Incisioni su muri Steri, dolore e Inquisizione sotto lente di Graffiti Art in Prison - QdS

Incisioni su muri Steri, dolore e Inquisizione sotto lente di Graffiti Art in Prison

web-iz

Incisioni su muri Steri, dolore e Inquisizione sotto lente di Graffiti Art in Prison

web-iz |
martedì 26 Ottobre 2021

Storici, informatici, dottorandi, detenuti, professori cominciano la loro ricerca. Ecco cosa prevede l'iniziativa e gli eventi in programma.

Annunciata tre mesi fa, adesso è pronta a partire. È la prima delle sei settimane di studi intensivi del progetto Gap – Graffiti Art in Prison, la piattaforma scientifica nata dal partenariato con il progetto europeo ‘Erasmus +’ che, grazie a una compagine interdisciplinare composta da storici dell’arte, informaticie esperti di didattica museale, lavorerà sul vasto repertorio iconografico dello Steri, il bastione palermitano ubicato alla  Kalsa, nelle cui carceri vennero recluse e torturate 7mila persone nell’arco di quasi 200 anni, dal 1605 al 1782. 

Il dolore degli eretici

Furono loro, i cosiddetti eretici, condannati dal Tribunale della Santa Inquisizione della Chiesa cattolica, il Sant’Uffizio con l’accusa di sostenere teorie contrarie all’ortodossia religiosa, a incidere il loro sconfortato dolore fisico e interiore sui muri di quelle segrete. Un abominio le cui vittime furono artisti, artigiani, negromanti e, ancora, “streghe”, guaritori in grado di applicare la propria conoscenza della chimica in maniera non ufficiale e per questa ragione perseguitati e torturati fino alla morte, inflitta dal boia. Ma non solo. Violentemente avversati e repressi furono anche tanti uomini di alta estrazione culturale, frati soprattutto, appartenenti però a correnti mistiche non tollerate dalla morale del tempo. Le tracce dei loro pensieri, incise sui muri, compongono un terribile affresco collettivo di senso d’abbandono, violenza, sopraffazione: testimonianze di una delle fasi in assoluto più buie della storia moderna.

L’iniziativa

Proprio a partire da questi graffiti l’obiettivo dell’iniziativa – coordinata dalla critica d’arte Laura Barreca –  è sviluppare un corpus digitalizzato di informazioni storiche, artistiche e antropologiche su ciò che è racchiuso tra quelle mura di disperazione. Un ‘itinerario’ tra storia, arte, scienza e temi della conservazione e valorizzazione di questo patrimonio, partito ieri pomeriggio per chiudersi il 29 ottobre. A segnarlo sarà il contributo di esperti di diverse università europee per riflettere sul significato dei graffiti come mezzo espressivo dall’epoca dell’Inquisizione Spagnola sino ai giorni nostri. Il progetto prevede infatti anche il coinvolgimento degli istituti di detenzione di Palermo attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea, con l’obiettivo di sperimentare percorsi innovativi di inclusione sociale e artistica. 

Allo Steri saranno in tutto 18 i professori che si alterneranno con le loro lezioni durante questa settimana. Insieme con docenti d’arte e archeologia dell’Università di Palermo e Bologna, diversi arrivano da atenei internazionali blasonati come Heidelberg, New York , Città del Messico e la Complutense di Madrid. 

I dottorandi che partecipano alle sei settimane di studi intensivi, che verranno allestite nell’arco dei prossimi due anni, si distribuiscono su materie disparate: dalla storia, all’antropologia, dalla legge alla storia dell’arte, dalla fisica alle scienze sociali e, ancora, neuroscienze, criminologia e diverse altre discipline ancora. 

L’obiettivo del network internazionale

“L’obiettivo, non facile, è farle dialogare, coniugando ricerca, didattica, arte contemporanea e impegno sociale al fine di valorizzare lo straordinario patrimonio storico e artistico delle segrete dello Steri”, dice Gabriella Cianciolo, coordinatrice scientifica del Gap. “Realizzeremo progetti artistici con i docenti d’arte e i dottorandi per proporli nelle attuali carceri attraverso diversi linguaggi espressivi, a cominciare da fotografia e video”. Nel contempo “puntiamo a sviluppare un network internazionale che lavori su temi e obiettivi comuni di ricerca ‘contaminata’, fatta cioè di scambi tra docenti, dottorandi e detenuti nonché tra istituzioni diverse, ovvero le università e i musei delle carceri, attivi sia in Italia che in Spagna”, specifica la responsabile artistica Laura Barreca

Si tratterà di una ricerca lunga, complessa, che analizzerà non solo le prigioni, ma anche altri luoghi di confinamento, come gli ospedali psichiatrici, i campi di concentramento e tutti quegli spazi caratterizzati da privazioni, separazione e mancanza di libertà. 

