Pescatori detenuti in Libia, Di Maio chiede aiuto a Mosca - QdS

Pescatori detenuti in Libia, Di Maio chiede aiuto a Mosca

Pescatori detenuti in Libia, Di Maio chiede aiuto a Mosca

venerdì 16 Ottobre 2020

Il ministro degli Esteri, in un'audizione in Senato, ha confermato l'esistenza di trattative ma ha chiesto discrezione per non mettere a rischio i negoziati. Continuano intanto le pressioni della destra sul Governo: “Non ceda ai ricatti”

ROMA – Il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, chiederà aiuto a Mosca per ottenere il rilascio dei pescatori sequestrati in Libia. Lo ha riferito ieri durante una audizione in Senato spiegando che tra le diverse opzioni seguite dall’Italia per ottenere il rilascio dei pescatori italiani sequestrati la sera del primo settembre in Libia c’è anche la via diplomatica.

Di Maio tra le varie strade battute “in questo momento” sia dal “corpo diplomatico” che da quelle degli “uomini dell’intelligence” per la liberazione dei pescatori il suo ministero ha chiesto alla “Russia di usare la propria influenza diretta” sul generale Khalifah Haftar per portare a casa i nostri connazionali.

I pescatori sono stati sequestrati dalla Marina militare di Bengasi che fa capo al generale Haftar. Il titolare della Farnesina, ha confermato che vi sono trattative in corso per risolvere il caso, chiedendo tuttavia discrezione per non mettere a rischio i negoziati. Di Maio ha criticato i leader della Lega, Matteo Salvini, e di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, perché con le loro dichiarazioni mettono in pericolo il lavoro dell’intelligence e del corpo diplomatico.

“Stiamo lavorando ogni giorno su questo dossier – ha specificato il ministro grillino. Abbiamo liberato sette ostaggi in un anno e il lavoro è sempre stato direttamente proporzionale al silenzio. È giusto che le famiglie cerchino di tenere alto il tema, ma che le opposizioni lo portino nell’agone politico, è da incoscienti”.
In occasione della sua missione a Mosca Di Maio ha detto a Lavrov (ministro degli Esteri russo) che “è inaccettabile quel che sta accadendo. Se qualcuno viola acque territoriali autoproclamate non esiste lo stato di fermo, non esiste dire se liberate alcuni soggetti vi diamo gli italiani”.

Inaccettabile anche per l’europarlamentare della Lega Francesca Donato. “Un vero e proprio ricatto – ha detto – nei confronti del governo italiano che, in questo momento, si mostra completamente silente e inerme di fronte ad una vicenda così drammatica ho presentato un’interrogazione prioritaria, come prima firmataria, alla Commissione Europea, per sollecitare un suo intervento”.

Davide Faraone, senatore di Italia Viva, anche ieri è intervenuto sul tema sollecitando il Governo: “Voglio esprimere il giudizio positivo e la condivisione dell’atteggiamento di basso profilo che deve accompagnare queste operazioni – ha detto -, ma ribadisco che terremo la guardia alta e la nostra parte politica non abbasserà i riflettori su questa vicenda, finché con il pragmatismo e la celerità che occorrono non saranno riportati a casa i nostri connazionali – ha detto Faraone – vogliamo capire se è vero che ci sarebbe uno scambio di prigionieri tra i nostri 18 pescatori ed alcuni scafisti libici, trafficanti di esseri umani, che stanno scontando nelle nostre carceri la pena per i delitti atroci di cui si sono macchiati. Noi chiediamo uno sforzo ulteriore, perché le famiglie di queste persone nulla più hanno saputo dopo il sequestro nella notte tra il 1 e il 2 settembre e soprattutto le chiediamo un’azione forte per riportare a casa i pescatori di Mazara del Vallo”.

L’assessore regionale per la Pesca Mediterranea, Edy Bandiera, mercoledì sera si è recato a Mazara del Vallo per manifestare vicinanza ai familiari e agli armatori dei 18 marittimi: “è fondamentale mantenere alta l’attenzione sulla vicenda, per la quale siamo vigili e preoccupati dai primi istanti visto, peraltro, il silenzio assordante del governo nazionale al riguardo – ha detto l’assessore Bandiera -. Comprendiamo la delicatezza del caso e il riserbo che occorre, ma urge innanzitutto attivare canali, anche umanitari, per avere immediata contezza, anche visiva, delle condizioni di salute dei nostri marittimi in Libia. Questo hanno chiesto, a gran voce, madri, mogli, figli e padri dei pescatori mazaresi”.

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