Referendum, Paxia (M5s), “Sì al taglio, i singoli parlamentari potranno dare più qualità al loro lavoro” - QdS

Referendum, Paxia (M5s), “Sì al taglio, i singoli parlamentari potranno dare più qualità al loro lavoro”

redazione

Referendum, Paxia (M5s), “Sì al taglio, i singoli parlamentari potranno dare più qualità al loro lavoro”

venerdì 18 Settembre 2020

La deputata Paxia al QdS: “Riforma coraggiosa: voto Sì al taglio dei parlamentari, solo così chi resta si sentirà più motivato e potrà dare maggiore qualità al lavoro svolto”. Il Popolo contro la “Casta”: l’opportunità di spezzare l’autoreferenzialità della politica

di Paola Giordano e Patrizia Penna

Siamo ormai alle battute finali nel dibattito relativo al referendum popolare confermativo sul taglio dei parlamentari. Domani dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15, i cittadini sono chiamati alle urne per rispondere al quesito: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari’, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?” e decidere con il loro voto se ridurre o no di un terzo i rappresentanti delle due Camere. Non sarà necessario raggiungere il quorum: sarà sufficiente anche un solo voto in più per il sì o il no.

Il Quotidiano di Sicilia, che da sempre denuncia e condanna sprechi e privilegi, si è apertamente schierato per il sì al taglio.
A Maria Laura Paxia, deputata catanese pentastellata, abbiamo chiesto tre ragioni per dire sì alla sforbiciata del 30 per cento dei parlamentari

On. Paxia, dica ai nostri lettori siciliani (e non) tre buoni motivi per votare sì.
“In ambito europeo deteniamo il primato del Paese con il numero più alto di parlamentari. In Italia, infatti, abbiamo un parlamentare ogni 64 mila abitanti. Molto diversa la situazione in Spagna, che registra un rappresentante ogni 76 mila, in Germania 1 ogni 117 mila ed il Regno Unito ogni 120 mila. Questa riforma ridurrà il numero dei parlamentari per oltre un terzo, da 945 a 600 in totale, permettendoci di allinearci così al resto d’Europa.
Poi?
“Inoltre, la riduzione del numero dei parlamentari sarà fondamentale per rendere le procedure più snelle e permetterà di avere un Parlamento che lavora meglio. Infatti, le assemblee più piccole, sono generalmente più efficienti ed i singoli parlamentari potranno incidere maggiormente sul lavoro e saranno più motivati ad una loro partecipazione attiva. Infine, il taglio del numero dei parlamentari porterà un notevole risparmio dei costi della politica, che rappresenta una delle battaglie storiche del MoVimento 5 Stelle. In particolare, le casse dello Stato risparmieranno 300 mila euro al giorno”.
Il taglio dei costi della politica è un tema ricorrente. Se n’è parlato spesso ma poi nulla di fatto.
“Il taglio dei parlamentari rappresenta una riforma coraggiosa della quale si parla da anni, ma nessuna forza politica è mai riuscita a portare a compimento. Sin dagli anni ‘80 e fino al Governo Renzi nel 2016, sono stati diversi tentativi di ridurre i rappresentanti in Parlamento. Adesso può essere, finalmente, la volta buona”.

Il Sì che “unisce” Cinquestelle, Partito democratico, Lega e FdI

“Il vaglio popolare per due volte ha rifiutato le riforme. In passato c’erano mega riforme costituzionali, questa volta si vota un Sì o un No per tagliare 345 parlamentari. Il Sì non è solo del M5S, il Sì unisce Pd, Lega, Fdi, tutti insieme lo abbiamo votato in Parlamento”. Lo ha ribadito Luigi Di Maio.

“Votando Sì – ha aggiunto – si inizia un processo per le riforme costituzionali. Oggi ho letto che Berlusconi dice di votare No, credo sia un no della vecchia politica che non vuole mollare le poltrone però se lui vota No è una ragione in più per votare Sì”.
“Noi abbiamo votato quattro volte favorevolmente alla legge sul taglio dei parlamentari – ammette Giorgia Meloni(Fdi) -, è una riforma chiesta e attesa dagli italiani anche se la norma fatta dai Cinque Stelle è imperfetta. Fratelli d’Italia è l’unico partito a non aver chiesto il referendum, perché la norma non richiedeva necessariamente il referendum, si poteva non fare e la norma sarebbe stata operativa lo stesso. Se è un voto di merito penso che il sì non avrà problemi, anche se sento che il no sta un po’ crescendo, ma penso che quello sia un pò un sentimento contro il Governo”.

