Partiti, non ci fidiamo ma li foraggiamo e destiniamo loro il due per mille dell'Irpef - QdS

Partiti, non ci fidiamo ma li foraggiamo e destiniamo loro il due per mille dell’Irpef

Antonino Lo Re

Partiti, non ci fidiamo ma li foraggiamo e destiniamo loro il due per mille dell’Irpef

sabato 18 Gennaio 2020

Pd in testa, poi Fdi ma la Sicilia è la seconda regione del Sud per donazioni alla Lega. Istat, siciliani sempre più delusi dalla politica, voto di fiducia: solo un modesto 2,4. Mef, +21,6% i contribuenti dell’Isola che hanno destinato il 2 per mille alla politica

PALERMO – Sono 44.460 i contribuenti siciliani che hanno deciso di destinare il 2 per mille del proprio Irpef al finanziamento di un partito politico, su un totale di 2.872.559 (dato provvisorio riferito all’anno di imposta 2017). Questo è quanto emerge dal report pubblicato dal ministero dell’Economia e delle Finanze, riferito alle dichiarazioni dei redditi del 2019 per l’anno di imposta 2018.

Ricordiamo che a decorrere dall’anno finanziario 2014, con riferimento al precedente periodo d’imposta, il contribuente ha la possibilità di effettuare la scelta di destinare il due per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche al finanziamento di un partito politico all’atto di presentazione della sua dichiarazione dei redditi (ai sensi del D.p.c.m. 28/05/2014, in attuazione del Dl 149/2013, art. 12).

In base al Dl 149/2013, partecipano alla destinazione del 2 per mille i partiti che hanno trasmesso il proprio statuto alla Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici e che la Commissione stessa abbia ritenuto essere conforme alle disposizioni dell’art. 3 della norma in oggetto. Non è vi tra questi il Movimento 5 stelle che non presenta la richiesta per accedere ai finanziamenti.

Rispetto allo scorso anno, anche nella nostra Isola vi è stato un aumento del numero dei contribuenti che hanno destinato il 2 per mille ai partiti, infatti appena un anno fa erano 36.558. Un dato che va in controtendenza con quanto evidenziato nel rapporto “Bes 2019 – Il benessere equo e sostenibile in Italia” dell’Istituto nazionale di statistica, dove è stato riscontrato che su una scala compresa tra zero e dieci, i cittadini siciliani con più di quattordici anni nel 2018 hanno dato in media voto 3,6 al Parlamento italiano: non si raggiunge nemmeno la sufficienza. Il dato è chiaramente sintomatico di un livello di sfiducia elevato e che si è tradotto in più tornate elettorali in una consistente percentuale di astensionismo.

Più che nei confronti delle istituzioni in quanto tali, i livelli di sfiducia più alti si registrano proprio nei confronti dei partiti italiani. Infatti, stavolta la votazione media attribuita in Sicilia è pari a 2,4 (anche in questo caso la scala di riferimento è compresa tra zero e dieci). Risultati peggiori si registrano solo in Sardegna (2,2).

Guardando invece al rapporto del Mef sul due per mille, sembrerebbe invece che i cittadini siciliani, in fondo, siano disposti a dare qualche altra chances alla politica.

Nel 2018, perfettamente in linea con il dato nazionale, le preferenze dei contribuenti siciliani sono principalmente per il Partito democratico: in totale sono 17.610 rispetto alle 14.886 dello scorso anno. A completare il terzetto dei partiti più premiati troviamo Fratelli d’Italia che ha superato la Lega con 7.784 preferenze, e proprio il gruppo di Salvini che è passato nel giro di un anno da 4.209 preferenze a 5.955. Regge ancora Forza Italia ma ha perso contribuenti rispetto a 12 mesi fa (da 3.118 a 2.417), mentre al quinto posto c’è una new entry, Sinistra Italiana con 2.121 preferenze.

Nonostante la crescita del numero di contribuenti che hanno deciso di destinare il proprio due per mille alla Lega, la Sicilia non è più la prima regione del Sud Italia ad “appoggiare” il Carroccio. Nel 2019 è stata la Campania a vantare questo primato con 6.126 preferenze. A livello nazionale, è chiaramente la Lombardia la roccaforte leghista per antonomasia (84.721).

L’aumento del numero dei contribuenti che hanno deciso di destinare il due per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche è stato registrato anche nel resto d’Italia. Oltre un milione di contribuenti (1.358.085) sugli oltre 41 milioni di contribuenti totali (41.211.336). Rispetto alla dichiarazione del 2018 (redditi 2017) si tratta di un numero in crescita del 24,6%: erano 1.089.817 contribuenti ad avere fatto questo scelta.
A livello nazionale il Partito democratico vince la classifica del 2 per mille Irpef, con un incasso di 8,4 milioni di euro; segue la Lega per Salvini premier con 3,1 milioni e Fratelli d’Italia con 1,1 milioni. A questi primi tre partiti su un totale di 22 presenti nell’elenco vanno, quindi, circa due terzi dei 18,1 milioni di euro, frutto delle scelte di 1,4 milioni di contribuenti.


