Palermo, nuovo anno, vecchi problemi di bilancio - QdS

Palermo, nuovo anno, vecchi problemi di bilancio

Gaspare Ingargiola

Palermo, nuovo anno, vecchi problemi di bilancio

mercoledì 22 Gennaio 2020

Anticipazioni di tesoreria, Fondo crediti dubbia esigibilità, costi extra Rap e debiti commerciali. In Consiglio comunale è stato tracciato un quadro preoccupante delle finanze dell’Ente

PALERMO – Per le casse del Comune il 2020 non poteva iniziare nel modo peggiore. Convocato in Aula per discutere dell’Amat e delle partecipate in generale, il ragioniere generale Paolo Bohuslav Basile ha tracciato un quadro a tinte fosche sui conti di Palazzo delle Aquile.

Tutto nasce da una sua nota inviata all’Amministrazione che fissa l’importo delle anticipazioni di tesoreria al 31 dicembre 2019 alla cifra monstre di 81,5 milioni di euro: significa che il Comune stenta a pagare perfino le spese obbligatorie, gli stipendi e i servizi delle partecipate perché non ha liquidità e per farlo deve ricorrere, appunto, alle suddette anticipazioni. L’anno scorso, infatti, il Comune ha speso 1,021 miliardi e ha incassato “appena” 947 milioni con un passivo di 73 milioni che ha costretto l’Ente a farsi prestare, come detto, 81,5 milioni dal tesoriere (la Bnl).

Ma le anticipazioni di cassa sono soltanto la punta dell’iceberg in vista della trattazione del Bilancio di previsione 2020 che, a questo punto, si preannuncia una partita davvero delicatissima. Prima di aggiornare i contratti di servizio delle partecipate (inclusa l’Amat) il Consiglio comunale aveva chiesto di poter visionare e approvare il Bilancio di previsione 2020 entro febbraio ma davanti all’assemblea di Sala delle Lapidi il ragioniere Basile ha allargato le braccia ammettendo che con la situazione economico-finanziaria attuale sarà molto difficile rispettare i tempi richiesti dall’Aula. “In questo momento – ha spiegato – ci sono due insormontabili profili di criticità che non lasciano dormire sonni tranquilli alla Ragioneria. Innanziutto la differenza tra l’accantonamento obbligatorio per il Fondo crediti dubbia esigibilità al 31 dicembre 2018 e quello che è stato accantonato in questi anni ammonta a 271 milioni di euro”. Il Fondo crediti dubbia esigibilità, infatti, attualmente è pari a 418,3 milioni ma il Comune avrebbe dovuto accantonarne almeno 689.

Come si è arrivati a questo? Prima il Fondo crediti veniva calcolato con un metodo diverso, più elastico, ma da quando la legge è cambiata i Comuni devono mettere da parte il Fondo crediti in maniera graduale, per non farsi trovare impreparati. Palermo però non l’ha fatto e adesso deve “rimontare” per rispettare gli obblighi di legge: servono 90 milioni l’anno per tre anni, a partire già dal 2020. Una cifra difficile, se non impossibile, da risparmiare, specie considerando che il Comune è costretto a farsi prestare i soldi per tirare avanti.

L’altro “incubo” di Basile è “l’obbligo, anche questo imposto dalla legge, di coprire le perdite di bilancio delle società partecipate. Amat e Rap hanno chiuso i loro bilanci con un rosso che ammonta a quasi 18 milioni. Nell’attuale annualità 2020 relativa al bilancio 2019/2021 questa voce non è stata inserita: dobbiamo trovare 18 milioni”.

Ma c’è un terzo problema che “toglie il sonno” al Ragioniere generale: “L’incremento delle tariffe per i servizi a domanda individuale (per esempio asili, Musei o impianti sportivi, nda) che quest’anno devono raggiungere a consuntivo un tasso di copertura di almeno il 36%”. Il mancato raggiungimento di questo obiettivo comporterebbe una penale di 8,5 milioni.

E non va dimenticata anche la querelle tecnico-giuridica sugli extracosti che la Rap sta affrontando per il trasporto dell’immondizia verso le discariche catanesi dopo la chiusura della sesta vasca di Bellolampo: secondo la Ragioneria generale, anche gli extracosti andrebbero coperti con la Tari ma l’Amministrazione vorrebbe evitare un impopolare aumento della tassa sui rifiuti e spera ancora in un contributo da parte della Regione Siciliana, che però tarda ad arrivare.

Per finire, ci sono anche i debiti commerciali, pari a 20 milioni: il Governo nazionale vorrebbe introdurre l’obbligo di accantonamento (con sanzioni salatissime per chi non lo rispetta) anche per questa voce ma per il momento non se ne parlerà prima del 2021.

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