L'intelligenza artificiale, infatti, ha permesso di restituire la voce ad una donna con una grave paralisi a seguito di un ictus subito quasi 20 anni fa.
Un vero e proprio miracolo della tecnologia.
L’intelligenza artificiale, infatti, ha permesso di restituire la voce ad una donna con una grave paralisi a seguito di un ictus subito quasi 20 anni fa.
La nuova interfaccia cervello-computer (Bci), sviluppata dai ricercatori dell’Università della Calfiornia a San Francisco e Berkeley, ha permesso alla donna di tornare a parlare mediante un avatar digitale.
È la prima volta al mondo che il linguaggio e le espressioni facciali vengono tradotti a partire da segnali cerebrali.
La storia di Ann Johnson
Quasi 20 anni fa Ann Johnson, che all’epoca aveva 30 anni, è stata colta da un ictus che l’ha lasciata paralizzata e le ha tolto la capacità di parlare. Ora, grazie all’innovativo marchingegno, la sua attività cerebrale viene tradotta in parole pronunciate da un avatar.
Come riporta il New York Times, la ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, dimostra che per la prima volta le parole pronunciate e le espressioni facciali sono state sintetizzate direttamente dai segnali cerebrali, e gli scienziati parlano di un notevole progresso nell’aiutare lei e altri pazienti a parlare di nuovo. Gli elettrodi – spiegano – hanno decodificato i suoi segnali cerebrali mentre lei cercava silenziosamente di pronunciare delle frasi. La tecnologia ha poi convertito tali segnali in linguaggio scritto e vocale e ha consentito a un avatar sullo schermo di un computer di pronunciare le parole e mostrare sorrisi e altre espressioni.
“Sono di nuovo una persona completa”
Johnson ha scelto personalmente l’avatar, optando per un volto che le somigliava, e i ricercatori hanno utilizzato il brindisi del suo matrimonio per sviluppare la voce. “Stiamo solo cercando di ripristinare chi sono le persone”, ha detto il capo del team Edward Chang, direttore di chirurgia neurologica presso l’Università della California, a San Francisco. “Mi ha fatto sentire di nuovo una persona completa”, ha scritto invece Johnson, che ora ha 48 anni. L’obiettivo degli scienziati è aiutare i soggetti che non possono parlare a causa di ictus o malattie come la paralisi cerebrale e la sclerosi laterale amiotrofica: per funzionare, l’impianto deve essere collegato tramite un cavo dalla testa a un computer, anche se gli esperti stanno sviluppando versioni wireless.