Legambiente denuncia: le discariche e gli inceneritori ingesseranno nei prossimi decenni i sistemi di gestione della raccolta differenziata e aggraveranno i costi di smaltimento dei rifiuti con evidenti riflessi sulle tariffe dei cittadini.
Le priorità, i cantieri e gli strumenti per raggiungere gli obiettivi europei sull’economia circolare al 2030 sono stati i temi al centro della settima edizione dell’EcoForum regionale sui rifiuti e l’economia circolare che si è svolto a Palermo.
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Le direttive europee, il piano nazionale per la gestione dei rifiuti e la strategia nazionale sull’economia circolare hanno assegnato alle regioni e ai comuni obiettivi sfidanti e selettivi che impongono a ciascun soggetto responsabile del ciclo integrato dei rifiuti di definire le priorità e, di conseguenza, di individuare gli strumenti per raggiungere gli obiettivi di riduzione, recupero e riciclo entro il 2030.
Gestione rifiuti, le domande di Legambiente Sicilia all’EcoForum
Proprio la Regione siciliana, entro la fine dell’anno, approverà l’aggiornamento del piano regionale di gestione dei rifiuti urbani. Ma le priorità e gli strumenti indicati nel piano sono davvero adeguati a superare le attuali criticità gestionali e infrastrutturali, anche al fine del raggiungimento degli obiettivi al 2030? E’ questa la domanda che è stata posta da Legambiente Sicilia agli ospiti intervenuti all’EcoForum.
“Noi – dichiara Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia – lo abbiamo detto chiaramente sia in occasione della fase delle osservazioni al rapporto preliminare che durante la procedura di VAS, che purtroppo il Piano ribalta l’ordine di priorità previsto dalla gerarchia di gestione dei rifiuti, privilegiando oggi e nei prossimi anni le operazioni di smaltimento in discarica, prevedendo ampliamenti per oltre 9 milioni di metri cubi, proponendo in futuro lo smaltimento dei rifiuti in inceneritori, e prevedendo la realizzazione di due inceneritori che bruceranno oltre 600 mila tonnellate di rifiuti, piuttosto che promuovere la riduzione, la prevenzione, il riutilizzo, il riciclo e la realizzazione degli impianti per l’economia circolare.
Il rischio più grande, denuncia Legambiente Sicilia, è che le discariche e gli inceneritori ingesseranno nei prossimi decenni i sistemi di gestione della raccolta differenziata e aggraveranno i costi di smaltimento dei rifiuti con evidenti riflessi sulle tariffe dei cittadini.
“È scritto nero su bianco nel piano rifiuti – precisa Castronovo – che il conferimento dei rifiuti negli inceneritori non sarà gratis per i comuni e i cittadini, ma avrà un costo di almeno 170-220€ per tonnellata, senza considerare la tassa sulle emissioni di gas climalteranti dal 2028, che potrebbe raddoppiare il costo. Per cui il costo di conferimento sarà più del doppio – quindi 400€ per tonnellata, insomma più di quello che costa oggi esportare i rifiuti fuori regione. Insomma rischiamo, è il caso di dirlo, di passare dalla padella – quella delle discariche – alla brace- quella degli inceneritori.”
Le percentuali in miglioramento sulla raccolta differenziata
È tutto questo mentre in Sicilia la gestione del ciclo integrato dei rifiuti sta cambiando, con un progressivo, seppur lento, miglioramento delle percentuali di raccolta differenziata. La raccolta differenziata è passata dal 42% nel 2020 al 55% nel 2023, ma con incremento di solo 4 punti percentuali rispetto al 2022. A pesare sulla performance complessiva continuano ed essere i peggiori risultati di Palermo e Catania, rispettivamente al di sotto del 20% e del 35%.
Mentre si registra un’impennata nel numero dei Comuni Ricicloni siciliano che hanno superato il 65% di raccolta differenziata, a fine 2023 sono 303, ossia l’80%. Più di 1/3 (135 comuni) hanno superato il 75% di raccolta differenziata, con una produzione pro capite inferiore ai 75 kg di rifiuti indifferenziati (i cosiddetti Comuni Rifiuti Free), avvicinandosi agli obiettivi di riciclo previsti dalla direttiva europea.
Per questo, Legambiente si è opposta, proponendo, insieme ad altre associazioni ambientaliste, un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, alla concessione di poteri straordinari al presidente Schifani per completare e chiudere il ciclo dei rifiuti con la realizzazione degli inceneritori.
