Quirinale o Viminale? - QdS

Quirinale o Viminale?

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Quirinale o Viminale?

Giovanni Pizzo  |
mercoledì 08 Marzo 2023

Non è sembrato conciliante o tentennante Mattarella, è stato chiaro e risoluto. Il commento di Giovanni Pizzo.

Di recente c’è stata la prima crasi del Governo Meloni. Mattarella, il Capo dello Stato, è stato chiaro. C’è un perché quelle famiglie afghane scappano e l’Italia deve aiutarli con atti concreti. Non è sembrato conciliante o tentennante Mattarella, è stato chiaro e risoluto. Lo spettacolo a cui ha assistito a Crotone, il dolore e lo sconcerto per l’inadeguatezza di fronte al dramma di richiedenti asilo morti a pochi metri dalla salvezza, lo hanno fatto parlare forte e chiaro.

Ci ricorda gli afghani che collaboravano con la missione Italiana a cui abbiamo già dato asilo. Ed ha parlato dei bambini che le madri buttavano in braccio per salvarli ai nostri militari. Non ha detto che erano genitori scriteriati , anzi ha detto che quelle famiglie hanno tutto il diritto di scappare, a qualunque costo, da luoghi impraticabili per la civiltà ed il diritto internazionale. Non sembra proprio il vangelo di Piantedosi, il questurino del Viminale. Sembra francamente l’opposto. La Meloni si trova in mezzo, sacrificare Piantedosi e la sua linea, difesa solo da Salvini, o sposare la linea Mattarella?

L’istinto, confermato dalle parole pronunciate dal cognato Lollobrigida, sarebbero per scaricare il questurino improvvido su temi e comunicazione, quando mai i prefetti parlano a braccio e per strada, ma questo è un bel problema.

Perché sacrificare Piantedosi significa entrare in crash con la Lega. Forse si è pentita di aver detto di no a Salvini al Viminale, è vero che al peggio non c’è fine, ma Il rimedio forse è stato peggiore del male.

Si finirà per chiedere aiuto a qualche Santo, Egidio probabilmente, per costruire dei corridoi umanitari che possano riaccreditare il governo di fronte a questa insipienza, oltre che ottusità, di Stato. I morti si potevano evitare se non si fosse rinunciato, fra decreti spezzatini, ad una catena di comando sul mare.

Oggi sui mari intorno all’Italia non comanda nessuno, altro che Ministero del Mare, che assomiglia agli aeroplani di cartone di mussoliniana memoria. La verità che sull’immigrazione prima o poi sia Schlein che Meloni, con accenti e sfumature diverse, arriveranno alle stesse conclusioni. Servono all’Europa per mantenere standard produttivi e di servizio. Per assurdo servono più a noi che abbiamo il maggio calo demografico mondiale. Solo che la Meloni addiverrà a queste scelte dopo una trattativa sugli accordi sul PNRR. Se ci consentite di variare il PNRR, una quota dello stesso verrà utilizzata sul fronte dei flussi migratori.

E l’Europa su questo dovrebbe svegliarsi e rinunciare ad un’unanimità che serve solo a chi non coglie e non fa cogliere. In questo in Sicilia siamo campioni del mondo. In un momento decisivo su questo fronte, noi addirittura cancelliamo l’ufficio speciale sui migranti, come se fossimo la Val d’Aosta e non la frontiera sud dell’Europa.

Migranti, guerra in Ucraina, fonti energetiche, clima, tutte le sfide di questo governo sono internazionali, finora la Meloni aveva avuto vita facile su sfide interne nel vuoto pneumatico di avversari scarsi. Oggi si deve confrontare con un mondo complesso, pieno di insidie e problemi grossi come alligatori sul fiume Gange. Non deve battere un grigio Letta o un narciso Conte.

Ma stare in mezzo tra Biden e Putin, non farsi schiacciare dal gigante Cinese e tenere a bada due enormi problemi interni come Berlusconi e Salvini, che mentre lei cerca di salire su un piedistallo gli scavano la fossa sotto. Le regionali, quella colla di potere che teneva insieme il centrodestra, sono finite e dopo la finanziaria si aprirà la corsa all’europee. Lì colla non ce n’è, si gioca con il proporzionale, ognuno per sé e Dio per tutti, e li usciranno fuori tutti i problemi della coalizione che ha portato la Meloni a palazzo Chigi.

Intanto la crasi è oggi, la crisi domani. Viminale o Quirinale?

Così è se vi pare.

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