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Panarea, una boa nel mare che controlla i camini vulcanici

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Panarea, una boa nel mare che controlla i camini vulcanici

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giovedì 01 Aprile 2021

L'iniziativa è dell'Ingv e l'obiettivo è monitorare il fenomeno dei fondali.

Una boa tipo Meda elastica controllerà i camini vulcanici sui fondali di Panarea interessati da fenomeni del mare che “bolle”. L’iniziativa è dell’Ingv di Palermo che ha collocato l’apparecchiatura al largo dell’isola eoliana per fornire servizi all’osservatorio sottomarino dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ed a tutta la comunità scientifica.
Si tratta di un modulo sottomarino, equipaggiato con sensori geofisici ed oceanografici, collegato tramite cavo ad una boa e connesso in tempo reale tramite ponte radio al centro di acquisizione dati.

La boa è equipaggiata con sistema di alimentazione ed è strutturata in modo da rendere agevole la connessione a sensori ubicati in mare. Nei fondali di Panarea è stato scoperto un sito idrotermale, con oltre 200 camini vulcanici al largo di Basiluzzo, da un gruppo di ricercatori dell’Istituto di scienze marine del Cnr, dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e dall’Ingv, in collaborazione con la Marina Militare, le Università di Messina e di Genova e l’Istituto per l’ambiente marino costiero.

“Si tratta di decine di strutture a forma di cono, composte soprattutto da ossidi di ferro, che presentano un’altezza variabile da 1 a 4 metri e una base con diametro medio di circa 3.8 metri – spiega Federico Spagnoli, dell’Ismar-Cnr – alcune di queste bocche emettono fluidi acidi, ricchi di gas, in prevalenza anidride carbonica. Una struttura così estesa e complessa non trova eguali in Mediterraneo ma solo in alcune aree oceaniche”.
La scoperta è nata a seguito di una serie di indagini dell’Ingv volte a capire la natura di una improvvisa e forte attività esalativa che negli anni passati si manifestò tra gli isolotti.

Le campagne oceanografiche a bordo delle navi Astrea dell’Ispra ed Urania del Cnr e di unità della Marina Militare, per studiare l’area interessata e individuare altre zone di degassamento sono state numerose.
“Fino a quando durante una di queste campagne, a bordo della nave Astrea – dice Teresa Romeo, primo ricercatore dell’Ispra – un robot filoguidato dotato di una videocamera, una fotocamera e un braccetto meccanico non ha individuato, in una zona del fondale a sud dell’isolotto di Basiluzzo, numerosi camini fortemente colonizzati da alghe e organismi bentonici, alcuni dei quali con evidenti fuoriuscite di fluidi idrotermali e bolle di gas”

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