“Per la Lega in Sicilia grande test di crescita”
Alessandro Pagano, vicecapogruppo Lega alla Camera: “Sta fungendo da traino per tutte gli altri partiti”

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Crescono i contribuenti che nel 2018 hanno destinato il 2 per mille ai partiti ma contestualmente, lo rivela l’Istat, la fiducia dei siciliani per la politica è ai minimi storici. Come lo spiega?
“È un fatto sociologico, la diffidenza dei siciliani rispecchia un contesto complessivo. Sfiducia al Sud perché è evidente che tutti percepiscono l’abbandono da parte dei partiti. Non c’è più attenzione, le iniziative peggiori si sono consumate nelle regioni meridionali, proprio perché tutti i partiti da destra a sinistra hanno smesso di credere nel Sud e il riflesso di tutto questo lo si trova nel comportamento del cittadino. Il Meridione e la Sicilia sono stati letteralmente maltrattati. Ma vi è anche un momento di fiducia. Nasce la Lega che funge da traino per tutti gli altri partiti con le sue visioni autonomistiche e la capacità di dimostrare un nuovo modello politico-culturale, elementi che permettono alla gente di ritrovare la speranza. Quindi vediamolo come un fattore positivo”.

La Sicilia è la seconda regione del Sud dopo la Campania ad aver destinato la somma più cospicua alla Lega. è sorpreso da questo risultato?
“Non sono assolutamente sorpreso. Ho scelto la Lega nel maggio del 2016 quando in Sicilia era quotata allo 0,6%. Avevo percepito che Matteo Salvini e le sue politiche erano assolutamente vincenti per le nostre popolazioni. Sono passati poco meno di quattro anni e ne ho avuto conferma, sia da un punto di vista elettorale ma molto di più da quello economico. Quando un cittadino va a votare, alla fine può essere anche influenzato dalle emozioni, fiducia o rabbia, e dunque vota a favore o contro. Ma quando si decide di destinare il proprio due per mille si è radicalmente convinti. Una grande test di crescita della Lega Salvini Premier anche nei prossimi anni”.


M5s, voce fuori dal coro grazie all’autofinanziamento
Josè Marano, deputato grillino all’Ars: “Cittadini sfiduciati ma c’è voglia di partecipare”

Jose marano
Sul fronte 2 per mille, il M5s rappresenta la “voce fuori dal coro”, poiché i grillini non presentano la richiesta di accesso ai finanziamenti. Il Quotidiano di Sicilia ha sentito a tal proposito il deputato siciliano Josè Marano.

Sono 44.460 i contribuenti siciliani che nel 2018 hanno deciso di destinare il 2 per mille del proprio Irpef al finanziamento di un partito politico. Numeri in crescita che però confliggono con la crescente sfiducia dei cittadini nei confronti di politica e istituzioni. Come leggere questi dati?
“L’aumento dei contributi ai partiti da parte dei cittadini attraverso il due per mille dimostra la volontà di voler comunque dare un supporto. Probabilmente anche attraverso questo, il cittadino mostra la sua partecipazione al funzionamento e sostentamento dei vari partiti politici. La motivazione della sfiducia dei siciliani nei confronti della politica mi sembra chiara. Si sono susseguiti governi immobili che non hanno fatto riforme o azioni che possano far ripartire l’Isola. Diffidenza che si evince anche dallo spopolamento di questa terra. Mancando le opportunità e le possibilità di crearsi un futuro soprattutto per i giovani dopo il liceo, aumenta questa tendenza di sfiducia”.

Si può fare politica senza il due per mille?
“Certo che si può. Lo dimostriamo noi del M5s da quando esistiamo con l’autofinanziamento che deriva dalla riduzione delle nostre indennità. Per quanto si possa dire in giro che siamo la ‘pecora nera’, sta di fatto la maggior parte dei deputati e portavoce del M5s restituisce parte dello stipendio e senza chiedere il contributo ai contribuenti”.


Cos’è il 2 per mille
Il contribuente può destinare una quota pari al due per mille della propria imposta sul reddito a favore di uno dei partiti politici iscritti nella seconda sezione del registro di cui all’articolo 4 del decreto legge 28 dicembre 2013, n. 149, e il cui elenco è trasmesso all’Agenzia delle Entrate dalla “Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici”.

Per esprimere la scelta a favore di uno dei partiti politici destinatari della quota del due per mille dell’Irpef, il contribuente deve apporre la propria firma nel riquadro della scheda, indicando nell’apposita casella il codice del partito prescelto.
La scelta deve essere fatta esclusivamente per uno solo dei partiti politici beneficiari.

L’elenco con i codici relativi ai partiti è riportato nella tabella “Partiti politici ammessi al beneficio della destinazione volontaria del due per mille dell’Irpef” nell’ultima pagina delle istruzioni.


Fbk, nessun argine a fake news
Facebook ha annunciato che darà la possibilità ai propri utenti di scegliere di non visualizzare più inserzioni politiche.

Questa è, però, l’unica novità riguardante la sua politica sulle pubblicità politiche, finita al centro di molte critiche, vista l’enorme diffusione di notizie false sul social network; inutile, finora, la pressione esercitata anche dai parlamentari statunitensi, che l’hanno accusata di eludere le sue responsabilità su cosa appare sulla sua piattaforma.

Facebook, quindi, ha deciso di non imitare Google, che ha vietato, per combattere la disinformazione, a politici e candidati di prendere di mira precise categorie di utenti ed elettori (microtargeting), e tanto meno Twitter, che ha completamente vietato le inserzioni politiche.

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