La triste vicenda di Salvatore Sapienza raccontata al QdS dal figlio Antonino: l'uomo è morto al Pronto Soccorso a soli 67 anni
“Mio padre è stato lasciato morire da solo, abbandonato in una stanza del Pronto Soccorso”. Inizia così lo struggente racconto al Quotidiano di Sicilia di Antonino Sapienza, figlio di Salvatore Sapienza, scomparso lo scorso giovedì 30 gennaio 2025 all’Ospedale “Santissimo Salvatore” di Paternò. L’uomo, 67 anni, imbianchino di professione, era affetto da quasi un anno e mezzo da un cancro al polmone sinistro in stadio avanzato ed era sottoposto a trattamento chemioterapico somministrato tramite pillola. La mattina del 30 gennaio, tuttavia, la situazione è degenerata tragicamente fino al devastante epilogo.
Il racconto di Antonino Sapienza al QdS: “L’ambulanza è arrivata a casa nostra senza un medico a bordo”

“L’odissea inizia giovedì 30 gennaio – esordisce Antonino – quando l’infermiera ed il medico oncologo che seguiva mio padre si sono accorti, intorno alle 10 del mattino, di una probabile trombosi alla gamba sinistra. Ci è stato quindi indicato di chiamare subito il 118 e portarlo in ospedale. Mia madre ha effettuato immediatamente la chiamata ed è arrivata l’ambulanza. In quel momento, è accaduta la prima cosa che mi ha destato perplessità: il mezzo di soccorso è giunto a casa nostra senza alcun medico a bordo ma soltanto con gli operatori sanitari. Capite bene che, se ci fosse stato sin dal principio un dottore durante i primi soccorsi, magari la situazione sarebbe potuta andare diversamente. Gli Oss, avendo difficoltà a portar via mio padre da casa da soli, hanno a loro volta richiesto l’aiuto in centrale, la quale ha avvisato i Vigili del Fuoco. Arrivati i pompieri si è innescato un confronto, durato una ventina di minuti, poichè quest’ultimi sostenevano che bisognasse richiedere l’arrivo di una seconda ambulanza. Si è perso tanto, tanto, tempo: alle 11.30, in un modo o nell’altro, sono comunque riusciti a trasportare mio padre al Pronto Soccorso dell’ospedale più vicino, il “Santissimo Salvatore” di Paternò, dove ha avuto inizio definitivamente il calvario”.
“Mio padre è stato lasciato morire da solo per 2 ore al Pronto Soccorso”
Con il proseguo della testimonianza, la voce di Antonino si fa sempre più tremolante, connotata da un dolore impossibile da cancellare e che gli resterà scolpito dentro per il resto della sua esistenza. “Arrivato al Pronto soccorso, mio padre è rimasto per due ore su una barella chiuso all’interno di uno stanzino senza che nessuno lo visitasse. Noi, ogni 5-10 minuti, chiedevamo quale fosse la situazione di papà, cercando di fare capire al personale medico la gravità delle sue condizioni. La loro risposta, un’infinità di volte, è stata la seguente: ‘Sarà il prossimo ad entrare’. Siamo rimasti ore ad aspettare: quando siamo arrivati al triage vedevamo mio padre stare malissimo nel corridoio, senza essere soccorso o visitato. Quando abbiamo detto ai medici che avesse bisogno dell‘ossigeno per respirare, lo hanno spostato in una stanza: da quel momento, non l’abbiamo più visto. Resici conto che nessuno si stava occupando di lui, ho deciso di chiamare un’ambulanza privata per portarlo in un’altra struttura: a quel punto, ho preteso e sono riuscito ad entrare nella sua stanza. Dopo aver aperto la porta, in un primo momento ho pensato stesse dormendo: poi, però, dopo aver provato a scuoterlo e chiamarlo, mi sono accorto che era già morto. Era cianotico, freddo, rigido: purtroppo si capisce subito. Ho chiamato subito aiuto, hanno provato a rianimarlo ma non c’era più nulla da fare”.
“Non aveva neanche una flebo attaccata addosso”
Subito dopo la tragedia, la famiglia – con Antonino in testa – ha subito chiesto spiegazioni ai medici del “Santissimo Salvatore”, cercando di capire quello che fosse accaduto: “Quando ho trovato mio padre morto in stanza, era senza flebo attaccata, nè monitor collegati o il tubicino nel naso per respirare: totalmente abbandonato al suo destino. Uno dei medici mi ha risposto che noi fossimo già stati avvertiti da un collega che la situazione fosse gravissima e che, anche in presenza di una trombosi, l’ospedale era sprovvisto dei macchinari per effettuare tutti gli accertamenti. Bene, vi assicuro che questo dialogo non è mai esistito: eravamo noi a chiedere, centinaia di volte, come stesse papà. Mio padre è spirato intorno alle 14: dato quanto accaduto, ci siamo recati pochi minuti dopo dai carabinieri per sporgere denuncia con il nostro avvocato”.
“Chiediamo giustizia”
Dalla morte di Salvatore Sapienza sono trascorsi ormai più di 20 giorni. Il Pm, subito dopo la denuncia presentata dai familiari, ha disposto il sequestro della salma, con l’autopsia effettuata soltanto venerdì 14 febbraio ed il corpo restituito alla famiglia quest’oggi. La famiglia vuole sapere la verità e chiede giustizia: “La sera stessa della nostra denuncia – conclude il figlio – il Pm ha fatto sequestrare il corpo di papà per effettuare l’autopsia. Autopsia avvenuta venerdì scorso: oggi è stata dissequestrata la salma e domani potremo finalmente organizzare il funerale. Il nostro intento, dunque, è quello di raccontare e far conoscere a tutti quello che è successo a mio padre, portato in Pronto Soccorso un’ora e mezza dopo la chiamata al 118 e poi dimenticato in una stanza d’ospedale per più di due ore sino alla sua morte”.
L’Asp di Catania non commenta
Raccolta la testimonianza di Antonino Sapienza, la nostra redazione ha contattato l’Asp di Catania per chiedere lumi sulla vicenda. L’Azienda Sanitaria Provinciale etnea, considerando l’indagine in corso, ha però deciso per il momento di non commentare.
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