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Papa Leone XIV, “uomo di centro” dagli USA. E ora, che succede con Trump? Ecco cosa si sa

Papa Leone XIV, “uomo di centro” dagli USA. E ora, che succede con Trump? Ecco cosa si sa
Papa Leone XIV – Prevost e Donald Trump – Adnkronos

Sui social via alle associazioni tra l’elezione del nuovo pontefice – il primo della storia proveniente dagli USA – e uno dei personaggi politici più controversi del momento, Donald Trump.

C’è chi ha perfino detto che è stato Trump – giunto a Roma per i funerali di papa Francesco – a farlo eleggere. E c’è chi ha inventato slogan umoristici della serie “Make Vatican Great Again” collegando il nuovo pontefice al tycoon presidente degli USA. Ma tra teorie del complotto, giochi con l’intelligenza artificiale e supposizioni, qual è il vero rapporto da Robert Prevost – da oggi papa Leone XIV – e il presidente statunitense Donald Trump?

Il rapporto tra il cardinale Robert Francis Prevost, ora papa Leone XIV, e i conservatori cattolici americani è complesso e sfumato. Tanti dettagli sul nuovo pontefice, il suo passato e le sue posizioni fanno desistere dall’intento di considerare Prevost un rappresentante diretto del mondo conservatore statunitense; tuttavia, la sua posizione appare più da moderato che da “rivoluzionario”.

Papa Prevost “un uomo di centro”

Prevost non può considerarsi un diretto rappresentante delle politiche di Trump o dei conservatori statunitensi. Le sue posizioni – vicine a quelle del predecessore Francesco – su pace, ecologia e migranti non permettono un’aderenza perfetta alle politiche trumpiane. D’altro canto, però, quella del nuovo papa sembra una scelta che punta alla moderazione e meno sulla “rivoluzione” della Chiesa. La posizione di Prevost è stata descritta come quella di un moderato, capace di tenere insieme sensibilità diverse nella Chiesa. Padre Michele Falcone, suo confratello agostiniano, lo descrive infatti come “un dignitoso uomo di centro“.

Altro dettaglio importante: papa Prevost è nato a Chicago ma ha origini spagnole, francesi e italiane. E la sua carriera ecclesiastica si è svolta per lo più al di fuori degli USA, per esempio in Perù. La sua esperienza, di fatto, lo allontana dall’ala ultraconservatrice del clero statunitense vicina a Trump.

Papa Prevost e il rapporto con Trump e i conservatori

I conservatori cattolici americani – come il cardinale Raymond Burke e l’arcivescovo Joseph Strickland (rimosso da Francesco) – hanno criticato negli anni molte riforme di papa Francesco. Prevost, pur nominato da Francesco e parte della sua squadra, è stato visto con meno sospetto di altri collaboratori del papa argentino. Questo per via del suo stile sobrio, della sua attenzione alla dottrina e del suo rispetto per la liturgia tradizionale, anche se non si è mai schierato con l’ala reazionaria.

Dal punto di vista dottrinale, però, Prevost ha mostrato una certa rigidità su temi sensibili, come l’apertura alla comunità LGBT e l’introduzione dei corsi sul genere nelle scuole. Una posizione che ben si sposa – sotto certi aspetti – con l’ala conservatrice statunitense.

Come prefetto del Dicastero per i Vescovi, Prevost ha avuto un ruolo chiave nella selezione di nuovi vescovi, anche negli Stati Uniti. Ha continuato la linea di papa Francesco nella scelta di pastori più attenti alla cura delle persone che non alla battaglia politica. Tuttavia, la sua discrezione e la sua formazione agostiniana lo hanno reso un interlocutore più accettabile anche per gli ambienti conservatori.

Qual è il rapporto di Trump con papa Prevost? La reazione dopo l’elezione

E questo potrebbe non dispiacere molto a Trump, che – è importante specificarlo, date le voci curiose che corrono sui social – sembra non avere alcun legame diretto con il nuovo papa. In seguito all’elezione del pontefice, il tycoon ha commentato sui social: “Congratulazioni al cardinale Robert Francis Prevost, appena nominato Papa: è un grande onore sapere che è il primo Pontefice americano. Non vedo l’ora d’incontrare Papa Leone XIV. Sarà un momento molto significativo”.

“Avere un Papa americano è un grande onore. Quale onore più grande potrebbe esserci? Siamo un po’ sorpresi, ma molto felici”, ha detto poi Trump, parlando con i giornalisti. Anche il segretario di Stato americano Marco Rubio ha espresso soddisfazione per l’elezione di Prevost affermando che gli Stati Uniti si augurano di poter avviare un rapporto di collaborazione con il primo Pontefice americano, papa Leone XIV.

“Gli Stati Uniti non vedono l’ora di approfondire il nostro duraturo rapporto con la Santa Sede con il primo pontefice americano”, ha affermato Rubio, cattolico conservatore. “Questo è un momento di profondo significato per la Chiesa cattolica, che offre una rinnovata speranza e continuità nell’anno giubilare 2025 a oltre un miliardo di fedeli in tutto il mondo – ha detto Rubio -. Il papato comporta una responsabilità sacra e solenne. Jeanette e io siamo uniti nella preghiera per Sua Santità, affinché lo Spirito Santo possa impartire saggezza, forza e grazia mentre svolge il ruolo di pastore della Chiesa”.

Prima della fumata bianca, la foto con l’IA e le quotazioni

Soprattutto nelle ore precedenti all’attesa fumata bianca, Prevost era considerato tra i candidati più papabili proprio in quanto “figura di compromesso“, capace di porre una mediazione tra liberali e conservatori.

Nei giorni scorsi, il presidente avrebbe pubblicato sui profili social ufficiali della Casa Bianca una sua immagine generata con l’AI nei panni del nuovo papa. Questo, e non solo, aveva fatto pensare che i cardinali non avrebbero mai puntato su uno statunitense, anche in virtù del tipo di potere che in questo momento – agli occhi del mondo – Trump rappresenta. E invece, è stata una sorpresa per tutti. E potrebbe essere una sorpresa anche lo sviluppo dei rapporti tra Prevost e Trump.