La democrazia è un insieme di regole tanto valido quanto rispettoso delle alterne vicende legate al consenso
Che vi devo dire? La democrazia, quando porta alla vittoria della parte politica alla quale siamo più vicini o nella quale militiamo, di solito, ci appare più bella di quella che porta alla vittoria della parte politica avversa. Sembra una frase estratta a caso dagli aforismi di Jacques de la Palice o dal prontuario delle battute esilaranti di Massimo Catalano, il famoso trombettista di “Quelli della notte” di Renzo Arbore. Purtroppo non è così, perché considerazioni come quella appena citata, espresse o tacite, sono le stesse che fanno tutti, sia pure da posizioni alterne, ma con la medesima superficialità logica.
Simili scontate affermazioni, invece, sorgono spontanee quando non si ha chiaro il concetto di democrazia, che non è per nulla un fatto computistico, bensì è un insieme di regole che diventano sistema nel momento in cui sono applicabili sia a chi vince, sia a chi perde. La democrazia, soprattutto quando la percentuale di votanti si abbassa pericolosamente sempre di più, magari sotto il peso della “stanchezza dell’opinione pubblica”, stabilisce che coloro i quali ottengono più voti hanno il diritto di governare, che rappresenta ciò che viene ricordato ad ogni piè sospinto dai vincitori. Tuttavia, la democrazia, che lo si voglia o no, è anche, anzi soprattutto, un metodo che stabilisce che coloro i quali vincono hanno pure il dovere di rispettare gli sconfitti, ai quali, sempre la democrazia, attribuisce funzioni di controllo e di proposta, in vista dei successivi calcoli computistici del voto. La democrazia è un insieme di regole tanto valido quanto rispettoso delle alterne vicende legate al consenso. Ma la democrazia, proprio perché costituisce un metodo e non è solo un fatto aritmetico, oltre che rispetto reciproco di maggioranza e opposizione è pure equilibrio e separazione dei poteri, non certo occupazione degli stessi. Il mancato rispetto di questo lato della democrazia travolge il senso del metodo democratico e lo allontana dai suoi nobili valori originali.
Insomma, una democrazia nella quale le parti, sia pure in contrasto tra loro sul piano ideale e programmatico, non si dovessero rispettare, in cui non vi sia separazione ed equilibrio dei poteri ed in cui si dovesse determinare l’occupazione delle istituzioni, non il loro governo, rischia di non essere democrazia. L’eventuale constatazione del crollo dei pilastri democratici, di solito, produce alcuni effetti: la partecipazione popolare, se c’è la consapevolezza dei fatti e la voglia di reagire; la fuga dal voto, se dovesse prevalere la sfiducia dell’elettorato. Personalmente credo che oggi, anche alla luce del forte aumento dell’astensionismo, siamo più vicini alla sfiducia e proprio in tal senso credo si debba aiutare la partecipazione civica e civile, riempiendola di significato. Questo non solo per dare corpo e sostenere il peso ed il ruolo degli elettori nelle decisioni degli eletti, ma anche perché, in caso di alternanza ci si troverebbe di fronte al medesimo metodo escludente. La democrazia non è né una giacca che viene tirata da una parte o dall’altra in base alle convenienze, né un concetto astratto, poiché ha munita di regole etiche, logiche e normative che possono essere rispettate o violate.
Un’ultima considerazione di carattere generale, che non può assolutamente essere elusa o sottovalutata, e invece spesso lo è. La democrazia assume dimensioni di ampiezza e di spessore, dunque di reale consistenza, se diventa un metodo attraverso il quale dare sostanziale concretezza a valori come la libertà, la responsabilità, la solidarietà, il merito, l’efficienza, la difesa della salute, la difesa dell’ambiente, la valorizzazione delle risorse delle quali si dispone, il miglioramento della qualità della vita di tutti, e tanto altro. Se la democrazia non dovesse servire a raggiungere simili obiettivi ed a risolvere i relativi problemi, ma solo a gestirne l’eventuale insorgenza, rappresenterebbe ben poca cosa. Forse è proprio questo che allontana gli elettori dal voto democratico.