Assicurazioni, come funzionano le polizze "Long term care" - QdS

Assicurazioni, come funzionano le polizze “Long term care”

Serena Grasso

Assicurazioni, come funzionano le polizze “Long term care”

giovedì 25 Giugno 2020

Offrono una rendita mensile in caso di malattia e perdita di autonomia. Possono essere temporanee o a vita intera. Occorre valutare la capacità di pagamento nel lungo termine o si rischia di perdere quanto versato

PALERMO – Polizze “Long term care”: forse tutti ne abbiamo sentito parlare, ma cosa sono? Sono davvero convenienti? La guida Altroconsumo ci aiuta a rispondere a queste domande.
Questa tipologia di polizze offre una rendita mensile o il pagamento di spese mediche o di assistenza a persone assicurate che hanno bisogno, a causa di una malattia o di un incidente, di essere aiutate continuamente da un’altra persona per compiere le normali azioni della vita quotidiana (ad esempio, mangiare, vestirsi, muoversi, lavarsi).

Le polizze Long term care possono essere temporanee o a vita intera: in particolare, nel primo caso il diritto alla rendita si ottiene soltanto nell’eventualità in cui la perdita di autosufficienza insorga durante il periodo di validità del contratto, mentre nel secondo caso il beneficio si ottiene al momento della perdita di autosufficienza, a prescindere da quando ciò si verifichi e per tutta la vita dell’assicurato. Il premio è versato periodicamente, di norma in soluzione mensile o annuale: nella Long term care il contraente è tenuto a versare i premi fino ad una certa età prestabilita, ma la rendita è prevista per tutta la durata della sua vita a partire dal verificarsi dello stato di non autosufficienza.

Prima di stipulare la polizza bisogna analizzare le condizioni contrattuali, le modalità operative e le garanzie offerte dal mercato assicurativo per scegliere la polizza più adeguata alle esigenze personali. Inoltre, è opportuno anche valutare le proprie entrate economiche e la loro continuità, per capire se si è in grado di pagare il premio assicurativo per un periodo di tempo anche di medio o lungo termine: infatti, bisogna considerare che se nel corso degli anni si decide di interrompere il versamento, non sarà possibile riscattare il premio già pagato (quest’ultima possibilità vale solo per alcune polizze appartenenti al ramo “vita”; in particolare, in questi casi si avrà diritto ad un ricalcolo sull’importo versato).

Dunque, tra gli indubbi lati positivi cui dà diritto questo tipo di assicurazione vi è la copertura dei costi legati ad un’assistenza erogata 24 ore al giorno, generalmente sovvenzionata solo in piccola parte dallo Stato o dagli altri enti territoriali, che di conseguenza viene pagata di tasca propria dalle famiglie in termini di tempo impiegato e di risorse economiche spese. Per fare due conti ogni anno le famiglie italiane spendono sette miliardi di euro in personale domestico che accudisca le persone con disabilità: una badante convivente costa all’incirca 1.300 euro al mese, ovvero 15.800 euro annui, a cui vanno aggiunti anche i costi di vitto e alloggio. In più, le polizze Long term care danno il diritto a ottenere la detrazione fiscale del 19% del premio versato.

Tra gli aspetti negativi, invece, bisogna segnalare la lentezza del riconoscimento della rendita: quando si verifica, bisogna segnalare la perdita dell’autosufficienza alla compagnia assicuratrice con una raccomandata a/r, alla quale va allegata tutta la documentazione medica necessaria. Bisogna poi sottoporsi agli eventuali accertamenti sanitari richiesti dall’assicurazione. Solo al termine della procedura, se viene riconosciuta la non autosufficienza, scatta finalmente la rendita.

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