Pil pro-capite, in Sicilia inchiodato a 16.254 euro. Meno della metà della Lombardia (35.732) - QdS

Pil pro-capite, in Sicilia inchiodato a 16.254 euro. Meno della metà della Lombardia (35.732)

Serena Giovanna Grasso

Pil pro-capite, in Sicilia inchiodato a 16.254 euro. Meno della metà della Lombardia (35.732)

sabato 03 Agosto 2019

Luca Bianchi (Svimez) conferma al Qds che la presunta attenzione del governo nazionale per il Mezzogiorno non c'è affatto: “Investimenti pubblici al Sud sotto la soglia del 34%, mentre per ridurre il divario infrastrutturale, occorrerebbe una politica specifica per il Mezzogiorno a cominciare dal rilancio industriale”. Ciò conferma le affermazioni del governatore Nello Musumeci secondo il quale il “Sud è assente dall'agenda del governo”. Facile dunque individuare i responsabili del fatto che, in termini di ricchezza prodotta, la Sicilia sia ai minimi termini

Il governo nazionale parla di un’attenzione particolare e costante per il Mezzogiorno: questa attenzione c’è, esiste o si ferma su un piano di pura enunciazione?
Lo abbiamo chiesto a Luca Bianchi, Direttore Svimez.
“Il dati del Rapporto di Confindunstria non fanno altro che confermare la distanza delle regioni del Mezzogiorno, in particolare la Sicilia, dai livelli di sviluppo delle altre aree europee ma devo dire che questo non è certamente imputabile soltanto ad una mancata attenzione da parte di questo governo. è piuttosto l’effetto di una debolezza della politica per il Mezzogiorno che ormai si potrae da tantissimi anni e che ha riguardato, possiamo dirlo, l’intera Seconda Repubblica. Una politica che ha negato in qualche modo il tema della coesione economica del Sud come un tema rilevante. Nel corso degli ultimi mesi non ha posto in essere una strategia credibile per il Mezzogiorno. I dati che, come Svimez, presenteremo nei prossimi giorni, confermano una distanza soprattutto sul tema degli investimenti pubblici: abbiamo ancora un livello di investimenti pubblici procapite al Sud che è al di sotto di quella soglia del 34% che rappresenta il livello di popolazione del Sud. Quindi, abbiamo un investimento procapite addirittura più basso di quello che si registra nelle altre aree del Paese quando invece la riduzione dei divari, soprattutto di quello infrastrutturale, richiederebbe una politica più specifica per il Mezzogiorno”.

La strada giusta verso la riduzione del gap Nord-Sud non è stata dunque ancora imboccata. Qual è la direzione giusta?
“Manca una strategia complessiva che valorizzi le potenzialità del Sud, pensiamo alla Sicilia che ha una dotazione di capitale produttivo naturale e soprattutto un capitale umano su cui si potrebbe costruire una strategia-Paese. Questo non è avvenuto negli ultimi anni e non avviene neanche adesso. La ricetta che come Svimez ribadiamo come determinante per ridurre la forbice Nord-Sud è quella del rilancio degli investimenti, a cominciare da quelli infrastrutturali.
Nei giorni scorsi abbiamo assistito al dibattito sul Tav. Noi crediamo che sia indispensabile piuttosto procedere ad un forte di investimento sulle linee di Alta velocità che includano il Mezzogiorno. Penso ad esempio ai porti della Sicilia che hanno un potenziale di crescita enorme per tutto il nostro Paese per la loro proiezione nel Mediterraneo e che invece sono molto indeboliti a causa dell’assenza di collegamenti con il Centro-Nord. Secondo punto, chiediamo un piano di politica industriale che rilanci le tante aree industriali dismesse che sono presenti al Sud, come ad esempio l’area un tempo strategica di Termini Imerese. Aree che da troppo tempo giacciono senza alcun progetto credibile di ristrutturazione. Inevitabilmente, poi, la possibilità di ripresa del Pil procapite al Sud e in Sicilia passa attraverso una riqualificazione della qualità della spesa pubblica: penso all’occasione mancata dei fondi strutturali”.

