Che strada sta prendendo la transizione ecologica in Italia e, soprattutto, in Sicilia? Quali opportunità può creare per le imprese e il territorio regionale?
Si è svolta a Mondello oggi, 25 ottobre, il congresso scientifico internazionale sulla “Transizione Energetica, Ambientale e Digitale – E2DT”, organizzato da AIDIC, l’Associazione Italiana Di Ingegneria Chimica. Il tema è di particolare interesse per la Sicilia, anche alla luce dei negativi risultati ottenuti da tutti i capoluoghi siciliani nei recenti report di Legambiente sia nell’ambito specifico della gestione dei rifiuti sia in quello, più generale, dell’ecosistema urbano e, indirettamente, sul fronte della transizione ecologica.
Che strada sta prendendo la transizione ecologica in Italia e, soprattutto, in Sicilia? Quali opportunità può creare per le imprese e il territorio regionale? I progetti in essere possono diventare un modello esportabile in tutto il Paese? Sono queste le domande di partenza cui questo convegno di studi vuole cercare di dare una risposta. È più che mai evidente che la transizione energetico-ecologica sia oggi un tema non più secondario ma anzi trainante per lo sviluppo del Sistema Italia e della stessa Sicilia. Ciclo virtuoso dei rifiuti, pratiche di riuso, riciclo di materiale critici, sviluppo dei biocarburanti e utilizzo di fonti rinnovabili sono temi che, sempre di più, devono essere implementati e messi a sistema.
Il convegno a Mondello sulla transizione ecologica
L’evento, moderato dal giornalista Nino Amadore del “Sole 24 Ore”, è stato aperto da un messaggio di saluto e benvenuto del Presidente AIDIC, Ing. Giuseppe Ricci, che ha presentato i temi della giornata ed introdotto i vari relatori, rappresentanti dell’Università, delle Istituzioni e dell’Industria.
Commentando l’evento di Palermo, il Presidente AIDIC, Ing. Giuseppe Ricci, ha dichiarato che “per la mobilità sarebbe prudente puntare su fonti già oggi ampiamente disponibili su scala industriale ed economicamente competitive come la decarbonizzazione anche utilizzando i diversi vettori energetici disponibili e non limitarsi a elettricità e idrogeno, in particolare considerare attentamente l’utilizzo di combustibili derivati da rifiuti e da biomasse ottenute senza competere con le produzioni alimentari e senza deforestazione. L’utilizzo di tutte le tecnologie disponibili, senza posizioni ideologiche a priori, rappresenta secondo me il metodo migliore per realizzare la decarbonizzazione, garantendo la sicurezza energetica e allo stesso tempo il benessere economico e sociale del nostro paese”.
Ha dato il via ai lavori l’intervento di Calogero Burgio, direttore generale dell’Assessorato Energia della Regione Siciliana che ha dichiarato che “la Sicilia è considerata, da molti, la piattaforma europea nel mar Mediterraneo che sta, sempre più, assumendo un ruolo centrale proprio nel campo della transizione energetica, anche sulla base delle sue caratteristiche ambientali” e che “in Sicilia si può produrre e gestire energia in modo ottimale con il vantaggio di poter attrarre investitori che possono trovare, nel nostro territorio, la possibilità di investire con continuità e a lungo termine” anche grazie “alle agevolazioni rese disponibili ai potenziali investitori italiani e stranieri per la realizzazione di nuovi impianti e per le modifiche agli impianti esistenti in un’ottica di decarbonizzazione e sostenibilità”.
Francesco Arini, funzionario del servizio “Autorizzazioni impianti” dell’Assessorato Energia della Regione Siciliana ha puntalizzato che “da tecnico, vorrei proporre una riflessione importante, ossia che proprio in uno dei cicli di gestione più sensibili, quello che riguarda i rifiuti, si sono sviluppate soluzioni con un basso apporto di ricerca tecnologica e quindi senza l’utilizzo dei sofisticati mezzi che oggi sono disponibili” e, proposito del “piano rifiuti” regionale in progress e ai termovalorizzatori ha dichiarato che non possono essere sostituiti da altre tecnologie” e che “i problemi di città come Palermo e Catania, proprio per la grande quantità di rifiuti conferiti, potranno essere risolti solo con progetti tecnologicamente avanzati”.
È seguito poi l’intervento di Maurizio Cellura, professore ordinario della facoltà di Ingegneria dell’Università di Palermo e delegato del Rettore che ha evidenziato il diverso approccio alla professione dell’ingegnere che la transizione ecologica comporta dal punto di vista degli obiettivi e dell’etica e la necessità di conoscere i nuovi strumenti resi disponibili dalla digitalizzazione. Si tratta infatti della raccolta e gestione di una mole enorme di dati, ora facilmente disponibili sia per la ricerca che la progettazione, costruzione e gestione dei processi produttivi. La risposta a queste esigenze è attraverso l’interdisciplinarietà, ovvero la stretta collaborazione tra ingegneri e tecnici in generale di diverse discipline.
“Abbiamo bisogno di molte competenze ma, soprattutto, di uno sforzo corale di tutti gli attori del sistema nel quale ognuno deve fare la propria parte e proprio l’Università è in grado di fornire il supporto per una vera e propria interdisciplinarità. Quando si parla di Mediterraneo il nesso tra acqua ed energia è fondamentale e imprescindibile. La sfida è quella di riuscire a fare squadra, ossia creare un collettivizzazione del lavoro tra persone e competenze con approccio integrato a queste tematiche”.
