialità disarmanti, la politica non può nemmeno svolgersi. Chiediamo a Draghi di commissariare pure Palermo?

Cosi è se vi pare.

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