Da Racalmuto a Favara: professionisti dell'agricoltura chiedono risposte e aiuti di fronte a una crisi senza precedenti. Ecco le loro richieste.
Da Nord a Sud continuano le proteste degli agricoltori: nella mattinata dell’1 febbraio oltre 50 trattori provenienti da Racalmuto, Canicattì, Naro, Licata, Palma di Montechiaro e Favara (provincia di Agrigento) hanno sfilato dalla Statale 115 per arrivare alla rotonda Giunone lungo la Statale 640 dove si sono radunati.
È stata una protesta pacifica, e non si sono registrati disordini; il traffico è stato controllato dalla Polizia di Stato. Un cartellone con la scritta “Giù le mani dalle nostre terre” e un bara con dei fiori per segnare la morte degli agricoltori.
La protesta degli agricoltori di Agrigento
“Quello che vogliamo è avere cibo di alta qualità, capire come possiamo produrlo, a un prezzo accessibile a tutti, e che provenga dal nostro territorio. Rispetto al resto del mondo produciamo con standard più elevati, sia in termini di salute che di tutela dei consumatori”, dice uno degli agricoltori.
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Le proposte
Tra le richieste al Governo, l’abbattimento delle accise sui carburanti ad uso agricolo; la necessità di stilare con i rappresentanti istituzionali un’agenda comune dei provvedimenti da adottare; l’esigenza di evitare l’introduzione dell’Irpef sui terreni agricoli così come l’obbligo di assicurazione per i mezzi agricoli utilizzati unicamente all’interno delle proprietà private o delle aziende. Inoltre, agricoltori e allevatori ribadiscono l’esigenza di agevolazioni per la tutela delle aree più svantaggiate, così come quella di rinegoziare la Pac per adeguarla alle necessità delle aziende e garantire pagamenti sicuri.
“L’aumento del costo dei concimi, dei carburanti e di tutte le materie prime ci sta uccidendo e ci impedisce di continuare a lavorare senza indebitarci”, continua un altro agricoltore proveniente da Canicattì. “Dobbiamo garantire il lavoro ai nostri figli, l’agricoltura e l’allevamento un’opportunità di lavoro per tutti quei giovani a cui non è garantito un futuro nell’isola, e sono costretti ad abbandonare le campagne ed emigrare.”