Differenziata, senza le sue "Metropoli" la Sicilia sarebbe al 50% - QdS

Differenziata, senza le sue “Metropoli” la Sicilia sarebbe al 50%

Battiato Rosario

Differenziata, senza le sue “Metropoli” la Sicilia sarebbe al 50%

martedì 02 Giugno 2020

Nonostante la crescita, Palermo e Messina ancora sotto il 30%. Catania intorno a un misero 10%. Secondo i dati della Regione un Comune su tre è in regola con l’obiettivo Ue del 65%

PALERMO – Un Comune siciliano su tre è in linea con le richieste comunitarie in materia di raccolta differenziata, avendo raggiunto l’agognata quota del 65%. Resta tuttavia ancora da lavoro da fare, perché da una parte due comuni su tre non sono ancora in linea con le richieste europee, che peraltro avrebbero dovuto raggiungere entro il 2012, così come previsto dall’articolo 205 del testo unico ambientale (dlgs 152/2006), e dall’altra per l’assenza di una vera e propria filiera del riciclo – basti pensare anche che rappresenta l’unico modo di valorizzare una differenziata che altrimenti sarebbe del tutto inutile.

IL QUADRO GENERALE
A parte i 133 enti locali virtuosi dell’Isola, ce ne sono almeno altri 100 che, trovandosi ormai stabilmente sopra il 50%, si avviano a raggiungere gli obiettivi di legge. Un avanzamento che, nel corso del governo Musumeci, ha avuto una decisa accelerata, permettendo, mediamente, di toccare quota 40,19% come media generale della regione. Un risultato che tuttavia si mantiene in ritardo di oltre venti punti percentuali da quel 65% che costituisce il target da raggiungere e che resta in ogni caso anche distante dalla media nazionale (poco meno del 60% nel 2018).

COMUNI VIRTUOSI
C’è una pattuglia di comuni virtuosi a guidare la rimonta siciliana della percentuale di raccolta differenziata, dopo anni di oscurità e di imbarazzi. Nel corso del 2017 erano appena 31 gli enti locali che avevano superato il 65% di raccolta differenziata, nel 2018 sono saliti a 79, nel 2019 sono diventati, appunto, più di 130 (133).

COMUNI IN RITARDO
Al di sotto del 30% ci sono ancora una quarantina di comuni ed è un bel problema perché in questo insieme ci sono le tre città metropolitane. Messina, che risulta essere la migliore delle tre, ha chiuso il 2019 a 23,2%, anche se incoraggiano i dati registrati nel 2020 con una media pari al 30%; Palermo ha superato il 20% soltanto nell’ultima parte dello scorso anno mentre Catania, la peggiore, è ancora congelata all’11,6%, in attesa della riproposizione della gara che dovrà necessariamente far rinascere la città etnea su questo versante. Il ritardo delle tre grandi città pesa come un macigno, considerando che col loro 18% di media abbassano il dato isolano, trascinandolo dal 50 al 40%.

COMUNI RICICLONI
A guidare la classifica delle province più virtuose è Ragusa che sfiora il 60% di media annua (59,6%). A seguire ci sono Trapani, al 57,4%, e poi Agrigento al 52,4%. Sul podio dei comuni più ricicloni ci sono Longi, in provincia di Messina, seguito dagli agrigentini Villafranca Sicula e Calamonaci.

LAVORO IN TANDEM
Secondo l’assessore Alberto Pierobon, Regioni e Comuni “continuano a lavorare in sinergia e in un clima di grande collaborazione” ed proprio questo “il momento di intensificare gli sforzi per accompagnare questa crescita progressiva e costante della differenziata, con una pianificazione attenta alle esigenze dei territori”.

Per il futuro ha chiesto “alle Srr di relazionare ogni quindici giorni su eventuali criticità e problemi riscontrati nell’attività di controllo e programmazione, per consentirci di intervenire subito ed evitare inceppi e rallentamenti”.

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