Palermo, piano di rientro, le conseguenze con vista sulle amministrative - QdS

Palermo, piano di rientro, le conseguenze con vista sulle amministrative

Ingargiola Gaspare

Palermo, piano di rientro, le conseguenze con vista sulle amministrative

giovedì 03 Febbraio 2022

La maratona in Consiglio ha consegnato un nuovo assetto tra le forze presenti in Aula, dando vita a scenari ancora tutti da decifrare in vista delle prossime elezioni comunali

PALERMO – La partita del Piano di riequilibrio, approvato per un soffio lunedì sera con appena 14 voti su 40 consiglieri, è appena cominciata. Il Piano deve prima ricevere il via libera della Corte dei Conti e del Mef per poi essere “calato” nell’accordo con il Governo che farà arrivare a Palermo 475 milioni in vent’anni in cambio di un aumento vertiginoso di tasse e tariffe.

Di sicuro però il documento un risultato unanime l’ha già raggiunto: quello di scontentare tutti. Giunto al rettilineo finale della sua esperienza da sindaco, Leoluca Orlando ha portato a casa un risultato insperato grazie all’appoggio del M5s e alla strategica uscita dall’Aula del centrodestra, evitando così la macchia del dissesto sulla sua carriera. Al tempo stesso, però, ha imposto ai palermitani il raddoppio dell’Irpef, autentico architrave di un Piano che fondamentalmente poggia sull’aumento delle tasse e sugli aiuti da Roma. Le altre misure previste, infatti, non sembrano avere la stessa, immediata concretezza: le percentuali sulla riscossione fiscale sono state disconosciute dagli uffici; la vendita della Gesap avverrà (se avverrà) fra tre anni; il raddoppio delle aliquote Irpef deve passare dalle Forche Caudine dell’Aula con una delibera specifica; l’aumento delle ore ai 2.380 dipendenti part time non potrà concretizzarsi prima dell’approvazione del Bilancio consolidato e dei Bilanci di previsione 2021 e 2022. Senza contare che nel Piano manca una vera riorganizzazione della galassia delle partecipate. Questo a livello amministrativo.

A livello politico, da una parte sembra essersi consolidato nuovamente l’asse tra M5s e orlandiani, mentre la sinistra ha messo in chiaro che chi non ha votato il Riequilibrio (cioè i centristi e i moderati di Italia Viva, Oso, Azione e +Europa) non potrà eventualmente far parte dell’alleanza alle amministrative. Anche a destra non sono mancati i malumori: la Lega è rimasta in Aula fino alla fine e si è astenuta mentre gli alleati di Udc, Diventerà Bellissima, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno preferito abbandonare i lavori prima del voto per non mettere la propria firma in calce a un provvedimento lacrime e sangue.

I più agguerriti contro il sindaco, però, sono stati senza dubbio i centristi: in Aula hanno fatto fronte comune e all’indomani del voto hanno convocato i giornalisti per annunciare le prossime mosse che puntano a smontare il Piano pezzo dopo pezzo tramite specifiche delibere. Il presidente del Consiglio comunale Salvatore Orlando (Italia Viva), che già era andato in escandescenze poco prima del voto (“In quest’Aula si sta consumando l’antipolitica, siete fuori dal mondo! Siete 13, non avete i numeri! Fate pietà!”, aveva urlato rivolto ai banchi degli orlandiani), è tornato a picchiare durissimo contro l’Amministrazione: “La manovra di riequilibrio è stata una delle pagine più buie della storia della città. Qualcuno, con la solita arroganza, parla di risultati trionfali. Noi ci uniamo al dolore dei palermitani. È stato approvato un atto con 14 voti favorevoli su 40. Ritengo che questi numeri non consentano al sindaco di assumere alcun impegno con la Presidenza del Consiglio. Nulla di quanto previsto all’interno del piano è esecutivo, tutto avrà bisogno di provvedimenti singoli che dovranno passare dall’Aula. Vi assicuro che 14 voti favorevoli non basteranno per aumentare le aliquote Irpef e vendere le quote della Gesap, ricapitalizzate nel 2012 con 30 milioni, per soli 22 milioni. Proporremo delibere per revocare la vendita della Gesap e per fare chiarezza sul personale. Con l’emendamento farlocco approvato, all’interno di un piano fasullo, nessuno potrà avere un’ora di lavoro in più”.

Le prossime settimane chiariranno se il fronte centrista si consoliderà in vista delle amministrative come un polo (tutto palermitano) alternativo alle due coalizioni principali, specie dopo la spaccatura col centrodestra. Non a caso il presidente Orlando ha sottolineato che “solo la Lega ci ha messo la faccia”.

Intanto, però, c’è da registrare il malcontento di sindacati e commercianti. “L’approvazione del Piano di riequilibrio, che evita il dissesto finanziario – ha detto il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo – è un bene, ma rischia di essere una buona notizia solo per quanti non hanno mai pagato e continueranno a non pagare le tasse a causa anche delle carenze dell’Amministrazione e della macchina comunale. Il Comune metterà le mani nelle tasche dei cittadini che le tasse le hanno sempre pagate. Si è evitato il dissesto ma non il disastro. È inaccettabile che a pagarne il prezzo saranno lavoratori e pensionati”.

“Il conto – ha ribadito Luisella Lionti, segretario della Uil Sicilia e Area Vasta – lo pagheranno sempre e solo i cittadini che dovranno pagare più tasse e che continueranno ad avere servizi inesistenti. Famiglie e lavoratori, già in sofferenza per la pandemia, saranno costretti a ulteriori sacrifici”.

Per il segretario generale Cisl Palermo-Trapani Leonardo La Piana “ciò che ci preoccupa è la totale mancanza di una prospettiva futura, anzi, sul futuro si addensano le nebbie di conti in sofferenza e di stangate, come l’aumento dell’addizionale comunale Irpef, troppo pesanti da tollerare per le tasche delle famiglie palermitane, di lavoratori, pensionati e del tessuto imprenditoriale”.

Preoccupata anche la presidente di Confcommercio Palermo, Patrizia Di Dio: “Il Comune non andrà in dissesto ma andranno in dissesto le imprese e le famiglie, che già da anni si sobbarcano il peso di un’economia fragile e le conseguenze della pandemia, e che per i prossimi vent’anni pagheranno le tasse più alte d’Italia in cambio dei servizi al cittadino peggiori”.

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