Il parere di Legambiente Sicilia
Per Legambiente Sicilia non sussistono le condizioni ammesse dalla legge per ricorrere all’esercizio dei poteri straordinari. Al contrario, per l’associazione ambientalista, per completare e chiudere correttamente il ciclo integrato dei rifiuti, occorre applicare correttamente la normativa vigente e i principi di efficienza ed economicità.
1) Migliorando e potenziando i servizi di raccolta urbana in particolare nelle grandi città, Palermo e Catania, che sono i principali responsabili della crisi delle discariche, integrando il porta a porta con i centri comunali di raccolta e le isole ecologiche, con i centri di riutilizzo al fine di aumentare soprattutto la raccolta di frazioni merceologiche come i RAEE , il legno e i tessili, e attraverso l’adozione di una tariffa puntuale che premi e valorizzi l’impegno dei cittadini virtuosi che producono meno rifiuti indifferenziati. Queste misure consentirebbero di aumentare la qualità della raccolta differenziata, l’avvio effettivo a riciclo dei rifiuti raccolti e per i comuni di ottenere maggiori corrispettivi dai consorzi di filiera che consentirebbero di ridurre la tassa sui rifiuti.
2) Rivedendo la governance della gestione del ciclo dei rifiuti, a partire dall’abolizione della l.R. 3 del 2013 e degli ARO e riducendo il numero della SRR (attualmente 18) secondo i criteri previsti dal dlg 152/2006 trasformandoli in consorzi di comuni come nel resto del paese
3) Realizzando impianti industriali veramente utili per la gestione del riciclo dei rifiuti, come quelli di biodigestione anerobica per il trattamento dell’organico, fondamentali per la produzione di compost di qualità, indispensabile per la fertilizzazione dei suoli siciliani, messi a dura prova della persistente siccità dovuta ai cambiamenti climatici, e per la produzione di biogas, anch’esso essenziale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e liberarci rapidamente dalle fonti fossili. Sono altrettanto necessari gli impianti per il trattamento della valorizzazione e il riciclo di altre frazioni merceologiche come il legno, i RAEE e i tessili.
Ma è proprio nella realizzazione di questi impianti a servizio della raccolta differenziata e del riciclo che si registrano i maggiori ritardi e ostacoli nei procedimenti autorizzativi e amministrativi. Un esempio è rappresentato dagli impianti di biodigestione da realizzare a Bellolampo, per i quali la fase autorizzativa ha richiesto due anni e mezzo. Ancora peggiore è il caso dell’impianto di biodigestione a Mazzarra Sant’Andrea, proposto dalla SRR Messina Provincia, che è stato bocciato dal Dipartimento Ambiente nonostante i pareri favorevoli della Commissione Tecnica Specialistica.
Ritardi e ostacoli che stanno mettendo a rischio anche la realizzazione degli gli impianti per l’economia circolare che sono stati finanziati dal bando del PNRR sull’economia circolare, come gli impianti di biodigestione di Corleone, Priolo e Messina, o gli impianti per il recupero e valorizzazione dei prodotti assorbenti per la persona previsti a Messina e a Palermo.
L’intervento di Stefano Ciafani
“Riteniamo — dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente — che proprio su questi aspetti sia necessario concentrare gli sforzi di ogni soggetto responsabile della gestione del ciclo dei rifiuti: le istituzioni regionali e locali, gli enti di gestione, gli operatori del settore, i cittadini, le associazioni di cittadini e le organizzazioni di categoria. È fondamentale creare quelle sinergie e quella visione comune che permettano di accompagnare la realizzazione degli impianti necessari alla rivoluzione circolare della regione e del Paese, visti come un’opportunità di riqualificazione sociale, risanamento ambientale e rilancio economico dei territori per uno sviluppo sostenibile.
La Sicilia, come emerge dal nostro ultimo rapporto sulle Ecomafie realizzato anche con la collaborazione dell’Arma, continua ad essere una delle regioni con il maggior numero di reati ambientali legati al ciclo illegale dei rifiuti, dove la criminalità organizzata e le mafie, con la complicità di importanti operatori economici, esercitano ancora un controllo pervasivo sulla filiera dello smaltimento. Per la nostra regione, a tradizionale presenza mafiosa, la transizione verso l’economia circolare è anche l’occasione per liberarci anche dal giogo criminale e mafioso che per molti anni ha lucrato su un sistema di gestione dei rifiuti incentrato e concentrato sulla produzione di rifiuti indifferenziati”.
Sicilia Munnizza Free è patrocinata dal Dipartimento regionale rifiuti della Regione Siciliana e da Anci Sicilia ed è sostenuta:
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