La leader di Fratelli d’Italia, dunque, non esclude che il No al referendum si traduca in un No al Governo Conte: “Io non penso che quelli che chiedono il no lo facciano seriamente perché pensano che ci sia un problema di rappresentanza dei territori, ma il motivo per cui c’è una parte di classe politica che tende al no è perché c’è un’avversione verso questo Governo e quindi c’è un elettorato che al di là del merito del provvedimento, vorrebbe votare no per dare un segnale ancora più chiaro contro il Governo Conte”, conclude Meloni.

“Il mio – ha chiosato il segretario del Pd Nicola Zingaretti – è un Sì che ha tentato di accogliere le ragioni di chi era perplesso. Il Pd da sempre è per la riduzione dei parlamentari, riteneva giusto accompagnarla con modifiche regolamentari, ora il processo di riforma è ripartito. Sono 40 anni che se ne discute. Non credo sia in pericolo la democrazia”.

“Odio l’antipolitica – ha aggiunto – e non condivido chi dice che bisogna tagliare per un problema di costi, è una tema di funzionalità. Stiamo raccogliendo le firme per una proposta per superare il bicameralismo perfetto, è un limite che non aiuta le istituzioni a funzionare meglio”.

“Votiamo senza drammi, è vero che il referendum non è che risolva più di tanto, c’è bisogno di altro”, ha concluso.

Berlusconi: “Io contrario ma scorretto votare no per far cadere il Governo”

“La contrapposizione politica è il sale del confronto fra idee diverse ma abbiamo assistito in questi ultimi decenni a dibattiti tutti interni al mondo della politica e per nulla proiettati sulla società. Il Sì spezza l’autoreferenzialità della classe politica. L’ha già fatto in parte il sì unanime in Parlamento, ma spetta ai cittadini buttare definitivamente giù il muro”. Lo ha detto Giuseppe Brescia (M5S), presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera.
“Durante la campagna elettorale in tanti vivono in una bolla ascoltando solo persone che la pensano come loro. Questa campagna referendaria è invece un’occasione di ascolto senza filtri della società. Non mancheranno i nostalgici, ma bisogna lasciarseli alle spalle e guardare al futuro per siglare una pace vera tra cittadini e istituzioni”, ha aggiunto Brescia.

E tra i “nostralgici” c’è sicuramente il leader di Forza Italia, Silvio Berluscono che, dopo aver votato per la riforma insieme agli altri partiti, dopo aver ribadito che era tuttavia importante riconoscere a tutti la libertà di voto, ha infine bollato la riforma come una “restrizione degli spazi di democrazia, di rappresentanza e di libertà”
“Ribadisco le mie perplessità – ha dichiarato nel corso di un’intervista – un taglio dei parlamentari era nella nostra riforma del 2005, cancellata dalla sinistra. Ma quella era una riforma organica, completa”.

Sulla possibilità che la vittoria del ‘no’ possa far cadere il governo, aggiunge: “È possibile, ma francamente credo sarebbe scorretto sovrapporre il referendum a questioni di schieramento.Gli italiani devono sentirsi liberi di votare nel merito, a prescindere dagli effetti politici”.

Dibattiti, confronti, opionioni: adesso la parola ai cittadini

Ci siamo. In queste settimane abbiamo sentito tutto e il contrario di tutto. Dibattiti, confronti, opinioni. Adesso la parola passa ai cittadini che domani saranno finalmente chiamati ad esprimersi sul referendum relativo al taglio dei parlamentari.
Una “riforma coraggiosa” la definisce la deputata pentastellata Maria Laura Paxia, intervistata dal Quotidiano di Sicilia.

Ed in effetti il Movimento Cinquestelle ha fatto del referendum sul taglio dei parlamentari uno dei suoi cavalli di battaglia. Una sfida dal carattere fortemente simbolico che è stata “sposata” anche da altri partiti politici proprio in nome dell’obiettivo nobile che si pone, cioè quello di rendere le Istituzioni del nostro Paese meno costose ma soprattutto più snelle e più efficienti.

Nonostante il bombardamento mediatico a cui siamo stati sottoposti nelle ultime settimane il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan ha lamentato uno scarso coinvolgimento nel dibattito dei cittadini: “Ogni cittadino sa riflettere e sa scegliere nella propria autonomia – ha scritto la sindacalista in una nota – Noi abbiamo scelto ovviamente di non dare come sempre indicazioni di voto. Saranno le persone a saper decidere. Quello che mi spiace è che ho visto poco coinvolgimento nel dibattito dei cittadini e delle cittadine, privati del diritto della conoscenza di cosa si va a votare”.

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