Palermo, reati fallimentari e riciclaggio: due misure interdittive

Palermo, reati fallimentari e riciclaggio: due misure interdittive e sequestri

Marco Cavallaro

Palermo, reati fallimentari e riciclaggio: due misure interdittive e sequestri

Redazione  |
giovedì 12 Settembre 2024

Le indagini, condotte dalla Sezione di Polizia Giudiziaria - aliquota Guardia di Finanza, hanno riguardato il fallimento di una società esercente la “gestione di centri e impianti sportivi polivalenti"

I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure interdittive e reali con cui il G.I.P. del Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha disposto il divieto, per la durata di un anno, di esercitare attività professionali o imprenditoriali nei confronti di due soggetti, nonché il sequestro di numerose autovetture di pregio, di somme di denaro per 21.000 euro e di un compendio aziendale.

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Palermo, riciclaggio e reati fallimentari: le indagini

Le indagini, condotte dalla Sezione di Polizia Giudiziaria – aliquota Guardia di Finanza, hanno riguardato il
fallimento di una società esercente la “gestione di centri e impianti sportivi polivalenti, nonché l’organizzazione e la gestione di iniziative sportive legate all’automobilismo e al motociclismo”, tra cui un autodromo sito nel territorio del Comune di Torretta (PA). Gli accertamenti svolti hanno evidenziato che i due principali indagati, marito e moglie, amministratori di fatto e di diritto, unitamente a ulteriori tre familiari, avrebbero effettuato, mediante artifizi contabili, plurime condotte distrattive, sia prima che dopo la dichiarazione di fallimento (avvenuta nel 2018), allo scopo di arrecare pregiudizio ai creditori.

In particolare, sono state individuate diverse autovetture di pregio di noti marchi nazionali ed esteri (tra cui Ferrari, Bentley, Porsche, Maserati, Jaguar e Rolls Royce), inizialmente intestate alla fallita, poi vendute a un’anziana parente a un prezzo notevolmente più basso rispetto al valore di mercato e, da ultimo, cedute a una nuova società, appositamente costituita e sempre riconducibile agli indagati.

Inoltre, attraverso quest’ultima, i coniugi avrebbero incassato assegni per circa 21.000 euro, frutto di
un’operazione di autoriciclaggio, in quanto provenienti da un cliente della società in dissesto.
Di fondamentale importanza ai fini dell’individuazione degli illeciti è risultata l’analisi dei flussi finanziari
nonché delle risultanze ottenute a seguito di un Ordine Europeo di Indagine, da cui emergeva che la società, tra il 2016 e il 2018, quando si era già palesato lo stato di crisi, aveva fatto confluire su un conto corrente maltese risorse finanziarie per circa 290.000 euro. Sulla scorta delle evidenze acquisite, il G.I.P. presso il Tribunale di Palermo, condividendo le valutazioni della locale Procura della Repubblica, ha ravvisato la sussistenza in capo ai cinque indagati di un grave quadro indiziario, in ordine ai reati contestati di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio.

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