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La Pa non paga i debiti commerciali, imprese tra ritardi e richieste di liquidità

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La Pa non paga i debiti commerciali, imprese tra ritardi e richieste di liquidità

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sabato 25 Giugno 2022

La prolungata morosità delle amministrazioni pubbliche indebolisce la struttura finanziaria delle imprese e determina stati di insolvenza

Sono momenti difficili per le amministrazioni pubbliche siciliane (Regione, enti locali e loro enti e società strumentali, enti del servizio sanitario), che negli ultimi anni hanno accumulato non pochi ritardi al momento di onorare i propri debiti commerciali.

Secondo i dati contenuti in un report redatto dall’Osservatorio economico di Confartigianato Sicilia, la Regione avrebbe accumulato circa 100 milioni di debiti con le imprese soltanto nel quarto trimestre del 2021.

Anche le aziende sanitarie, i consorzi tra enti territoriali e gli organismi di natura pubblica creati per la gestione di servizi affidati alle imprese private (es. fornitura d’acqua) hanno cumulato consistenti ritardi ed ingenti debiti nei confronti del sistema produttivo.

Anche le imprese siciliane registrano una ingente mole di crediti fiscali, che si sono sinora rivelati di difficile monetizzazione a causa dei tempi lunghi di rimborso, dei consistenti ritardi nella compensazione con i debiti tributari e contributivi, e delle difficoltà di cessione al sistema bancario, che riesce ad assorbirne percentuali estremamente ridotte.

Rimborso IVA? In Italia servono 62,6 settimane

Secondo il rapporto Doing Business 2020 della Banca mondiale per ottenere un rimborso Iva in Italia servono 62,6 settimane, contro le 5,2 necessarie in Germania e le 6,2 in Francia. In una simile situazione il presidente di Sicindustria ha evidenziato il rischio “di ritrovarsi con i cassetti fiscali pieni e le casse vuote”.

La prolungata morosità delle amministrazioni pubbliche indebolisce la struttura finanziaria delle imprese e determina diffusi stati di insolvenza, che innescano ritardi a cascata nell’adempimento delle obbligazioni commerciali e si propagano rapidamente all’intero sistema economico e sociale, provocando riduzione dell’occupazione, aumento della povertà, contrazione dei consumi. Non a caso, peraltro, dall’indagine dell’European payment report di Intrum emergono consistenti ritardi di pagamento anche nelle transazioni commerciali tra privati: il 34% dei clienti corporate in Sicilia paga tra 51 e 75 giorni che rispetto a una media nazionale del 25%, mentre il 53% dei clienti consumer tra 21 e 30 giorni (media nazionale 42%).

Ciò, da una parte dimostra l’effetto slavina generato dai ritardi di pagamento della P.A., e dall’altro evidenzia la situazione di estrema difficoltà del sistema produttivo e commerciale siciliano. In questo contesto le imprese creditrici della p.a. si trovano in una situazione più difficile delle altre perché, oltre alla riduzione delle entrate e della liquidità prodotte dalla crisi, devono affrontare la difficoltà a recuperare le risorse investite e far fronte ai debiti contratti per acquistare i beni e finanziare i servizi forniti alle amministrazioni pubbliche.

Imprese chiamate a onorare gli obblighi

E le stesse imprese che non riescono a riscuotere i propri crediti devono, però, onorare puntualmente i propri obblighi vero la P.A., pagando puntualmente tasse e contributi, a pena di gravi conseguenze in termini di lievitazione delle somme dovute, azioni esecutive ecc. Senza considerare che l’inadempimento o il ritardo nel pagamento di tasse e contributi comporta l’esclusione dalle gare di appalto, a causa del cd Durc negativo (Documento di regolarità contributiva).

Questo genere di inconvenienti paradossali potrebbe essere agevolmente evitato attraverso il meccanismo della compensazione tra debiti fiscali e contributivi delle imprese e crediti nei confronti degli enti pubblici, che avrebbe potuto attenuare l’impatto della morosità delle amministrazioni consentendo alle imprese di sostituire l’incasso delle proprie fatture con un risparmio fiscale in relazione al pagamento dei debiti tributari. Tuttavia anche il funzionamento di questo meccanismo è condizionato all’efficienza delle pubbliche amministrazioni, che devono tempestivamente procedere al riconoscimento dei propri debiti verso le imprese da compensare, e così, di fatto anche questo strumento potenzialmente efficace non è riuscito a ridurre l’entità del problema a causa degli intoppi burocratici e dei limiti applicativi.

Agevolazioni per fornire liquidità ad attività produttive

Per attenuare simili criticità il governo nazionale e quello regionale hanno cercato di fornire liquidità alle attività produttive, per lo più attraverso agevolazioni per l’accesso al credito bancario. Tuttavia, si tratta pur sempre di liquidità derivante da indebitamento, mentre l’incasso dei crediti nei confronti degli enti pubblici consentirebbe alle imprese di beneficiare di risorse proprie, a costo zero. In altre parole, le aziende che hanno procurato beni e servizi alle pubbliche amministrazioni senza riceve i pagamenti dovuti, sono costrette a indebitarsi per ottenere le risorse necessarie a finanziare le proprie attività (ad esempio, pagare dipendenti e fornitori).

Invece, se riuscissero a incassare i crediti nei confronti degli enti pubblici, potrebbero disporre di risorse proprie, a costo zero. In ogni caso, appare paradossale che le amministrazioni pubbliche stanzino ingenti risorse per fornire liquidità alle imprese attraverso le banche, ma non paghino i propri debiti, ai quali potrebbero adempiere in larga misura con somme già stanziate o accantonate in bilancio. Le altre misure finanziarie adottate in questi mesi (sospensione di adempimenti, contributi, agevolazioni fiscali e contributive) possono compensare una parte dei costi aggiuntivi e della riduzione di entrate prodotte dagli effetti, diretti e indiretti, della pandemia, ma non retribuiscono gli oneri sostenuti dalle imprese per fornire beni e servizi alla Pa.

Nelle prossime ore su QdS.it seguiranno ulteriori approfondimenti per meglio analizzare la delicata situazione delle amministrazioni pubbliche siciliane.

Testi di Dario Immordino e Gabriele D’Amico

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