“Il quadro indiziario conferma come Cosa nostra sia tutt’altro che sconfitta, il nostro scopo è continuare a tenerla in una situazione di difficoltà”: sono le parole del procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia durante la conferenza stampa seguita al maxi blitz che ha portato a 50 misure cautelari nel capoluogo regionale e che ha permesso di smantellare un fiorente traffico di droga e un giro di estorsioni gestito da gruppi ritenuti vicini ai mandamenti di Brancaccio e della Noce. Un’operazione che il procuratore ha definito un intervento “strategico” per disarticolare la mafia palermitana, che si insinua quotidianamente nella vita dei cittadini attraverso attività di spaccio, richieste di pizzo, estorsioni e giochi di potere.
“Le cose si fanno insieme”, dice anche, congratulandosi – come già fatto in mattinata dal sindaco Roberto Lagalla – con le forze dell’ordine per il brillante risultato investigativo e per le 50 misure cautelari eseguite e annunciando uno sforzo continuo per garantire il “monitoraggio delle attività criminali” e disarticolare l’organizzazione mafiosa che cerca di “riaccumulare ricchezza attraverso il mercato di stupefacenti” o le estorsioni.
Maxi blitz di Palermo, procuratore De Lucia: “Mafia tutt’altro che sconfitta”
Per De Lucia, la maxi operazione di oggi – frutto di quattro attività investigative su soggetti ritenuti vicini ai mandamenti di Brancaccio e della Noce – “dimostra che Cosa nostra è tutt’altro che sconfitta“. Al tempo stesso, però, è un’operazione significativa perché permette di “esercitare una pressione forte sul territorio per impedire all’organizzazione mafiosa di rafforzarsi e tornare ai tempi in cui era forte”. Di particolare importanza per la lotta alla mafia è stato il contributo di chi si oppone alla logica del potere mafioso sull’economia locale, simboleggiato dalla richiesta del pizzo: “Ci sono commercianti che pagano da intere generazioni. Pagavano i nonni, i padri e anche i figli. E i figli hanno difficoltò a spezzare questo rapporto. Ma per fortuna negli ultimi anni sono aumentate le denunce di estorsione. I boss si approcciano agli esercenti e vedono se sono sensibili o se calcolano il rischio della denuncia: quando si denuncia ci sono solo benefici, perché l’organizzazione si allontana. Purtroppo ci sono importanti pezzi del settore terziario che fa resistenza alla denuncia perché appunto legati da rapporti intergenerazionali. Quando questo rapporto si spezza l’organizzazione si indebolirà”.
La cultura antimafia
“Sappiamo bene che il numero delle estorsioni è sensibilmente superiore rispetto al numero delle denunce“, continua il procuratore De Lucia dopo il blitz antidroga e antimafia di stamattina a Palermo. “C’è poco da fare, i commercianti devono comprendere che non solo esistono forze di polizia responsabili e professionali che possono proteggerli ma soprattutto che esiste una legislazione di aiuto ai commercianti che denunciano e che possono essere utilizzate”, ha aggiunto.
Oltre alla resistenza di una parte dei commercianti alla denuncia delle richieste di pizzo, c’è un altro problema che il procuratore non dimentica di sottolineare a margine della conferenza stampa. Il peso della cultura mafiosa nella formazione dei giovani: “La mafia è attrattiva per i giovani, perché per un giovane spesso non ci sono alternative valide. E questo è un grossissimo problema”. “Al di là della repressione penale che noi possiamo esercitare il problema è offrire alternative serie di vita a una grande fetta di popolazione giovane di questa città”, ha aggiunto. Un messaggio vicino a quello del sindaco Lagalla, che in una nota dichiara: “Questa operazione dimostra ancora una volta quanto sia fondamentale il costante impegno delle istituzioni nella lotta alla mafia e a tutte le forme di illegalità che tentano di condizionare la vita economica e sociale della nostra città”.
I volti nuovi della mafia palermitana
La maxi operazione contro il mandamento della Noce a Palermo ha permesso di emettere 50 misure cautelare, ma anche di svelare le dinamiche complesse della riorganizzazione del gruppo a seguito di un “vuoto di potere” registrato dopo l’arresto di alcuni soggetti di spicco. Nello specifico, il blitz ha portato alla luce i nomi di volti nuovi ma anche di storiche figure di riferimento della “vecchia” Cosa nostra. Tra loro spiccherebbe un anziano boss, ritenuto “in grado di orientare alcune scelte importanti per il mandamento, in ragione della sua lunga militanza nell’associazione”.
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