Quel pasticciaccio brutto dell'Ospedale di Castelvetrano - QdS

Quel pasticciaccio brutto dell’Ospedale di Castelvetrano

Vito Manca

Quel pasticciaccio brutto dell’Ospedale di Castelvetrano

martedì 12 Ottobre 2021

La sfida del diritto alla salute nella Valle del Belice. Franco Messina, presidente del Comitato Civico Orgoglio Castelvetranese Belicino, scrive al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

CASTELVETRANO (TP) – La lettera comincia così: “Insigne Presidente, mio professore, caro Sergio”. Sì è proprio lui, Sergio Mattarella.
A scrivergli, l’avvocato Franco Messina, portavoce di un progetto: salvare l’Ospedale di Castelvetrano. La nota al Capo dello Stato è dello scorso mese di agosto. Ma la sfida è stata aperta nel 2018, quando al Quirinale è arrivato un libro bianco sulla struttura ospedaliera del Comune belicino. Messina, vicepresidente, ora presidente del Comitato Civico Orgoglio Castelvetranese Belicino, ha consegnato a Mattarella migliaia di certificati elettorali, indicandolo come “un atto simbolico”, di quella che viene definita “una battaglia contro i mulini al vento, alimentati dalla pervicace arroganza del potere regionale, che ha voluto favorire un territorio a discapito di un alro che nulla merita per avere dato i natali al latitante di mafia”.

La vicenda è complessa ed articolata. Una storia siciliana, fatta di rassicurazioni, d’incontri, di soluzioni che rimangono sulla carta, ma anche una storia a sé, che l’avvocato rimarca nella sua lettera e che rappresenta un filo rosso che ha condizionato e condiziona il territorio castelvetranese. Un filo rosso che fa pagare un prezzo altissima alla sua comunità.

Un prezzo che viene pagato per essere la città del superlatitante Matteo Messina Denaro. “È stata così completata – scrive l’avvocato – la cancellazione istituzionale dell’identità di un’intera comunità incolpevole, per colpa di un sol uomo che lo Stato non riesce a catturare, attribuendone la responsabilità a tutti i cittadini castelvetranesi e belicini”. Fa riferimento al Punto Nascite. La cronaca racconta di bambini nati in ambulanza o al Pronto Soccorso e di successivi trasferimenti all’Ospedale di Mazara del Vallo. La politica sanitaria dice invece che un concorso per pediatri dovrebbe ridefinire un nuovo assetto per fare sintesi tra norme e necessità. Messina parla chiaro al Presidente: “Castelvetrano, città cancellata, capitola a una morte civile immeritata e ingiustificabile, di cui gli avvoltoi dei territori vicini approfittano con i propri artigli per fagocitarne ogni risorsa, neppure ostacolati da un’amministrazione comunale imbelle che non riesce a reagire”.

Il Comitato Civico s’è fatto largo con fatica. Ed è stato anche accusato di fare troppe polemiche. Ma è andato comunque avanti.
In punta di diritto quando è stato necessario, ricorrendo contro l’approvazione dell’atto aziendale. Perché il caso del Punto Nascite è soltanto l’ultimo. Tracce di quel che serve all’Ospedale “Vittorio Emanuele II” si ritrovano in una risoluzione approvata in Commissione Salute all’Assemblea regionale siciliana. Documento quanto mai chiaro: unità operativa complessa per Chirurgia generale, Anestesia e Rianimazione, ripristino del Punto Nascite e confronto con il Ministero per i numeri del decreto Balduzzi, realizzazione di un polo di Cardiologia ed Emodinamica e mantenimento delle unità operative di Oncologia e Farmacia.
Risoluzione che tuttavia ha risolto poco. E politica che continua ad arrovellarsi sul caso e che finisce per passare allo scontro. Ecco cosa ripete, come un disco rotto, il segretario cittadino del Pd Pasquale Calamia: “La rete ospedaliera dell’ex assessore Baldo Gucciardi, stravolta da quello attuale, Ruggero Razza, prevedeva per il nostro Ospedale le seguenti strutture complesse: Medicina, Chirurgia, Ortopedia, Rianimazione, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria, Cardiologia, Oncologia, Pronto Soccorso. Ed anche cinque strutture semplici”.

Una sorta di linea Maginot che i democratici continuano a rivendicare. Il Comitato Civico ha partecipato al dibattito ma ha provato a rimanere a distanza dalle dispute tra schieramenti.
Ha deciso invece di agire, come lo scorso 30 aprile, formalizzando “un esposto alla Corte dei Conti di Palermo, lamentando il danno erariale delle scelte politico-regionali che hanno distrutto il nostro Ospedale”.

Una matassa sempre più aggrovigliata ed intricata, che si ferma anche di fronte alle questioni di forma, come le 9.000 firme raccolte per cambiare nome alla struttura ospedaliera. Da “Vittorio Emanuele II” ad Ospedale della Valle del Belice. Il governo regionale non s’è fatto convincere dalla richiesta e dalle firme. Vuole approfondire. Non ha deciso, alla ricerca delle ragioni storiche. Nel calderone, e non poteva essere altrimenti, è finito pure il tavolo istituzionale con i sindaci. Perché l’Ospedale rimane comunque un punto di riferimento della Valle. Non è dunque soltanto un problema di Castelvetrano. L’amarezza e la delusione del Comitato Civico stanno per superare il livello di guardia, forse l’hanno già superato. Sono ben presenti nella conclusione della lettera a Mattarella dell’avvocato Messina: “Il tuo ex alunno, il figlio del tuo scomparso amico personale e politico, l’avvocato penalista di cui conosci la storia professionale, la vittima di mafia per aver perso, ucciso negli anni ’50, il proprio nonno Notaio della Repubblica della riforma agraria, il tuo affezionato amico”. Il caso Castelvetrano rimane al Quirinale.

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