Palermo, lo stop in Consiglio ai Piani costruttivi crea nuove tensioni nella maggioranza - QdS

Palermo, lo stop in Consiglio ai Piani costruttivi crea nuove tensioni nella maggioranza

Gaspare Ingargiola

Palermo, lo stop in Consiglio ai Piani costruttivi crea nuove tensioni nella maggioranza

martedì 12 Novembre 2019

Ancora una volta in Aula le forze a sostegno dell’Amministrazione non si sono dimostrate compatte. I documenti in questione erano stati presentati nel 2013 da un gruppo di cooperative edili

PALERMO – Il Consiglio comunale ha bocciato sei piani costruttivi (di fatto varianti urbanistiche) che prevedevano la conversione di ex aree industriali in zone di edilizia residenziale popolare con la costruzione di 666 alloggi.

I piani erano stati presentati nel 2013 da un gruppo di cooperative edili. Se approvati, sarebbero stati “calati” nel nuovo Piano regolatore generale ma anche stavolta la maggioranza (che attraversa un periodo di fibrillazione per la nascita del gruppo consiliare “Italia Viva” con fuoriusciti da Pd, Sicilia Futura più altri orlandiani) non si è dimostrata compatta e alcuni consiglieri, come Paolo Caracausi del Movimento 139 o Claudio Volante dei Comitati civici, si sono astenuti o hanno votato a favore di questo o quel piano.

“Spiace constatare – ha detto Fausto Melluso di Sinistra Comune – che la maggioranza non sia stata del tutto coesa rispetto alla bocciatura del provvedimento, che è stato comunque sostenuto anche da consiglieri ‘esterni’ cui va dato atto di aver svolto un ruolo importante per la gestione di questa delicata vicenda. In una città in cui ci sono 30 mila appartamenti vuoti è impensabile riscontrare un’utilità pubblica nell’idea di costruirne altri anche in deroga alla normativa di tipo urbanistico vigente. Resta il tema delle aree industriali dismesse che per noi è fondamentale: in sede di discussione del nuovo strumento urbanistico, cioè il Piano regolatore generale, siamo certi che l’Amministrazione e la maggioranza troveranno il modo di utilizzarle al meglio e a favore delle categorie sociali che partono da una situazione di svantaggio”.

“Il fatto che siamo qui a votare piani di sei anni fa – ha detto Volante bacchettando i suoi – è già una sconfitta perché sono tutti datati e perché l’imprenditore interessato sei anni fa potrebbe non esserlo più oggi. Non si può chiedere a qualcuno di investire uno o due milioni di euro su un progetto che viene approvato sei anni dopo, rischiando il fallimento. Esprimo parere favorevole per tutti e sei i piani per rispetto di tutti i professionisti e gli imprenditori che hanno aspettato così tanto per ottenere una risposta”.

Le ex aree industriali – ha ribadito Caracausi – sono abbandonate e nel degrado e vanno riqualificate. Questo atto si è protratto per sei anni: se i progetti non andavano bene andava detto sei anni fa e non oggi”.

Le sei proposte riguardavano l’ex cotonificio di via Aiace a Partanna Mondello, gli ex mulini Virga a Sant’Erasmo, l’ex Keller di via Maltese e le aree industriali di San Lorenzo, via Tiro a Segno e via Messina Marine e, come sostenuto da Concetta Amella, Viviana Lo Monaco e Antonino Randazzo, “prevedevano, secondo il sindaco Leoluca Orlando, demolizioni a tappeto per fare spazio a edilizia sovvenzionata. Inoltre, su tre dei progetti è in corso un’indagine giudiziaria. Nei fatti il sindaco non ha più la maggioranza a Sala delle Lapidi e suoi assessori continuano a barcamenarsi tra provvedimenti assunti d’urgenza per far fronte a uno stato emergenziale cittadino, privo di regolamentazioni certe e di progetti autenticamente utili al bene pubblico. Continuiamo ad assistere al triste spettacolo della quinta consiliatura orlandiana, ormai a brandelli e boccheggiante che non riesce a garantire gli stessi cittadini”.

“Nonostante le pressioni giunte da tutte le parti – ha detto l’ex M5s ora al Misto Giulia Argiroffiil Consiglio comunale ha saputo salvaguardare l’interesse pubblico, ponendolo come prioritario rispetto a quello privato: ha saputo riconoscere il valore dell’archeologia industriale, delle regole e della pianificazione (che non esiste). Ha riconosciuto la pericolosità di deroghe, sempre e soltanto deroghe, in assenza sistematica di ogni forma di pianificazione. E della variante al Prg? Ancora nessuna notizia”.

In Aula era presente il capo Area tecnica della Riqualificazione urbana delle Infrastrutture, Nicola Di Bartolomeo, che ha ammesso “i disservizi e le migliorie da apportare in alcuni uffici, più al Sue (Sportello unico edilizia, nda) che al Centro storico” ma che “gli uffici lavorano e i permessi di costruire e le autorizzazioni vengono rilasciati. Solo quest’anno, per esempio, nel centro storico abbiamo rilasciato 48 permessi di costruire e centinaia di pareri”.

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