Quando si è privi di idee si rispolverano i nemici del passato - QdS

Quando si è privi di idee si rispolverano i nemici del passato

Quando si è privi di idee si rispolverano i nemici del passato

giovedì 29 Maggio 2025

L’antifascismo retorico non basta: serve partecipazione civile

“Basta chiedere abiure e pentimenti. Rischiamo che l’antifascismo diventi una foglia di fico per coprire la mancanza di proposte politiche sull’oggi. L’antifascismo non è un programma politico”. Questa coraggiosa considerazione non è mia, ma di un autorevole esponente della sinistra italiana, Massimo Cacciari, che l’ha pubblicata sul quotidiano La Stampa di qualche mese addietro. Essa rappresenta l’esatta immagine di un modello di azione politica incapace di uscire dalle figure storiche o retoriche, appartenenti ad altre fasi della vita del Paese, per proiettarsi concretamente nella società reale, con ipotesi di soluzioni idonee a risolverne i problemi.

Ci sono questioni che gli italiani hanno già acquisito e alle quali, fortunatamente, non vogliono assolutamente rinunciare, senza che nessuno abbia bisogno di dovergliele strumentalmente ricordare. I diritti civili, le libertà, la lotta contro qualsiasi forma di violenza privata e di stato e contro l’arroganza del potere, insieme a tanto altro, costituiscono argomenti assodati e conclamati, che però, da soli, non risolvono né i problemi del lavoro, né quelli della carenza delle infrastrutture e dei trasporti, né quelli dell’energia, dei rifiuti, della tutela ambientale, e neanche quelli della sanità, della giustizia o della scuola, ecc…

Quello che serve è partecipare alla vita civile

Al fine di trovare soluzioni adeguate e logiche per simili argomenti, l’antifascismo retorico non basta, come non basta neppure cantare “Bella ciao”, né sfilare pro o contro qualcosa o qualcuno e poi tornarsene a casa soddisfatti, credendo di aver fatto il proprio dovere. Quello che serve è partecipare alla vita civile e avere le idee chiare per qualcosa di serio e significativo. Combattere contro i morti serve solo a far credere a qualche nostalgico di avere ancora un qualche ruolo, mentre non ne ha più alcuno.

Giorgio Gaber lo diceva, oltre cinquant’anni addietro: “Un’idea, un concetto, un’idea finché resta un’idea è soltanto un’estrazione. Se potessi mangiare un’idea, avrei fatto la mia rivoluzione”. Prendersela contro il fascismo nell’era della globalizzazione e del liberalismo conclamato, scopiazzando o ribadendo in maniera ridondante i valori antifascisti, espressamente contenuti nella Costituzione, non serve assolutamente a nulla se non a ricordare la storia, poiché è come combattere contro le ombre, mentre bisognerebbe combattere per avere più luce. Semmai dovrebbe essere più utile smetterla di nascondere le nefandezze del comunismo stalinista e maoista, ma non per battersi contro altre ombre, uguali e contrarie alle prime, ma per azzerare un’epoca passata e ricominciare e parlare di presente e di futuro.

Certo, chi non ha idee le tenta tutte, sia a destra sia a sinistra. Ma chi non ha idee, né riesce a immaginarne alcuna, non merita di governare, poiché non saprebbe da dove cominciare. Anzi, chi non ha idee e si rifugia nelle ombre, prima o poi, consente ai cittadini di accorgersi che le ombre non servono né per mangiare, né per curarsi senza interminabili liste d’attesa, né per frequentare una scuola che sappia formare i cittadini di domani, garantendo a quelli di ieri una pensione dignitosa. La Nazione si governa con idee capaci di trasformarsi in provvedimenti, in politiche, in opere, insomma, in soluzioni adeguate al raggiungimento degli obiettivi che ci si è prefissi.

Perché i cittadini vanno dietro a chi insegue le ombre del passato

E i cittadini? Perché i cittadini vanno dietro a chi insegue le ombre del passato, al di là di quanto serva per evitare che si ripropongano? Lo fanno perché sono stanchi, ma anche perché sono pigri e vogliono che le decisioni le prendano altri, mentre per loro si ritagliano uno spazio di critica, per lo più improduttiva. Se non fosse così, invece di non andare a votare, perché “tanto sono tutti uguali”, parteciperebbero attivamente alla vita del Paese, tenterebbero di trovare rappresentanti adeguati e si attrezzerebbero per cambiarli, ove non si rivelassero sufficientemente idonei. C’è chi vorrebbe l’utopia al potere, purtroppo, così stando le cose, l’utopia non è neanche all’opposizione ed il buonsenso continua a nascondersi “per paura del senso comune”.

No, non ho deciso affatto di essere un inutile pessimista, sto soltanto analizzando la situazione, con l’auspicio che l’amarezza che traspare dalle mie parole possa servire a far rinascere in qualcuno la necessaria passione civile che è alla base di qualsiasi forma di cambiamento sociale. Un cambiamento che sia logico e soprattutto efficace.

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