Preselezione del Sostegno, continuano le polemiche per presunte irregolarità - QdS

Preselezione del Sostegno, continuano le polemiche per presunte irregolarità

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Preselezione del Sostegno, continuano le polemiche per presunte irregolarità

mercoledì 15 Maggio 2019

Lo scorso 15 e 16 aprile si sono svolti gli esami a Palermo, Catania e Messina. I sindacati in prima linea per tutelare gli interessi degli esclusi. Domande non pertinenti e difformità per il superamento del test

CATANIA – Non finiscono di placarsi le polemiche riguardanti le prove preselettive del TFA Sostegno, che si sono svolte a Palermo, Catania, Messina ed Enna lo scorso 15 e 16 Aprile.

Stando al racconto di numerosi candidati in diverse sedi sono state evidenziate delle irregolarità, che andavano dall’applicazione di regole troppo rigide o al contrario troppo permissive.

Le aule predisposte non erano abbastanza capienti e sufficienti a contenere tutti i candidati che sono stati poi ammassati in piccoli gruppetti e disposti l’uno accanto all’altro. Anche i contenuti della prova, secondo alcuni, non erano adeguati, con domande che si distaccavano molto da quelle che devono essere le reali competenze di un futuro insegnante di sostegno.

Polemiche sono nate anche per la difformità tra un ateneo e l’altro per quanto riguarda il superamento del test: per essere ammessi alla seconda prova non era prevista infatti una sufficienza e ha superato la prova il doppio dei candidati rispetto al numero previsto dal bando per singola università, più tutti coloro che hanno conseguito il risultato dell’ultimo degli ammessi. Quindi la situazione cambiava in base all’ateneo e al numero di posti disponibili.

I Sindacati da qualche giorno si sono messi in prima linea per tutelare parte degli esclusi, facendo leva sul fatto che per maggiore correttezza il Miur avrebbe dovuto creare un’unica graduatoria nazionale dei punteggi conseguiti.

Ma le polemiche in realtà erano iniziate anche prima del test, con l’indignazione prima di tutto per il numero posti disponibili. Se Catania metteva a disposizione 300 posti (50 per la scuola d’infanzia, 50 per la primaria, 100 per la secondaria di primo grado e 100 per la secondaria di secondo grado), Enna 290 (60 per la scuola d’infanzia, 100 per la primaria, 30 per la secondaria di primo grado e 100 per la secondaria di secondo grado) e Messina 461 (52 per la scuola d’infanzia, 208 per la primaria, 97 per la secondaria di primo grado e 104 per la secondaria di secondo grado) assurdo è il caso di Palermo. L’Università del capoluogo di Regione all’uscita del bando metteva a disposizione 440 posti distribuiti in 100 per la scuola d’infanzia e 340 per la primaria. Nessuno invece per la scuola secondaria di primo grado e quella di secondo grado. Ciò ha portato moltissimi aspiranti docenti della Sicilia Occidentale a fare un viaggio nella parte opposta dell’isola per sostenere il test.

Paradossale anche il discorso relativo ai costi, che vede gli iscritti di alcune regioni del sud più svantaggiati di quelli del nord. Il corso di sostegno della Sicilia, con una retta d 3.700 euro, è il secondo più caro d’Italia, battuto solo dalla Campania, più alto di appena 100 euro, mentre in Lombardia e Piemonte il prezzo oscilla tra i 100 e 200 €. Per partecipare alle preselettive inoltre tutti i candidati hanno dovuto sborsare una cifra che oscillava dai 150 ai 180 euro. Soldi a fondo perduto per tutti quelli che non sono riusciti a passare il test, ovvero la maggioranza.

Proprio per via dei costi molto elevati sono molti i candidati che hanno rinunciato già in partenza al test, facendo scoppiare la polemica sui criteri di uguaglianza che dovrebbe esserci nell’Università pubblica, che invece di fatto ha tagliato fuori chi economicamente non può affrontare queste spese.

Riguardo tutte queste criticità negli scorsi giorni abbiamo contattato il Miur per avere chiarimenti in merito, ma lo stesso non ha ritenuto di rilasciare dichiarazioni.

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