Il progetto dell’Università di Palermo porrà l’accento anche sulla censura, sul confine tra arte e vandalismo e sulla percezione nei secoli del graffito: mezzo d’espressione condannato e poi rivalutato nel suo ruolo di strumento di protesta politica e di critica del sistema.

In questa prima settimana di studi, le incisioni sui muri verranno in particolare analizzate nel quadro storico dell’Inquisizione: un ‘viaggio’ cronologico, geografico e tematico che servirà, informano dal board del Graffiti Art in Prison, a contestualizzare quei disegni, anche di alto valore artistico e quelle frasi grondanti rabbia, pentimento, dolore e devozione: inclusa quella a Santa Rosalia, patrona di Palermo. ‘Poco patire, eterno godere, poco godere eterno patire’, è una delle tante frasi immortalate sulle spesse pareti dello Steri. 

I campi d’approfondimento delle sessioni di studio nell’arco del prossimo biennio spazieranno dal rapporto tra censura, immaginazione e libera espressione, alla dimensione emotiva e politica dei graffiti. E si soffermeranno anche il tema del ‘muro’, simbolo di reclusione e disagio ma anche mezzo scelto dal detenuto per trascendere la propria condizione di isolamento mediante segni. Lo dimostra, oggi, quello che divide in due Israele dalla Cisgiordania, costosissima serpentina di cemento armato voluta dal governo dello stato ebraico che taglia in due la stessa Betlemme e proprio sulla facciata che dà sul settore palestinese presenta un’estensione di graffiti a perdita d’occhio, alcuni ormai celeberrimi, come quelli di Banksy.

La collaborazione ccon i detenuti dell’Ucciardone

Il progetto prevede poi il contatto diretto con i detenuti dell’Ucciardone che verranno coinvolti nei programmi artistici guidati. La sesta e ultima settimana si svolgerà invece a Saragozza. All’Università del capoluogo aragonese il tema da sviscerare sarà quello delle prigioni in termini di heritage, cioè di patrimonio da convertire in luoghi d’arte e cultura.

Un progetto inclusivo, il Gap. “Se questo suo acronimo esprime in inglese il concetto di ‘vuoto’, di fatto punta invece a colmarlo, perché dà alle persone detenute la possibilità di indirizzare le proprie inclinazioni più o meno artistiche o il semplice bisogno di esprimersi; e, per quanto riguarda l’amministrazione del nostro carcere, di impegnarci a migliorare le loro condizioni di vita. Si tratta di un importante messaggio di speranza” – sostiene Fabio Prestopino, direttore della casa di reclusione ‘Ucciardone’, coinvolta direttamente nell’iniziativa. Concetto a cui si aggancia Bernardo Petralia, capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria presso il ministero della Giustizia: “Chi perde la speranza ha sempre necessità di farlo sapere – dice – La possibilità di prendere coscienza grazie a questo progetto delle tristi testimonianze di dolore estremo espresse dai graffiti dello Steri ci dà il vigore per affrontare le complesse problematiche dell’odierna amministrazione penitenziaria sul solco dei diritti umani: niente torture nelle carceri, nessuna pratica dolorosa per la popolazione detenuta”. 

I primi eventi in programma

Tra gli eventi a margine della prima settimana del Gap, due presentazioni di libri. Una riguarda ‘Campi Magnetici’, di Manuel Borja-Villel, direttore del Museo Reina Sofía di Madrid, prevista per le 15.30  di domani,  presso l’Aula Magna del Rettorato a Palazzo Steri. L’altra, in programma venerdì alle 15 nella Sala delle Verifiche dello Steri, riguarderà invece il libro ‘Del Santo Uffizio in Sicilia e delle sue carceri’, opera della storica palermitana Giovanna Fiume

Un patrimonio di conoscenza raro e ineludibile, quelle frasi e figure sui muri del palazzo della tortura a pochi passi dal mare, oggi sede del rettorato universitario. Strumenti per comprendere che la galera fosse sinonimo di tortura, dolore e morte non solo nel periodo della dominazione spagnola. Anche oggi gli scenari di tortura nelle carceri si susseguono in numerosi paesi nel mondo, sotto la coltre dei segreti di stato. E proprio da uno degli ingressi dello Steri lo striscione con l’immagine di Patrick Zaki, il giovane egiziano studente a Bologna, in detenzione preventiva al Cairo da oltre un anno e mezzo con la pesante quanto assurda accusa di ‘istigazione a crimini terroristici’, sta lì a ricordarcelo.  

LE INTERVISTE

Nel video sono intervistati Bernardo Petralia, capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria-Ministero della Giustizia, Laura Barreca, coordinatrice del progetto Graffiti Art in Prison, Paolo Inglese, direttore del Sistema Museale dell’Ateneo di Palermo, Fabio Prestopino, direttore della casa circondariale Ucciardone.

Antonio Schembri

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017