Palermo, lavori bloccati e vane promesse, il mare resta off limits - QdS

Palermo, lavori bloccati e vane promesse, il mare resta off limits

Gaspare Ingargiola

Palermo, lavori bloccati e vane promesse, il mare resta off limits

venerdì 07 Maggio 2021

Quasi otto i chilometri di costa interdetti alla balneazione a causa dell’inquinamento. Preoccupa la situazione della costa Sud, ancora in attesa dell’adeguamento del depuratore di Acqua dei Corsari

PALERMO – Soltanto in città saranno quasi otto i chilometri di spiagge vietati alla balneazione a causa dell’inquinamento. Anche quest’anno il decreto dell’assessorato regionale alla Salute sulle aree balneabili durante la stagione estiva (il n. 256 dell’8 aprile) non ha riservato sorprese per l’area metropolitana del capoluogo e una successiva ordinanza del sindaco Leoluca Orlando (la n. 61 del 28 aprile) ha indicato i tratti di litorale dove sarà vietato farsi il bagno per colpa del mare inquinato.

Nella parte Nord della città saranno interdetti 400 metri di spiaggia a Vergine Maria, all’Addaura; 250 metri in via Barcarello, a Sferracavallo; e 300 metri in corrispondenza del Ferro di Cavallo a Mondello. Ma a essere colpita dai divieti sarà in particolare la Costa Sud, quella che nelle promesse elettorali di Orlando sarebbe dovuta diventare “la nuova Mondello”: niente bagno a mare per ben 3,7 chilometri tra la fine del porto di Sant’Erasmo e l’inizio del porto della Bandita, per 2,5 chilometri dalla fine del porto della Bandita al Lido Olimpo e per i 760 metri del Lido Olimpo. In totale fanno 7.910 metri di litorale vietati a turisti e palermitani, dei quali quasi sette chilometri (per la precisione 6,96) concentrati lungo la Costa Sud.

Per ovvie ragioni di sicurezza, poi, non sono balneabili i tratti di mare vicini ai porticcioli di Sferracavallo, Fossa del Gallo, Mondello, Addaura, Bandita e da Vergine Maria a Sant’Erasmo incluso il porto del capoluogo.

Per la Costa Sud i divieti di balneazione sono un’amara realtà ormai da anni dato che il disinquinamento delle acque costiere non è stato ancora portato a termine. Basti pensare, a mo’ di esempio, al destino dei lavori di “Adeguamento e potenziamento dell’impianto di depurazione di Acqua dei Corsari”. Un appalto da 26,4 milioni di euro con una storia a dir poco travagliata. L’opera è stata finanziata dal Governo Monti nel 2012, ormai nove anni fa, con la delibera Cipe n. 60, ma i lavori sono stati consegnati soltanto il 29 giugno scorso, ossia otto anni dopo. Il nuovo depuratore faceva parte di un pacchetto di 183 interventi da un miliardo e 776 milioni messo in campo dal governo Monti per consentire alle Regioni del Sud (Sicilia, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sardegna) di uscire dall’infrazione comunitaria per inadempimento della direttiva su raccolta, trattamento e scarico delle acque reflue (sentenza di condanna della Corte di Giustizia dell’Ue C-565/10).

“L’opera – si legge in una nota di Palazzo delle Aquile del 29 giugno 2020 – servirà 880 mila abitanti, rispetto ai 440 mila attuali. I lavori al momento saranno solo quelli urgenti e indifferibili relativi alla sicurezza dell’impianto e del processo di depurazione: messa in sicurezza di alcune aree con muri di contenimento; realizzazione di una prima stazione di ‘grigliatura’ dei reflui al fine di rimuovere eventuali solidi; completamento di una terza linea di eliminazione di sabbia, in modo che anche in caso di emergenze almeno una linea sia in funzione; riqualificazione e ammodernamento delle aree destinate all’essiccazione dei fanghi di depurazione, in modo da rendere più veloci le operazioni di rimozione e smaltimento; installazione di nuovi impianti nell’area di sollevamento dei reflui che rendano il sistema in grado di reggere a eventuali carichi improvvisi dovuti a eventi meteorici eccezionali”.

Se non fosse che una delle ditte escluse dall’appalto abbia fatto ricorso, una sentenza del Cga le abbia dato ragione e così già a dicembre 2020, ad appena sei mesi dalla consegna dei lavori, il Commissario straordinario unico per la depurazione Maurizio Giugni ha dovuto stoppare tutto e procedere alla riassegnazione dell’appalto. Con il risultato che quello che doveva essere il fiore all’occhiello del pacchetto Cipe per superare l’infrazione Ue a Palermo è ancora fermo al palo e anche quest’estate il mare della Costa Sud è stato mappato come “inquinato”.

Restando nel palermitano, sul Portale Acque tra i tratti in rosso, ossia vietati, c’è anche Sant’Elia, frazione di Santa Flavia: il 13 maggio scadrà la procedura ristretta per la selezione del contraente per l’affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva (incarico da 485 mila euro) del completamento della rete fognante dell’agglomerato di Santa Flavia. A gennaio, inoltre, Giugni ha consegnato al raggruppamento affidatario Prog.in-Areaengineering-Biosurvey-Studio Altieri le attività di indagine e progettazione (costo un milione circa) del nuovo sistema fognario depurativo per la gestione delle acque reflue di Carini, Cinisi e Terrasini: un’opera da 28 milioni di euro.

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