Quei 30 secondi che ti cambiano la vita - QdS

Quei 30 secondi che ti cambiano la vita

Quei 30 secondi che ti cambiano la vita

Raffaella Tregua  |
martedì 17 Giugno 2025

Un abuso è un abuso anche quando la vittima non riesce a reagire immediatamente. E adesso anche la Cassazione ne dà conferma: ecco cosa ci insegna la storia di Barbara D'Astolto.

Quei 30 secondi possono cambiarti la vita? Quei 30 secondi in cui non reagisci quando un uomo ti bacia sul collo, ti infila le mani negli slip mentre tu sei lì concentrata a parlargli dei tuoi diritti, per chiedergli di sostenerti su un problema di lavoro… E lui invece ne approfitta. Ѐ colpevole di molestie e abuso? Ebbene, è uscita una sentenza storica della Cassazione, ieri, che lo ritiene colpevole. La sentenza in questione annulla la precedente doppia assoluzione del sindacalista della Cisl che all’aeroporto di Malpensa aveva molestato l’hostess Barbara D’Astolto, oggi insegnante, che rimase interdetta e bloccata per ben 30 secondi e reagì solo dopo.

“La sorpresa può essere tale da impedire alla vittima di reagire con tempestività”, perché non è importante il tempo di reazione quanto ovviamente – come è giusto che sia – l’abuso sessuale. Cade così fragorosamente l’ennesimo paravento di protezione di quel genere di uomini che finora ha creduto di restare immune da pena quando la vittima non è in grado reagire per lo stupore, la paura, lo shock e l’umiliazione. Proprio quell’umiliazione di essere ancora e ancora e ancora considerata un oggetto, una cosa senza anima, senza sogni né desideri.

Trenta secondi possono cambiare la vita, quel tempo senza fine durante l’umiliazione subìta per mano di qualcun altro può cambiare la vita. Questa verità adesso è stata sdoganata dalla sentenza della Cassazione. Ѐ il rifiuto del rapporto che conta, non il tempo in cui lo si esprime. Finalmente crolla anche quel dubbio assurdo e ridicolo di chi non ha mai dovuto difendersi da sguardi pesanti, battute fastidiose, mani che si allungano. Gesti non richiesti, non voluti, anzi.

Spesso quel tipo di uomo crede di essere irresistibile, crede che agire così nei confronti di una donna rientri nel suo potere patriarcale, in quel potere che ritiene sia nei suoi diritti atavici. Credenze fasulle, obsolete, basate sulla cultura delle tribù di millenni fa che non tiene conto dell’evoluzione dei sessi e dei generi, della capacità complessa e infinita della Donna di mediare, di tenere tutto insieme, di lasciare andare quando è il momento, di costruire, di pazientare, ma anche di reagire, di seguire la sua strada con determinazione, di essere libera e di scegliere. La tribù non esiste più. La Cassazione in qualche modo lo dice chiaramente e chiede che se ne prenda atto adesso.

Perché le donne forti e gli uomini deboli esistono; le prime attraggono per la loro forza, ma spaventano perché proprio quella forza può essere una minaccia all’ego maschile. Noi donne stiamo cambiando millenni di storia con la nostra forza e la nostra determinazione, a volte con la nostra stessa vita, lottando contro quella storia che ci voleva spose o streghe: spose dal padre al marito o streghe da mandare al rogo.

La libertà ha un prezzo sempre molto alto da pagare: siamo ancora incasellate in preconcetti e pregiudizi potenti in un mondo costruito dagli uomini per gli uomini, in cui è facile credere che per sentirsi migliori sia sufficiente far sentire mediocri e sminuire le donne che si hanno accanto, facendole dubitare di sé e delle proprie capacità; o anche credere che solo le donne deboli (e quindi, nella loro mente, colpevoli) vengano abusate. Una credenza falsa, come dimostra il fatto che le donne vittime di abusi e molestie quasi sempre si rialzano proprio grazie alla propria forza.

Uomini del genere non vanno giustificati o accettati; non bisogna consentir loro comportamenti maleducati, aggressivi, violenti, anche solo verbalmente. Sono loro quelli sbagliati, noi donne non dobbiamo sentirci in colpa perché di colpa non ne abbiamo nessuna. Anche gli uomini migliori hanno reazioni fuori luogo: a volte si sentono attaccati nei loro privilegi, a cui è difficile rinunciare a favore di quella parità ed equità che sono l’unica via possibile per una vera crescita culturale e relazionale, verso una società più evoluta e gentile.

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