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Proteggere le vittime di violenza

redazione

Proteggere le vittime di violenza

Lucio Di Mauro  |
giovedì 09 Febbraio 2023

Il medico legale nei pronto soccorso per riconoscere abusi, maltrattamenti e violenze

La presenza del medico legale nella società contemporanea s’interseca con molteplici elementi di rilievo quotidiano, anche sul fronte degli episodi di violenza o di omicidio che lo vedono, nel sentire comune, come protagonista in veste di consulente in ambito processuale.

A questo conosciuto aspetto del lavoro medico legale se ne aggiunge un altro determinante che si articola sul fronte ospedaliero. La medicina legale clinica, in questo senso, comprende, tra le altre, quelle attività specialistiche legate alla tutela del paziente in rapporto alle esigenze giuridiche che possono sorgere nei casi di presunto maltrattamento, di abuso, e più in generale di violenze o omicidio. Stare dalla parte dei più deboli e dei più fragili per agire tempestivamente e in maniera adeguata significa anche operare nei luoghi più idonei per poter svolgere questo compito che spesso si esercita nelle strutture di primo soccorso. Da qui, agendo con la dovuta cautela e lavorando con gli strumenti propri della nostra disciplina, è possibile riconoscere abusi, maltrattamenti e violenze ed eventualmente procedere con tempestività nella segnalazione all’autorità giudiziaria.

Su questi temi già da tempo, assieme alla professoressa Cristina Cattaneo, ordinaria di Medicina Legale all’Università di Milano, la Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni ha avviato un campagna di sensibilizzazione per accrescere la nostra presenza nelle strutture di primo soccorso. Come ha avuto modo di dichiarare la professoressa in occasione di una nota diffusa dalla Società Scientifica, se vogliamo “fare prevenzione e un detecting perfetto della violenza di genere, la medicina legale deve stare nelle sedi di primo soccorso: dobbiamo essere messi nelle condizioni di poter operare”.

Gli specialisti di medicina legale sono infatti indispensabili per valutare la natura della lesione, la modalità e la dinamica e qualificati per rilevare gli elementi di rilievo in maniera scientifica. Un’azione necessaria perché, ricorda la professoressa, “sappiamo che dal 50 al 70% i casi giudiziari per violenza domestica o violenza sessuale poi finiscono nel nulla perché c’è una mancanza di prove”. Si tratta di una presenza da consolidare, visto che esistono a livello nazionale delle realtà in cui la figura del medico legale è già incardinata nelle strutture di primo soccorso. Una presenza che fornisce dei risultati importanti perché, oltre all’individuazione degli episodi acuti, il lavoro dei nostri specialisti diventa fondamentale per poter intercettare la violenza perpetrata anche quando si manifesta in un ricovero per motivi differenti.

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