Reset Palermo, statuto non ancora modificato - QdS

Reset Palermo, statuto non ancora modificato

Gaspare Ingargiola

Reset Palermo, statuto non ancora modificato

venerdì 29 Novembre 2019

L’Autorità chiede una modifica imprenscindibile per poter sottoscrivere contratti con il Comune. Senza l’iscrizione nell’elenco di quelle in house si va verso il blocco delle attività

PALERMO – La notizia è arrivata come una doccia gelata ma niente affatto a sorpresa. La scorsa settimana l’Anac ha minacciato di non iscrivere la Reset nel registro 2020 delle società in house. Due mesi fa l’Autorità Anticorruzione aveva lanciato un ultimatum richiedendo una modifica dello statuto societario, di inserire cioè la previsione che la Reset possa effettuare lavori e svolgere servizi (e farsi pagare per questo) per le altre partecipate (che poi è il senso per cui è nata la consortile).

Una modifica imprescindibile per poter sottoscrivere contratti con il Comune e le altre società partecipate, senza i quali sarebbe la fine per la società che ha preso il posto della Gesip nel 2014 e che a Palermo si occupa di cura del verde, canile municipale, servizi di portierato, guardiania e custodia degli immobili comunali e manutenzione dei cimiteri. La modifica statutaria, però, non è mai approdata in Consiglio comunale, i due mesi di tempi concessi dall’Anac nel frattempo sono passati e così nei giorni scorsi è arrivato l’aut aut da via Minghetti: o lo statuto viene modificato o l’azienda rischia di essere estromessa. Con il rischio di lasciare a piedi 1.500 lavoratori. La reazione più dura alla notizia arriva proprio dalla maggioranza che sostiene il sindaco Leoluca Orlando, che parla di “approssimazione”, “superficialità” e “pericolo gravissimo”. “È veramente assurdo come si sia arrivati a questo punto – dicono i consiglieri di maggioranza Paolo Caracausi, Valentina Chinnici, Massimiliano Giaconia e Tony Sala -. Pretendiamo di sapere se l’inadempienza che ci ha portati al punto di mettere a rischio un’azienda di 1.500 dipendenti che eroga servizi importanti per la città di Palermo è in capo agli uffici competenti o alla parte politica dell’amministrazione o vi è una corresponsabilità.

Ultimamente l’approssimazione, anche per questioni di una certa delicatezza, sembra essere diventata una prassi. Ancora una volta – aggiungono – il Consiglio comunale, per rimediare al tempo trascorso infruttuosamente e mettere al sicuro l’azienda e i servizi che la stessa eroga, com’è accaduto in passato in casi altrettanto delicati, non appena riceverà l’atto non si risparmierà per approvarlo, ma dovrà fare tutto in gran fretta e in emergenza. Non è più accettabile questo modus operandi – concludono -: ci rivolgiamo pertanto al sindaco, al suo vice e a tutti i componenti della Giunta chiedendo loro di vigilare sull’operato degli uffici poiché una città come la nostra non può incorrere in tanta superficialità”.

Toni duri con l’amministrazione attiva anche da parte del neonato gruppo Italia Viva: “Il pericolo che la Reset debba fermarsi e non possa più ricevere commesse dal comune di Palermo, così come dalle altre società partecipate, perché non è stato modificato lo statuto secondo le indicazioni dell’Anac è gravissimo, oltre che incomprensibile – dicono i consiglieri Sandro Terrani, Gianluca Inzerillo, Dario Chinnici, Francesco Bertolino, Carlo Di Pisa, Ottavio Zacco, Giusy Russa e Katia Meli -. Per di più se si pensa che i consiglieri ne vengono a conoscenza solo tramite la stampa. Chiediamo che l’amministrazione riferisca subito al Consiglio comunale sulla situazione, concordando con l’aula un percorso che in tempi rapidissimi consenta di arrivare a una soluzione. Il blocco delle attività Reset costituirebbe un danno per i palermitani e per i lavoratori, che non meritano questa ennesima beffa”.

Sul piede di guerra, naturalmente, i sindacati. “Il Comune di Palermo ha il dovere di trovare immediatamente una soluzione per la Reset – dicono Nicola Scaglione e Gianluca Colombino, rispettivamente commissario Cisal Sicilia e segretario Cisal Palermo -: non possiamo nemmeno immaginare che la giunta e il consiglio comunale rimangano fermi di fronte al rischio che la società non possa più svolgere servizi per la mancata iscrizione all’Anac. Le strade sono due: approvare subito le modifiche statutarie chieste dall’Autorità o impugnare al Tar la delibera. La società è con le casse a secco e c’è il serio rischio che non possa nemmeno pagare stipendi, fornitori e Tfr. Intanto la Cisal ha già chiesto un incontro urgente al vicesindaco Fabio Giambrone”. Intanto, la commissione Bilancio ha incontrato l’amministrazione per discutere della delibera e i sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione

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