Nello Musumeci
“Sud assente da agenda governo”

“Il Mezzogiorno è assente dal progetto e dall’agenda di questo governo, come lo è stato da quella dei precedenti. Non basta avere risorse finanziarie o comunitarie, serve un progetto che determini il raggiungimento di obiettivi. Quale ruolo deve avere la Sicilia e il Mezzogiorno nel contesto internazionale?”.
Lo ha detto ieri il Presidente della Regione siciliana Nello Musumeci. Un giudizio, il suo, che non si discosta da quello espresso al Quotidiano di Sicilia dal Direttore della Svimez, Luca Bianchi.

“È importante – ha continuato Musumeci – chiedere e ottenere un piano straordinario per il Mezzogiorno d’Italia con alcuni obiettivi precisi, con un cronoprogramma preciso, una regia affidata allo Stato per porre fine alla tentazione verso l’assistenzialismo e clientelismo”.

Ricchezza prodotta: in Sicilia ai minimi termini

PALERMO – Nel 2017 il Prodotto interno lordo procapite siciliano ha superato di poco i 16 mila euro (precisamente si parla di 16.254 euro).
Secondo i dati contenuti all’interno del rapporto Check-Up Mezzogiorno, pubblicato lo scorso 17 luglio da Confindustria e Srm (Studi e ricerche per il Mezzogiorno), il dato siciliano si colloca ben al di sotto di quello medio meridionale (17.320 euro ad abitante) e rappresenta il secondo dato più contenuto in Italia. Un Pil più basso lo troviamo solo in Calabria (15.934 euro per cittadino).

Purtroppo, come sempre, ci contraddistinguiamo in negativo: l’indicatore, che misura il valore aggregato di tutti i beni e i servizi finali prodotti nella nostra regione, escludendo i beni e servizi prodotti dalle imprese, dai lavoratori e da altri operatori regionali all’estero, appare in profonda sofferenza. Basti pensare che il Pil siciliano ammonta a meno della metà di quello procapite lombardo (35.732 euro).

Il valore maggiormente elevato in assoluto si osserva nel Trentino Alto Adige (36.638 euro a testa). A seguire troviamo Emilia Romagna (33.041 euro per cittadino) e Valle d’Aosta (32.961 euro). Mentre, valori più contenuti rispetto alla media delle regioni centro-settentrionali (31.495 euro) si registrano in Piemonte (28.378 euro) e Liguria (29.817 euro). In generale, in tutte le regioni settentrionali è possibile rilevare un Prodotto interno lordo abbastanza alto, in ogni caso superiore rispetto alla media procapite nazionale (26.646 euro).

Situazione opposta si evince dalla lettura dei dati sul Prodotto interno lordo nelle otto regioni meridionali, sempre abbondantemente al di sotto della media italiana. Ad esempio, l’Abruzzo, la regione con il Pil più alto per il Mezzogiorno (22.809 euro), si distanzia di circa quattromila euro dalla media nazionale. Supera i dieci mila euro la distanza tra il Pil medio italiano e quello siciliano e calabrese. Oltre che in Abruzzo, valori superiori alla media meridionale si osservano anche in Basilicata (19.478 euro) e Molise (18.199 euro).

Il quadro si offusca maggiormente nel momento in cui effettuiamo il confronto con il contesto europeo. Infatti, il Pil procapite siciliano è oltre 11.500 euro inferiore rispetto a quello medio europeo, meno della metà di quello svedese (33.585 euro), meno di un terzo di quello irlandese (50.239 euro) e meno di un quarto di quello rilevato nel Lussemburgo (70.223 euro).

A livello europeo ci collochiamo addirittura al di sotto di Romania (17.764 euro procapite) e Croazia (17.486 euro ad abitante), Paesi che si piazzano rispettivamente al ventiseiesimo e ventisettesimo posto in Europa (ovvero, terzultimi e penultimi). Facciamo appena meglio dell’ultima Bulgaria (13.878 euro a testa).

Tutto ciò mentre regioni come Lombardia e Trentino Alto Adige fanno meglio rispetto ai Paesi Bassi e Danimarca (35.528 euro, entrambe le nazioni si piazzano terze nella classifica europea) e Austria (35.250 euro, quarta in Europa). Dunque, possiamo affermare che le due regioni si collocano a cavallo tra il secondo ed il terzo posto in Europa.

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