Coltivavano pomodori coperti da brevetto, due condanne a Ragusa - QdS

Coltivavano pomodori coperti da brevetto, due condanne a Ragusa

Antonino Lo Re

Coltivavano pomodori coperti da brevetto, due condanne a Ragusa

mercoledì 09 Febbraio 2022

Otto mesi di reclusione, 20 mila euro di multa, 80 mila euro di pagamento danni, 20 mila euro di pagamento per le spese processuali, per avere riprodotto abusivamente piante di pomodoro coperte da brevetto

Otto mesi di reclusione, 20 mila euro di multa, 80 mila euro di pagamento danni, 20 mila euro di pagamento per le spese processuali, per avere riprodotto abusivamente piante di pomodoro coperte da brevetto. Il Tribunale di Ragusa ha condannato G.S. e B.B, titolari di due aziende agricole e vivaistiche della provincia di Ragusa per aver riprodotto senza alcuna autorizzazione una varietà di pomodoro protetta da brevetto vegetale comunitario. Si tratta della seconda sentenza di questo tipo in Sicilia. Il processo è nato da una denuncia presentata dall’Aib (Anti-Infringement Bureau for Intellectual Property Rights in Plant Material), un’associazione internazionale di diritto belga che ha come obiettivo la lotta alla contraffazione e più in generale, alle pratiche illegali nel settore delle sementi ortive.

La sentenza

La sentenza di primo grado è stata pronunciata lo scorso 28 gennaio 2022 per i reati di cui all’articolo 81 e 517 ter del codice penale che punisce la “fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale”. Aib e la società titolare del brevetto comunitario sono state assistite rispettivamente dagli avvocati Nicola Novaro del foro di Imperia e dall’avvocato Rossella Pola del foro di Torino.
“Siamo molto soddisfatti della sentenza che è la seconda del genere in Italia. Questa condanna dimostra la dedizione delle autorità italiane a perseguire questi gravi reati”, dice Liam Gimon, amministratore delegato di Aib. La recente sentenza, si legge in una nota, conferma l’orientamento giurisprudenziale del Tribunale di Ragusa contro le condotte illegali poste in essere da operatori del settore mediante l’utilizzo e impiego di tecniche di riproduzione illecite come il taleaggio e/o lo “stub”. Le aziende sementiere investono ogni anno in media tra il 20/25% del loro fatturato per la creazione e l’innovazione varietale al fine di introdurre sul mercato cultivar sempre più performanti e resistenti per il fabbisogno dei produttori.

“Sentenza che garantisce parità di condizioni”

È di fondamentale importanza per la sostenibilità dell’intero comparto orticolo, sottolinea la nota, che lo sviluppo e la crescita innovativa non perda importanti profitti a causa dell’utilizzo illegale di materiale coperto da brevetto. E’ pertanto necessario, consentire agli innovatori sementieri di ottenere un adeguato profitto per l’impegno e la dedizione sempre al servizio e per il beneficio dei produttori e dei consumatori.

Inoltre, questa sentenza è importante perché garantisce parità di condizioni nel settore orticolo colpendo condotte sleali ed anti-concorrenziali. Infine, non bisogna mai dimenticare che la riproduzione illegale di varietà vegetali può in alcuni casi facilitare la diffusione di pericolosissime virosi con gravissimi danni per l’intero comparto siciliano, conclude la nota.

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