È stata la volta, poi, dei rappresentanti delle varie aziende e società del settore che hanno messo sul tavolo le loro ricerche e sperimentazioni. Giacomo Rispoli, amministratore delegato di MyRechemical, la società del gruppo Maire Tecnimont dedicata allo sviluppo ed esecuzione dei progetti di utilizzo dei rifiuti solidi urbani, che ha descritto come i progetti “Waste to Chemicals” per la gestione dei rifiuti anche in Sicilia, potrebbero rappresentare “una valida soluzione alla produzione di idrogeno secondo le logiche dell’economia circolare, permettendo l’alimentazione di veicoli pesanti in alternativa all’elettrico che è vincolato al peso dei sistemi di batterie”.
Pier Polla, amministratore delegato della Masol Continental Biofuel, il più grande produttore di biodiesel in Europa, con stabilimenti in Italia e Spagna, ha poi parlato dell’esperienza italiana sui biocarburanti tracciando un breve excursus storico delle scelte legislative comunitarie e ha raccontato che “in questi anni molte cose sono cambiate e in particolare sono state emesse le direttive europee che richiedono la produzione di biocarburanti da prodotti di scarto, non in competizione con l’industria alimentare. L’utilizzo di materiali di scarto visti non più come rifiuto, ma come materia prima di un nuovo processo, rappresenta la realizzazione pratica importante del concetto di economia circolare e di “zero waste” nei processi produttivi” e che “in Europa, il livello medio di energia prodotta da fonti rinnovabili è di circa il 12,5%, percentuale che si riduce per l’area mediterranea ove spesso le strategie e gli obiettivi fissati dalla politica europea non corrispondono interventi coerenti a livello regionale e locale”.
Gli altri interventi
Un’altra esperienza pratica significativa in questo settore è stata quella Alfredo Mancini, titolare dell’Orim SpA, che ha affrontato il tema del riciclo dei materiali critici indicandola come “una scelta obbligata che rappresenta un’opportunità”. Anche in questo caso si tratta di una testimonianza basata su anni di esperienza personale, questa volta nel settore del recupero dei metalli preziosi dai rifiuti, come gli scarti dell’apparecchiature elettriche ed i catalizzatori esausti dell’industria della raffinazione. L’Ing. Mancini ha inoltre descritto come la transizione energetica, ed in particolare l’utilizzo di energie rinnovabili, impatterà sull’industria dei metalli, sia in termini di volumi di materiali già largamente utilizzati, come rame ed acciaio, sia di materiali speciali necessari per la realizzazione in particolare di batterie, come nickel e cadmio e che “proprio da queste considerazioni nasce la necessità di sviluppare nuove fonti di approvvigionamento di questi materiali, definiti critici dall’EU, e di definire nuovi processi sempre più efficienti di riciclo per recuperare il più possibile i materiali critici a fine vita da apparecchiature, macchine, componenti e simili”.
L’intervento dell’ing. Michele Viglianisi, Responsabile HSEQ Energy Evolution di Eni, si è basato sulle iniziative di ENI in Sicilia per la Transizione Energetica e ha quindi descritto le iniziative realizzate in corso nel sito di Gela ed i programmi per il futuro indicando come prioritario lo sviluppo per l’ottenimento di biocarburante al fine di “decarbonizzare uno dei settori in cui l’elettrico non può essere utilizzato, quello avio”. Ha inoltre specificato che “il polo di Gela, a seguito del progetto Argo-Cassiopea incrementerà la sua produzione annua” e che “proseguirà l’opera di risanamento ambientale già in essere anche con l’abbattimento delle vecchie ciminiere”.
Infine, Cosimo Gerardi, chief technology officer (CTO) di 3SUN Enel Green Power (EGP) ha presentato il progetto di espansione de “La Gigafactory 3SUN a Catania”, attualmente in fase di realizzazione. Ad aprile 2022 infatti EGP e la Commissione Europea hanno firmato un accordo di finanziamento agevolato per lo sviluppo del progetto TANGO (iTaliAN pv Giga factOry), il quale prevede la costruzione di un impianto di dimensioni industriali per la produzione di celle solari e moduli fotovoltaici innovativi, sostenibili e ad alte prestazioni presso la fabbrica 3SUN, operativa dal 2011. L’espansione comporterà “un aumento della capacità di produzione di 15 volte, fino ad arrivare a 3 GW all’anno dai precedenti 200 MW, facendo diventando la fabbrica del solare di Catania la più grande in Europa” e che “sarà privilegiato l’utilizzo di materie prime di provenienza europea per la produzione”. La fabbrica di Catania, al momento, ha creato “un indotto occupazionale locale 900 addetti diretti e oltre 1000 indiretti” e che “i moduli fotovoltaici prodotti a Catania sono non sono in linea con i concorrenti ma più efficienti, proprio dal punto di vista della produzione energetica, vantando un’efficienza di circa il 20% in più di quella dei concorrenti”. Inoltre, proprio da quest’anno, la “produzione non sarà più esclusivamente per Enel ma anche a disposizione del mercato”.